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Alla (ri)scoperta di... La Maledizione di Monkey Island!

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Avatar di Michele Pintaudi

a cura di Michele Pintaudi

Editor

Pubblicato il 02/07/2018 alle 16:15

Un saluto a tutti i lettori e bentornati ad un nuovo episodio di "Alla (ri)scoperta di...", la rubrica dove noi di Tom's Hardware vi vogliamo raccontare di quei titoli che, per un motivo o per l'altro, non hanno avuto tutta la fortuna che forse meritavano.

Dopo una breve pausa dovuta ad un'incredibile edizione dell'E3 di Los Angeles e ad un'ultima puntata dedicata a Gothic, eccoci di ritorno per parlarvi di uno dei titoli più sottovalutati da una serie che, invece, ha riscosso successo in tutto il mondo.

Se siete stati videogiocatori negli anni '90 avrete di sicuro giocato almeno una volta a Monkey Island, forse l'avventura grafica più bella e completa mai realizzata. Completa perché, al netto degli anni che passano, risulta ancora molto divertente e attuale seppur con un comparto grafico che dimostra gli anni che ha. Nello specifico oggi vi vogliamo parlare del discusso e quantomai chiacchierato terzo capitolo: La Maledizione di Monkey Island.

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Un titolo che ha pagato qualche scelta azzardata di troppo e una genesi assai controversa ma che, rigiocato nel 2018, fa ancora una gran bella figura. Ma non perdiamoci in chiacchiere e diamo subito inizio al nostro viaggio, tornando indietro di ben 22 anni...

"Toh, una scimmia a tre teste!"

Se pensiamo ai videogiochi negli anni '90 non possiamo assolutamente evitare di parlare di LucasArts, una realtà che con le sue avventure grafiche - da Maniac Mansion a Grim Fandango, passando per The Dig - ha contribuito a regalare ore e ore di divertimento ai giocatori di tutto il mondo. Tra le diverse storie raccontate dalla software house californiana spicca quella di Guybrush Threepwood, iniziata nel 1990 con un eccezionale primo capitolo per poi proseguire l'anno dopo con un sequel anche migliore.

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Monkey Island 2: LeChuck's Revenge (1991)

Monkey Island è forse l'avventura grafica per antonomasia ma, nella produzione di un terzo capitolo che rispettasse le attese, ha dovuto fare i conti con l'abbandono della serie da parte dello storico creatore Ron Gilbert. A sostituirlo ci penseranno Jonathan Ackley e Larry Ahern, già al lavoro sul breve ma notevole Full Throttle (uscito nel 1995).

Come disse Tim Schafer: "Non siete chiamati a competere con i primi due Monkey Island. Siete chiamati a competere con il ricordo di essi.", sottolineando quanto questo terzo capitolo fosse carico di attese e come un passo falso fosse dietro l'angolo. Il gioco sarà presentato all'European Computer Trade Show nel settembre 1996, un anno prima di arrivare nei negozi di tutto il mondo.

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La Maledizione di Monkey Island ci catapulta nel 1687 dove troviamo il nostro eroe, il temibile pirata Guybrush Threepwood, perso nell'oceano navigando su una macchina da autoscontri. Sin da subito possiamo notare una caratteristica presa direttamente dai precedenti capitoli: una scrittura che ci porta una serie di battute sempre più irriverenti una dopo l'altra, rendendo la nostra avventura qualcosa di epico senza rinunciare a una buona dose di comicità.

Dopo aver sconfitto il perfido LeChuck e saccheggiata la stiva della nave, Guybrush regalerà un anello di fidanzamento alla bella Elaine ignorando che questo sia in realtà maledetto: una maledizione che la trasformerà immediatamente in una statua d'oro, con il nostro eroe che dovrà liberarla per poterla finalmente sposare.

Le differenze con i precedenti capitoli sono, a livello prettamente tecnico, due: l'introduzione del doppiaggio (che anche in italiano vi regalerà alcune perle indimenticabili) e il rinnovato comparto grafico con uno stile molto cartoonesco, che risulta una vera chicca anche per gli occhi.

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"Chiedimi ancora di Grim Fandango!"

Gli enigmi, componente fondamentale di ogni avventura grafica che si rispetti, sono molto variegati e ci permetteranno di incontrare alcuni personaggi davvero singolari. Dal giovane venditore di limonate e cannoni Kenny Falmouth (peraltro doppiato da Gary Coleman), alle mascotte della Fiera dei Dannati Cucciolone™ e Rattone™, fino all'esimio Fegato al Sangue con Rognone Bollito nello Stomaco dell'Animale McMutton (per gli amici Haggis, i suoi genitori a quanto pare volevano una femmina). Preparatevi, insomma, a ridere davvero di gusto.

A fare da sfondo a tutto questo troviamo un'ambientazione davvero molto curata e particolareggiata, ricca di oggetti con cui interagire e di sfide da scoprire. Non manca inoltre, come nei primi due capitoli della serie, la possibilità di finire il gioco in pochi secondi: provate ad avviarlo e a premere contemporaneamente CTRL e W...

Monkey Island 3? Pappapishu!

Alla luce di tutto questo sorge dunque la domanda: perché ve ne stiamo parlando in questa rubrica? La Maledizione di Monkey Island è un ottimo titolo, davvero. Ottimo che però non è sinonimo di perfetto, almeno secondo una buona parte degli appassionati storici delle avventure di Guybrush e compagnia bella.

In molti infatti hanno sin da subito storto il naso di fronte ad un nuovo capitolo che, in effetti, non è un sequel diretto del suo predecessore: Monkey Island 1 e LeChuck's Revenge erano direttamente collegati, mentre il terzo rappresenta l'inizio di un filo logico a sé stante.

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Oggetto di qualche critica furono anche il cambio di interfaccia e lo stile grafico non classico, ultima incarnazione dello storico motore SCUMM prima del passaggio al GrimE. Per problemi legati al budget alcune sequenze sono state ridotte compresa quella finale che, a onor del vero, risulta effettivamente un po' troppo sbrigativa.

Il grosso problema di Monkey Island 3 però è uno soltanto: l'aver dovuto raccogliere l'enorme eredità dei primi due episodi, talmente grande da mostrare tutto ciò che è venuto dopo come qualcosa di non all'altezza agli occhi dei più affezionati.

Qui è però necessaria l'apertura di una piccola parentesi. Oggi possiamo dire, con il senno di poi, che La Maledizione di Monkey Island ha pagato fin troppo l'eredità che si portava sulle spalle.

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Molti giocatori, invece di accettare e accogliere questo terzo capitolo, si sono lasciati condizionare da fattori esterni al gioco stesso mentre altri hanno visto di buon occhio l'idea di provare qualcosa di rinnovato: un dibattito che va avanti ancora oggi e che, con tutta probabilità, non vedrà mai d'accordo gli appassionati delle avventure LucasArts.

Se a tutto questo aggiungiamo che si tratta di uno degli atti finali nella storia delle avventure grafiche LucasArts - Fuga da Monkey Island, del 2000, segnerà la fine del percorso - e un progressivo cambio di target, otteniamo tutti gli ingredienti per quello che è a tutti gli effetti un successo a metà.

Il nostro consiglio, in ogni caso, è di dare una seconda possibilità a questo titolo: tra battaglie a suon di insulti e spasimanti direttamente dall'oltretomba, l'avventura del temibile pirata Guybrush Threepwood non vi deluderà affatto... Ne siamo certi! Vi lasciamo invitandovi a continuare a seguirci e soprattutto a raccontarci la vostra esperienza con Monkey Island 3.


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