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Assassin’s Creed: Valhalla, L’assedio di Parigi | Recensione

Assassin's Creed Valhalla, L'assedio di Parigi, chiude il primo anno di supporto e ci permette di vivere uno degli eventi più importanti della storia dei vichinghi

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a cura di Antonio Rodo

Pubblicato il 11/08/2021 alle 12:26 - Aggiornato il 23/08/2021 alle 09:26
Girovagando tra i menu di Assassin’s Creed Valhalla, subito dopo aver installato la seconda e ultima espansione per quest’anno, non abbiamo potuto fare a meno di notare quanto grande sia diventato questo titolo. Come ampiamente descritto nella nostra recensione, la sola avventura principale è già un’impresa titanica per molti, un impegno grande almeno quanto l’intera Inghilterra rappresentata all’interno del mondo di gioco. L’Ira dei Druidi, arrivata qualche mese fa, ha allargato ancor di più gli spazi percorribili e portato nuove storie; oggi, L’assedio di Parigi fa più o meno lo stesso, però bilanciando un po’ meglio quantità e qualità al fine di offrire agli utenti un’esperienza che non si ripeta dopo pochissimo tempo. Nemmeno a farlo a posta ve lo stiamo già anticipando, quest’espansione ci è piaciuta molto pur non essendo priva di sbavature importanti. Detto ciò, ascia alla mano e scudo alto perché ciò che abbiamo da raccontarvi quest’oggi non è banale.

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Tra inciampi e certezze

A livello puramente narrativo, quindi scrittura dei dialoghi e, in generale, tutto ciò che ruota attorno alla sceneggiatura del gioco, L'assedio di Parigi è inchiodato al suolo, mantenendo ritmi, scrittura e possibilità di scelta paragonabili a quanto sperimentato con l’avventura principale e lo scorso DLC. Crediamo sia abbastanza inutile e forse un po’ dannoso entrare nei meriti della vicenda; ci limiteremo a dirvi che, nei panni di Eivor, maschio o femmina che sia, sarete chiamati a proteggere i Regni d'Inghilterra da Carlo il Grosso e le sue armate, affrontando una campagna che non fatica a superare le otto ore. Tutto nella norma, quindi, un altro pezzettino di storia da portare avanti e pure con gusto, dal momento che abbiamo trovato la vicenda non priva di spunti interessanti, accompagnati peraltro da scelte morali alle volte pungenti. Ciò che proprio non riusciamo a mandare giù, ma già dalle sessioni review affrontate lo scorso novembre, sono le cutscene e le animazioni faciali e corporee dei personaggi. Momenti intensi come quelli che vivrete nel tentativo di fare breccia nelle mura Parigine, avrebbero meritato maggior cura, un’attenzione che manca da un po’ di tempo e che non vediamo l’ora di rivedere. Del resto, se ci pensate, Assassin’s Creed, pur non avendo mai fatto gridare al miracolo, è sempre stato sopra la media, sin dai tempi dei primissimi capitoli. Per questo non ci spieghiamo scene d’intermezzo così posticce, che peraltro vanno in contrasto con i bellissimi paesaggi e un comparto tecnico che, in generale, è sicuramente tra i migliori di questi primi mesi di next-gen, soprattutto considerando la natura cross-gen del progetto, che deve ancora preoccuparsi delle scorse PlayStation 4 e Xbox One.

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Alcuni di voi potrebbero pensare: ma lo scoprite adesso, dopo aver giocato per centinaia di ore? Certo che no! E non ci aspettavamo di certo un miglioramento in questa espansione, ma dinnanzi ad eventi così carichi di adrenalina e scenici, viene spontaneo chiedere di più e sperare in un miglioramento. Volendo allargare gli orizzonti, tra l'altro, parliamo di un problema che potrebbe pesare veramente tanto a Ubisoft, visto che anche il prossimo Far Cry 6 e lo scorso Watch Dogs Legion sono afflitti dal medesimo problema, esponendo il fianco alle critiche dei fan, i quali attaccano integralmente il comparto grafico del gioco, quando invece si tratta di un problema legato ai soli volti e alle sequenze d'intermezzo. In ogni caso, ritornando a quanto detto ad inizio paragrafo, la vicenda narrata funziona e se sarete in grado di soprassedere ai difetti citati, non farete alcuna fatica ad apprezzarla.

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Assassin’s Creed Unity, sei tu?

L’assedio di Parigi, in modo curioso e del tutto inaspettato, propone delle missioni che strizzano l’occhio al passato, in particolare al capitolo parigino, Assassin’s Creed: Unity. L’avanzamento sarà quindi un po’ più ragionato del previsto e accompagnato da un ventaglio di possibilità ampliato rispetto ai contenuti più classici. Tornano infatti le missioni sandbox all’interno delle quali scovare opportunità e tentare di uccidere la preda nel modo più brutale e teatrale possibile. In questi spazi, persino le meccaniche di mimetismo sociale trovano posto, rimaste troppo soppresse nell’avventura principale. Certo, non vi aspettate possibilità a là Hitman, solo un miglioramento percepibile in comparazione con i soliti contenuti di Valhalla e un avvicinamento a Unity, soprattutto al suo dimenticato ma per nulla dimenticabile DLC, Dead King's. Anche i ratti ritornano, che se ricordate facevano la loro comparsa nella Parigi sotterranea di ACU, ma in questo caso l’aggiunta è davvero marginale e, salvo due/tre occasioni, quasi accessoria.

L’avrete capito da soli: per quanto errata possa suonare questa affermazione, L’assedio di Parigi è un po’ più Assassin’s Creed di quanto non lo fosse la main quest, non solo per i ritorni ai vecchi trucchi, ma anche per una maggiore cura per il contesto attorno alle aree delle missioni e all’atmosfera, finalmente capaci di farvi sentire un pericoloso assassino nascosto nell’ombra. Non a caso, a differenza delle centinaia di ore trascorse in precedenza, abbiamo abusato maggiormente della modalità stealth, origliato e osservato sfoggiando il nostro mantello con tanto di cappuccio. 

Ciononostante, possenti vichinghi assetati di sangue, non temete: quando ci sarà da menare le mani, L’assedio di Parigi tornerà dalle parti di Valhalla, mettendovi per le mani un combat system poco raffinato e con diversi problemi legati alle collisioni e agli impatti con il nemico, ma non per questo motivo incapace di soddisfare, anzi.

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Ciao, Parigi

Il nuovo Regno Franco non offre moltissime attività, e in quanto a dimensioni risulta un po’ più piccolo dello scorso, introdotto con il DLC L’Ira dei Druidi. Oltre le circa dieci ore richieste per il completamento della storia principale, ad attendervi ci saranno le solite icone sparse sulla mappa, come sempre divise in ricchezza, manufatti e misteri. La differenza, questa stavolta, è che potrete trovarci anche dei ratti, i quali potrebbero obbligarvi a liberarvi prima di loro, per poi procedere come di consueto. Qualche attività introdotta appositamente per il DLC, però, in realtà c'è, e riguarda nello specifico l'ottenimento di nuove armature e rune, ottenibili completando semplici missioni di assassinio o recupero oggetti. In verità, c’è anche una quest tutta legata agli Occulti, ma lasciamo a voi il piacere della scoperta. 

Concludiamo spendendo qualche elogio sulle nuove sonorità e sulla caratterizzazione del Regno Franco, in linea con quanto fatto in passato e sempre piacevole alla vista.

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