Comprate i videogiochi in Turchia e in Argentina? Non fatelo, danneggiate tutti

Acquistare videogiochi in parti più povere del mondo sta mettendo a serio rischio tutti: non fatelo, se potete.

Avatar di Alessandro Adinolfi

a cura di Alessandro Adinolfi

L'occasione fa l'uomo ladro, anche nel mondo dei videogiochi. Prima era la pirateria, con le console modificate, che proliferavano spesso grazie a negozianti che si occupavano, in realtà, di vendere impianti stereo per le case o per le automobili. Successivamente è arrivato Steam, che su PC ha contribuito a smorzare il fenomeno, accompagnato in seguito dai siti di key, che rifornivano i giocatori dell'ultimo titolo del momento a prezzi bassissimi. E poca importanza su dove arrivasse quel codice da riscattare sul proprio computer: acquistati in blocco con carte di credito rubate? Oppure codici in realtà destinati a recensori ma rivenduti a buon mercato? Al giocatore comunque non importava, bisognava risparmiare. Poi quel fenomeno è finito (perché sì, ora il risparmio è nell'ordine di una decina di euro rispetto ai 20 o 30 del passato) e si è passati direttamente all'acquisto di prodotti in mercati più economici. Con buona pace dei poveri, che vengono presi in giro.

Nel corso delle ultime settimane, Steam ha rivisto i prezzi dei videogiochi in alcune zone del mondo, specialmente quelle più povere come la Turchia e l'Argentina. La revisione e il nuovo "tariffario" può essere adottato in piena autonomia da parte degli sviluppatori, ma dietro quella manovra c'è proprio l'istinto dell'essere umano del "rubare" o "risparmiare" a ogni costo. Già, perché come fatto notare dagli sviluppatori di Spiritfarer, la maggior parte delle copie sono state vendute in Turchia o Argentina, ma dai due paesi non gioca nessuno.

È un fenomeno decisamente vecchio, che sta però causando diversi problemi. In breve: con una semplice VPN si può accedere ad altre versioni di Steam o del Microsoft Store. A quel punto i prezzi dei videogiochi cambiano, proprio perché sono considerati paesi più poveri. E se un tripla A magari in Europa costa 59,99 Euro, si può risparmiare (senza nessun tipo di rischio, come key rubate che vengono successivamente bloccate) per esempio, una ventina di euro. Peccato però che tutto ciò danneggi gli sviluppatori, che si vedono senza i guadagni del "primo mercato" e con un'alta percentuale di copie comprate a basso prezzo da persone che non risiedono in Turchia o Argentina (o Russia). Il tutto considerando anche la percentuale del 30% richiesta da Steam, PlayStation o Xbox, che a quel punto riduce decisamente il profitto e mette a serio rischio la stabilità economica degli studi senza grandi publisher alle spalle. Per risolvere, il team di sviluppo di Spiritfarer ha deciso di aggiornare i prezzi in Turchia e Argentina, ovviamente a malincuore.

La soluzione? Non comprate i videogiochi utilizzando le VPN. Perché ci rimettiamo tutti, per davvero: ci rimettono gli sviluppatori, che avranno sempre meno denaro in cassa. Ci rimettono i giocatori turchi e argentini, che sono costretti a pagare ancora di più un videogioco e che probabilmente non potranno più averne. E infine ci rimettiamo anche noi, rischiando di rovinare persone che lavorano per produrre esperienze, che potremmo non vedere più.

Prima di salutarvi, vi invitiamo a visitare il nostro canale YouTube.