Lievi ammaccature

Electronic Arts sforna uno dei migliori survival horror di tutti i tempi.

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a cura di Tom's Hardware

Lievi ammaccature

Difficile trovare pesanti punti negativi riguardanti Dead Space. Nessuno, ad esempio, potrebbe rimproverare al gioco di non avere una funzionalità che permette di girarsi a 180 gradi istantaneamente, un must in questo genere di prodotti. Il motivo è semplice: non se ne sente il bisogno, perché non ci si ritrova mai circondati da decine e decine di mostri. Anche il level design, basato sul semplice concetto di andata e ritorno nei corridoi non è così frustrante perché le situazioni proposte e i nemici evolvono di pari passo con i capitoli di gioco. In sostanza, oltre ad alcuni fastidiosi enigmi, non ci si annoia un solo secondo. Non esistono tempi morti, il che è una vera rarità. I mostri appaiono a intervalli regolari e, quando le creature di base non vi sembrano abbastanza forti per il vostro armamento, ecco sbucare dei boss giganteschi che generano una serie di combattimenti epici e già indimenticabili.

Per dovere di cronaca, qualche rimostranza a Dead Space la si può trovare. Innanzitutto, dopo aver completato il gioco si può ricominciare la storia (modalità New Game+) in modo da poter potenziare al massimo tutti quegli equipaggiamenti che nella prima partita erano bloccati. L'idea è carina, peccato che al secondo giro non si possa cambiare la difficoltà. Ricominciare a livello Normale, quindi, si tramuta in una passeggiata di salute. Nel gameplay, invece, è percettibile l'inutilità (e la pessima precisione) degli attacchi corpo a corpo, mentre nella trama - a dispetto delle apparenze iniziale - si ha come l'impressione che alla lunga pecchi di originalità. Nell'insieme, comunque, è difficile far pesare questi aspetti.

Tecnicismi di alto livello

Giusto per non stonare, il gioco è realizzato in modo sublime. Nonostante un aliasing persistente nelle ombre e un design dei personaggi poco ispirato, il gioco di Electronic Arts è uno stupore unico. Effetti di ombre e luci a non finire, sequenze secondarie ben girate e creature incredibilmente belle. Vige una coerenza visiva di altissimo livello, leggermente ammaccata da qualche rallentamento e da un ragdoll non sempre impeccabile.

Ma più che l'ambiente grafico, è soprattutto l'aspetto sonoro che non smette mai di impressionare. Oltre alle sequenze nelle sale senz'aria già evocate in precedenza, è l'ambiente globale a gelare il sangue dal primo all'ultimo istante di gioco. Quando un grido buca brutalmente il silenzio nel bel mezzo di un corridoio o quando il respiro affannoso di una creatura si fa sentire a pochi metri di distanza, allora sì che c'è da avere veramente paura. Giocare in solitudine a Dead Space con un buon impianto è un'esperienza unica e tutt'ora imparagonabile.