Diario di un giocatore in vacanza, intervista ad Alessandro Stermy Avallone

Abbiamo chiesto a un giocatore professionista qual è il suo rapporto con i videogiochi e con il suo lavoro durante le vacanze estive. Isolamento totale e relax o qualche partita ogni tanto può scappare?

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a cura di Roberto Caccia

Intervista ad Alessandro Stermy Avallone, diario di un giocatore in vacanza

In questi ultimi giorni di agosto i vacanzieri si preparano a tornare alla routine quotidiana, lasciandosi alle spalle i giorni di riposo per ritornare al lavoro o cominciare un nuovo anno scolastico.

Stiamo parlando di un rito che da anni interessa milioni di italiani, fra esodi e controesodi, code in macchina e partite di calcetto improvvisate al casello, settimane di relax in spiaggia, di sfrenata vita notturna o di camminate in mezzo alla natura in montagna.

Tuttavia, non potevamo fare a meno di chiederci come affronta questo periodo un appassionato di videogiochi. Per scoprirlo abbiamo intervistato Alessandro Avallone, nome in codice Stermy, uno dei giocatori italiani professionisti più affermati e conosciuti a livello internazionale.

Alessandro "Stermy" Avallone

TH - Ciao Alessandro, sappiamo che hai cominciato a giocare da giovane con Quake II e Quake III Arena. Qual è stata la scintilla che ti ha fatto scattare questa passione per i videogiochi e soprattutto per cominciare a giocare a livello professionistico?

AA - Sono appassionato di videogiochi sin da piccolo, infatti le prime console le ho ricevute quando avevo si e no 3-4 anni (Sega Master System e Nintendo). Ho continuato a coltivare la mia passione per anni, fino a quando ho scoperto di poter giocare online contro altra gente. Da lì è iniziata la mia avventura nelle competizioni, nell'eSport. Un hobby nato per caso, che mi ha portato nel giro di poco tempo a vincere i primi campionati italiani e, pian piano, a farmi conoscere, trasformando così quello che per me era una sola passione in uno sport professionale.

TH - Quali sono stati i tornei più emozionanti della tua carriera?

AA - Difficile riuscire a dare una preferenza, ogni torneo mi ha regalato emozioni diverse. Ricorderò per sempre il primo campionato italiano a cui sono riuscito a partecipare, i World Cyber Games 2002 – valido per qualificarsi alle Olimpiadi dei videogiochi con la Nazionale Italiana.

Per via dell'età non potei partecipare alle qualifiche dell’anno precedente e quindi lo seguii da spettatore; è stata dura perché avevo provato in ogni modo a farne parte, promisi a me stesso che mi sarei allenato seriamente per vincere l'anno successivo e così feci: a settembre del 2002, a Milano, riuscii a vincere il mio primissimo torneo, davanti ad amici e parenti, e partii per la Corea poche settimane dopo a rappresentare l’Italia. Una bella emozione.

Da quel momento in poi partecipai a tanti vari tornei internazionali, ma per ovvi motivi non riuscii mai a piazzarmi nei top, in quanto comunque non avevo le basi e il supporto necessario per potermi preparare nel migliori dei modi. Mi piace ricordare l'Electronic Sports World Cup del 2004, quando dopo anni di duri allenamenti per riuscire a farmi valere anche in campo internazionale, riuscii a battere Fatal1ty in semifinale e andare a giocarmi la finale di uno dei tornei più prestigiosi a livello mondiale.

Cito questo torneo e questa partita per diversi motivi, il primo perché Fatal1ty era il giocatore più forte e forse più famoso al mondo di quei tempi, ma anche perché finalmente avevo raggiunto il mio goal, l'obiettivo che mi ero prefissato da quando iniziai con le competizioni. Diversi anni di allenamento e sacrifici erano finalmente stati ripagati, per di più nel torneo più spettacolare e più acclamato di quei tempi assieme alla CPL. È stato molto importante per me, non solo come giocatore – visto che dopo quel piazzamento ho iniziato la mia carriera da vero professionista – ma anche per quello che mi aveva dato l'esperienza nel suo totale, a me come persona.