Germania: in galera se giochi a uno shooter

Sembra incredibile ma in due Lander tedeschi è stata depositata una proposta di Legge che vuole mettere al bando i giochi violenti

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a cura di Dario D'Elia

Che i tedeschi fossero un po' rigidini si sapeva, ma non certo fino al punto di mettere fuorilegge i videogiochi ad alto contenuto adrenalinico! Ebbene, le amministrazioni locali di Baviera e Bassa Sassonia hanno depositato un progetto di Legge che come una mannaia vuole colpire gli sviluppatori, i distributori e i giocatori di titoli che contengono violenza su uomini, o comunque su personaggi antropomorfi. Nel testo si fa riferimento a sanzioni pecuniarie e a una detenzione massima di un anno – nei casi più gravi. Insomma, gli hard-core gamer sono in pericolo.

La comunità tedesca ovviamente è in subbuglio; le due più grandi organizzazioni di gaming online sono già scese in prima linea per sostenere la causa difensiva. "Si tratta di una delle più drastiche censure per il mondo dei videogiochi", ha commentato Frank Sliwka, coordinatore di Deutsche E-Sport Bund, una delle federazioni tedesche di gaming. "Adesso siamo stati bollati come un ambiente ideale per fomentare instabili, malati di mente e giovani violenti". 

Giusto per far comprendere la portata dell'iniziativa è sufficiente sottolineare che potenziali blockbuster come Call of Duty 3 e Resistance: Fall of Man sarebbero considerati illegali. Sony Computer Entertainment Germany, non a caso, ha rifiutato di commentare la notizia. Ma c'è da credere che stia incrociando le dita affinché non si creino problemi durante il prossimo lancio della Playstation 3.

E dire che in Germania le normative sono già le più rigide d'Europa: agli sviluppatori viene richiesto ogni volta di censurare i contenuti più violenti presenti nei giochi. Counter Strike, ad esempio, non mostra il sangue delle vittime e neanche la loro caduta a terra – semplicemente scompaiono. 

Bisogna altresì ricordare che l'opinione pubblica è stata sconvolta, il mese scorso, dall'ennesimo massacro realizzato da un ragazzo in una scuola secondaria di Emsdetten. Una recente indagine ha confermato poi che il 72% delle persone è convinta che via sia un legame tra violenza e giochi violenti; il 59% ha ammesso di essere d'accordo per un eventuale divieto di commercializzazione. "Senza ombra di dubbio gli shooter desensibilizzano le persone più instabili e possono avere un effetto stimolante", ha dichiarato Günther Beckstein, Ministro degli Interni della Baviera che si sta facendo promotore della Legge.

Il ragazzo di 18 anni che ha compiuto il massacro di Emsdetten ha ferito ben 11 persone prima di suicidarsi. Era considerato un esperto di Counter Strike.

Questa la base iniziale del dibattito che sarebbe interessante approfondire con le vostre opinioni. Al momento, fortunatamente, la legge tedesca non è ancora stata approvata e sarà discussa il prossimo anno. Sembra una soluzione piuttosto rigida e persecutoria, figlia delle conseguenze emotive e populiste tipiche di un evento spiacevole come quello che si è consumato nella scuola di Emsdetten.

Secondo numerosi studi il legame tra violenza e videogiochi violenti è ancora totalmente da dimostrare. Per ora si può solo dire che un gioco adrenalinico, in persone sane, è in grado di stimolare una sorta di "stress": aumenta la tensione muscolare, cresce il battito cardiaco, sale la pressione del sangue e accelera anche la respirazione (Studio della Radiological Society of North America). In persone più emotive e sensibili, ovviamente sempre di giovane età, si possono evidenziare invece effetti anestetizzanti sulla struttura neurologica del cervello, capaci di diminuire notevolmente la soglia di percezione dell'aggressività (Bruce Bartholow – Università Missouri).

Ora, chi gioca ai videogiochi da anni, quando sente parlare di divieti e censure scende – giustamente a mio parere – in barricata. Se il dibattito politico e scientifico, invece, fosse portato avanti pacatamente coinvolgendo gli esperti della dimensione videoludica la cosa sarebbe ben diversa.

Personalmente credo che si giochi anche per sentire l'adrenalina "montare". Ricordo, a memoria, che il titolo più "stressante" – per continuità - della mia carriera è stato "U.F.O. Eneny Unknown" e non uno shooter. E quindi si potrebbe partire con valutazioni personali su quali siano le proprie predilezioni e iper-sensibilità…

La questione di fondo, comunque, è che alcuni videogiochi possono in qualche modo influire sulle persone più instabili. In che modo è tutto da scoprire. Certo è che dopo una lunga sessione a GTA: Vice City il pensiero del gioco non può che perseguitarti per ancora un po' di tempo: ovviamente questo non è detto che si traduca in atti penali…

Altro problema è invece quello della cultura militare. Un esperto di SWAT o Call of Duty impara tante cose sull'anti-guerriglia, quante ne sono disponibili online – beh, quasi. Come si entra in una stanza occupata da nemici, il coordinamento di un attacco ad accerchiamento e tante altre cosucce non sono proprio scontante… vogliamo forse negarlo?

A voi…