I giapponesi sono stufi dei bagarini occidentali: ci svuotano i negozi!

La famosa, e a tratti leggendaria, scena del retrogame giapponese sta subendo una forte battuta d'arresto a causa dei bagarini.

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a cura di Andrea Maiellano

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La famosa, e a tratti leggendaria, scena del retrogame giapponese sta subendo una forte battuta d'arresto e un residente locale, Oliver Jia, non ha potuto fare a meno di esprimere il suo disappunto di fronte a questo drastico cambiamento.

Da tempo appassionato dei giochi retrò, Jia si è trovato a fronteggiare scaffali sempre più spogli nei negozi di Surugaya, a Kyoto, la sua tappa preferita per il retrogame e gli oggetti da collezione.

Un anno fa, il Surugaya a Kyoto era un paradiso per i retrogame, ma ora è uno scheletro. La sezione PS1 è a metà vuota, e non rimane che una frazione dei giochi per Famicom Disk System che una volta affollavano gli scaffali. Gli occidentali hanno preso tutto, al punto che ormai non provo nemmeno più a fare shopping retrogame nelle grandi città giapponesi.

Oliver Jia

Nella lunga serie di botta e risposta con gli utenti su X, Jia riferisce di aver visto con i propri occhi quello che possiamo definire un "bagarino occidentale", svuotare un'intera mensola di giochi, lasciando praticamente nulla agli altri acquirenti.

Questo comportamento è diventato sempre più comune, poiché sempre più "rivenditori improvvisati", spacciandosi allegramente per turisti stranieri in cerca di pezzi da collezione, affollano i negozi con l'obiettivo di svuotarli per rivenderli in seguito.

Non ho nulla contro i turisti, quelli veri, che comprano anche decine di giochi per giocarci realmente, o per arricchire la loro collezione, ma coloro che svuotano intere mensole, acquistando numerose copie dello stesso prodotto, solo per rivendere tutto online, rovinano a tutti questo meraviglioso hobby.

Oliver Jia

Al momento i giapponesi hanno cominciato a rifornirsi nei negozi al di fuori delle grandi città, i quali presentano ancora delle scorte ragionevoli per soddisfare tutti, ma è probabile che questa situazione si diffonda anche in queste località più remote.

Oliver, inoltre, ha fatto notare come la pandemia abbia solo peggiorato le cose, con un'impennata di "rivenditori improvvisati" che hanno sfruttato il fatto che tutti fossero dipendenti dallo shopping online per far esplodere questo trend. 

Jia ci tiene però a precisare che non ha nulla contro chi ha aperto attività, anche online, di rivendita di giochi retrò stabilendosi in giappone e contribuendo all'economia nazionale, il suo dissenso è solo per chi, cercando di copiare queste realtà, visita regolarmente la nazione per svuotare le mensole pensando di avere fra le mani una piccola fortuna.

Tuttavia, Oliver mantiene una prospettiva ottimistica sul futuro del settore. "La domanda di retrogame è ciclica", spiega. "Attualmente siamo in un periodo di alta domanda, ma una volta che questa sarà soddisfatta, i prezzi e le forniture tenderanno a stabilizzarsi di nuovo."

Nonostante il triste declino delle scorte di retrogame nei negozi principali delle città giapponesi, Jia ha trovato una via d'uscita per soddisfare la sua passione: lo shopping online. "Ci sono tantissimi negozi online, e fornitori, che parlando solo giapponese, e richiedendo un indirizzo locale per spedire, mi permettono ancora di trovare una serie di articoli che questa tipologia di turisti non ha ancora scoperto," ammette.