I videogiochi mai nati - Seconda parte

É ora di tornare al passato e dare un'occhiata ai videogiochi annunciati a gran voce, che non hanno però mai visto la luce.

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a cura di Rob Wright

Ultima Online 2/Ultima Worlds Online: Origin

L’inferno del cessato sviluppo è sicuramente un brutto posto, ma non è sicuramente un posto poco popolato. Alcuni dei titoli più promettenti e altamente attesi non hanno mai colpito nel segno. Colpa del pazzo modello economico dell’industria dei videogiochi, unito a dirigenti aziendali miopi che hanno dapprima annunciato un gran numero di titoli senza poi darli in pasto al popolo dei videogiocatori. Mentre a volte alcuni giochi risorgono dopo un periodo di silenzio o sono rilasciati di "contrabbando" attraverso il Web, molti titoli non vedranno mai la luce.

Nelle prima parte di questo articolo,

Duke Nukem Forever e compagni. Chi l'ha visto? , abbiamo scritto di Earthbound Zero, Star Fox 2, Duke Nukem Forever, SimMars e Sam & Max Freelance Police. Qui troverete altri cinque titoli che sono finiti nel limbo dello sviluppo e nell’inferno della mancata pubblicazione.

Ultima Online 2/Ultima Worlds Online: Origin (PC, 2001)

Torniamo al 1981, quando un uomo di nome Richard "Lord British" Garriott creò Ultima I per Apple II, un RPG fantasy. Dopo due decadi e 20 capitoli, Garriot e il suo team di sviluppo Origin Systems annunciarono Ultima Online 2, il sequel dell’MMORPG (Massive Multiplayer Online Role Playing Game) Ultima Online del 1997.

UO2, o Ultima Worlds Online: Origin come è stato chiamato, sembrava avere tutte le carte in regola. La serie Ultima era divenuta un marchio di successo e UO2 prometteva di portare i MMORPG a un livello superiore con miglioramenti grafici, un nuovo motore 3D ed evolute funzioni multiplayer. UO2 inoltre aveva una storia originale e promettente. Come i titoli precedenti della serie Ultima, il nuovo MMORPG si sarebbe ambientato in un mondo fantasy chiamato Sosaria/Britannia in un periodo di tempo cronologicamente diverso, dopo alcuni disastri spazio temporali che vi avrebbero catapultato dalla rivoluzione industriale al medioevo. Tutto sembrava promettere bene, grazie anche a un’icona del fumetto come Todd McFarlane, coinvolto da Origin nella realizzazione del gioco per rendere brillanti i personaggi e non solo. L’altamente anticipato sequel è stato mostrato all’E3 2000, dove ha impressionato molti giocatori e critici portando l’attesa alle stelle.

Ultima Online 2

Tuttavia meno di un anno dopo Electronic Arts (EA), la casa madre di Origin, ha accantonato UO2. Di fatto EA ha cancellato tutti i giochi Origin che erano in sviluppo in quel momento, inclusi Privateer Online e Harry Potter Online. Apparentemente EA ha avuto il sentore che UO2 poteva cannibalizzare la grande base di iscritti a Ultima Online – che ha raggiunto la cifra di 250.000 abbonati nel 2003, poi è gradualmente scesa – e ha deciso che sviluppare un più ridotto e meno costoso aggiornamento per Ultima Online sarebbe stata la scelta migliore. Inoltre sembra che EA non fosse convinta del tutto relativamente al mercato degli MMORPG e sentiva che non c’erano più margini di miglioramento per Ultima Online; ovviamente, le grandi menti di EA non avevano previsto che solo cinque anni dopo i MMORPG avrebbero contato qualcosa come sei milioni di abbonati a livello globale.

Qualunque fossero le ragioni dietro la cancellazione, i risultati furono devastanti. Garriott lasciò Origin e formò una nuova azienda, Destination Games, diventata poi parte dello sviluppatore coreano di MMORPG NCSoft. Origin ed EA ci hanno riprovato, ma un’altro titolo della serie Ultima X: Odyssey è stato bloccato in fase di sviluppo nel 2004 e poco dopo EA ha chiuso Origin. Mentre alcune delle idee e delle innovazioni create per UO2 sono state incorporate in espansioni successive, possiamo asserire che il franchise Ultima non è stato più lo stesso dopo la mancata nascita di UO2. Seppur Ultima Online è considerato il primo grande MMORPG, altri giochi come Dark Age of Camelot, EverQuest, Lineage e World of Warcraft l’hanno sorpassato in popolarità, innovazione e numero di abbonati.

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