I videogiochi ti stanno fregando e nemmeno lo sai, ecco come

Molti videogiochi sfruttano tecniche per raccogliere dati personali che, normalmente, l'utente non sarebbe disposto a condividere.

Avatar di Marco Pedrani

a cura di Marco Pedrani

Managing Editor

Un nuovo studio condotto dal Dipartimento di Informatica dell’università di Aalto ha messo in luce i rischi per la privacy dei giochi online, sottolineando come spesso vengano attuate pratiche di raccolta dati discutibili. Tra i giocatori non manca la preoccupazione per la propria privacy, ma cosa si può fare per tutelarsi meglio?

Janne Lindqvist, professore associato di informatica presso l’università, ha dichiarato: “Ho avuto due linee di indagine di supporto in questo studio: cosa pensano i giocatori dei giochi e cosa stanno effettivamente facendo i giochi riguardo alla privacy. Ci ha sorpreso molto quanto siano sfumate le considerazioni dei giocatori. Ad esempio, i partecipanti hanno affermato che, per proteggere la propria privacy, eviterebbero di utilizzare la chat vocale nei giochi a meno che non fosse assolutamente necessario. La nostra analisi dei giochi ha rivelato che alcuni giochi cercano di spingere le persone a rivelare le proprie identità online offrendo cose come ricompense virtuali.”

Secondo lo studio, ci sono alcuni giochi che sfruttano un design dell’interfaccia che induce i giocatori a fare cose che altrimenti non farebbero; questo ovviamente potrebbe agevolare la raccolta di dati, ad esempio incoraggiando i giocatori a collegare i propri account social, o a condividere i dati con terze parti, in cambio di qualche ricompensa nel gioco.

Il problema, come spiegato da Amel Bourdoucen, ricercatore e dottorando presso l’università, è che collegando gli account social non si sa a quali dati abbia accesso il gioco. “Quando gli account dei social media sono collegati ai giochi, in genere i giocatori non possono sapere quali accessi i giochi abbiano a questi account o quali informazioni ricevano. Ad esempio, in alcuni giochi popolari, gli utenti possono collegare o effettuare l’accesso con i loro account dei social media, ma questi giochi potrebbero non specificare quali dati vengono raccolti attraverso tale integrazione."

Molto spesso infatti la gestione dei dati in questi giochi è “nascosta” dietro il linguaggio legale delle politiche sulla privacy; di certo se i giocatori sapessero con precisione quali dati sono raccolti, la loro consapevolezza aumenterebbe e, magari, non consentirebbero alla condivisione così facilmente.

Dalla ricerca emerge che, ad esempio, i giocatori spesso non sono consapevoli che le conversazioni nella chat di gioco possono essere condivise a terzi, anche perché quando accade, non si riceve alcun avviso o notifica. Per questo motivo, lo studio ha sottolineato alcune tattiche per mitigare il problema, diverse delle quali sono già usate dai giocatori più esperti e attenti. “Abbiamo scoperto che i giocatori cercano di preservare la loro privacy quando giocano online scegliendo chat testuali per le discussioni invece di chat vocali, poiché ritengono di poter essere osservati più da vicino. Secondo le nostre scoperte, le giocatrici sono le più colpite e sentono la necessità di nascondere il loro genere quando giocano creando vari avatar o astenendosi dal conversare vocalmente con altri giocatori.”

Infine, lo studio propone soluzioni per contrastare questi problemi, spingendo verso un approccio più trasparente alla raccolta di dati e raccomandando che i giochi e le piattaforme si sforzino per proteggere i videogiocatori. “I giochi dovrebbero essere davvero divertenti e sicuri per tutti, e dovrebbero sostenere l'autonomia del giocatore, ad esempio consentendogli di escludersi dalla raccolta invasiva di dati", afferma Lindqvist.

Il problema, come forse avrete già intuito, è che giochi e piattaforme guadagnano da questa condivisione dei dati, motivo per cui potrebbe essere molto difficile raggiungere i risultati sperati dai ricercatori. Di certo maggior chiarezza e un’opzione per bloccare la raccolta di informazioni personali aiuterebbero molto e, potendo scegliere, i giocatori si sentirebbero più sicuri e tutelati.