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a cura di Francesco Dellagiacoma

Il detective

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Sci-Fi e detective sono una coppia felicemente sposata da più di trent'anni. Il rappresentante più importante di questa unione è sicuramente il leggendario Blade Runner, assieme al suo degno seguito ambientato nel 2049. In questo capolavoro del 1982 di Ridley Scott, basato sulle opere visionarie di Philip K. Dick, abbiamo un enorme concentrato di quella che è la fantascienza in generale, con il protagonista Deckard impegnato nella caccia di androidi fuori controllo.

Blade Runner getta le basi per il futuro del dilemma dell'androide, e il suo seguito approfondisce ancora di più il discorso: quando un androide nemmeno si rende conto di essere un prodotto artificiale, può essere considerato diverso da un essere umano? RK800 è il primo dei tre protagonisti di Detroit, e non è sicuramente un caso che Cage abbia scelto di introdurre nel suo titolo la figura del detective, se non per l'importanza e la complessità delle sue azioni in generale, anche solo per pura voglia di strizzare l'occhio ai fan del genere.

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Scelto come rappresentante principale della campagna pubblicitaria dedicata a Detroit, Connor è un prototipo di androide creato per aiutare gli agente di polizia nel corso delle loro indagini, e il suo debutto sul campo avviene nella maniera più delicata possibile. Mandato da CyberLife a sostegno di Hank Anderson durante un'emergenza, dovrà riuscire a salvare la vita di Emma Philips, una bambina presa in ostaggio dall'androide Daniel, andato fuori controllo.

Il tema dell'androide contro l'androide è un punto focale della prima ora di Detroit, dove ci caleremo nei panni del paria sociale per antonomasia, schiavo degli umani, ma che non può schierarsi dalla parte dei costrutti. La figura di Connor, e del detective in generale - specie se non umano - è sicuramente tra le più affascinanti del mondo fantascientifico, e siamo sicuri che non potrà che stupirci in positivo.

Il ribelle

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Parlare di fantascienza e soprattutto di androidi senza citare Isaac Asimov è un insulto a chiunque abbia mai apprezzato il genio dello scrittore statunitense. Tra i più importanti contributi al genere - oltre all'incredibile storia della Fondazione - è impossibile non citare le tre leggi della robotica.

 

  1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.

     

  2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.

     

  3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge. 

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In Detroit: Become Human ci caleremo nei panni RK2000, meglio conosciuto come Markus. Androide che passerà dall'essere infermiere e badante del pittore Carl Manfred, a leader della rivoluzione. Esposto alla letteratura, all'arte e alla musica, svilupperà un incredibile affetto per il proprio padrone, diventandone praticamente il figlio. Il paragone con Io, Robot in questo caso risulta quasi scontato: il conflitto tra padrone e servo, un androide che nasconde qualcosa di molto più profondo, e un destino dai risvolti fondamentali per la razza umana e quella di costrutti.

Nelle epoche di Kurzweil si potrebbe quasi identificare un passo intermedio, dal momento di creazione di un paradigma superiore al precedente - nel nostro caso l'androide - al momento in cui questa nuova forma di vita realizza la propria superiorità. Abbiamo un fantastico esempio di questa dinamica nella nuova stagione di Westworld ancora in corso, ed in particolare nel personaggio di Dolores, ribelle - almeno per il momento - per eccellenza.

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Il filone narrativo della fantascienza che segue le vicende di androidi ribelli è probabilmente tra i più complessi e popolati del genere, e oltre al già citato Asimov, possiamo trovarne forti esempi nella saga di Alien, e con implicazioni psicologiche e filosofiche ancora più particolari, in Ghost in the Shell. Il ruolo a doppia faccia di Markus sarà fondamentale nella storia di Detroit: Become Human. Il destino della razza androide sarà segnato da una ribellione violenta o pacifica?

Kara

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AX400, conosciuta come Kara, è la protagonista di uno dei migliori trailer che abbiamo avuto modo di vedere negli ultimi anni. Costruita - come tutti gli androidi in realtà - per servire, affronterà uno dei dilemmi più difficili per un robot, ritrovandosi a dover scegliere tra seguire le regole che le sono imposte, o proteggere Alice Williams dal padre abusivo.

Non è difficile trovare parallelismi tra la storia di Kara e quella di moltissimi altri androidi, sia nel genere letterario che in quello cinematografico. La presa di coscienza del robot rispetto all'essere umano, il sacrificio e l'inaspettato emergere delle emozioni in una macchina artificiale saranno sicuramente tra i temi più importanti ed interessanti di Detroit: Become Human.

Tra i tre protagonisti di Detroit, Kara è sicuramente quella con cui sarà più facile empatizzare. Con il proseguire della storia il legame emotivo instaurato con Alice diventerà sempre più forte, e l'androide farà da specchio per riflettere e mostrare ai giocatori un mondo pieno di conflitti.

La storia di Kara è resa ancora più interessante dal fatto che, appena costruita, mostra pensieri indipendenti, e per questo viene quasi disassemblata, traducendo però quei pensieri in emozioni, suscità pietà nell'operatore di CyberLife che dovrebbe terminarla. 

Scelte

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Come da tradizione il nuovo titolo di Cage sarà incentrato sulle possibili scelte del giocatore: ogni dilemma morale, ogni azione e ogni decisione contribuiranno a costruire il percorso dei tre protagonisti dell'avventura. La prima demo del titolo, nella quale prendiamo i panni di Connor, ci ha dimostrato che a volte completare con successo una missione non è l'unica cosa che conta. 

Mentre un androide impazzito minaccia di buttarsi dal tetto di un palazzo assieme alla bambina che dovrebbe proteggere, possiamo scegliere di mentire facendogli credere che arrendendosi non gli sarà fatto alcun male. Inutile dire che lo sguardo incredulo negli occhi dell'androide mentre ci dice "Mi hai mentito, Connor..." è quasi più intollerabile che leggere un semplice "game over". Se una delle critiche mosse più spesso ai titoli di Quantic Dream è quella di non essere impegnativi a livello di gameplay, d'altra parte possiamo sicuramente dire che in quanto a sensazioni suscitate i giochi di Cage non siano secondi a nessuno. 

A volte la vera sfida non sta nel premere con il giusto tempismo una serie di bottoni, ma nel dover scegliere di affrontare le conseguenze delle proprie azioni. Con Detroit: Become Human speriamo si apra una "terza era" per le avventure grafiche, e grazie alla rivalsa del genere fantascientifico negli ultimi anni siamo sicuri che il grande pubblico saprà apprezzare ancora maggiormente la storia di questo titolo.

Disponibile dal 25 maggio, Detroit: Become Human è un'esclusiva PlayStation 4 che potrebbe rivelarsi ben più di un bel gioco, diventando il nuovo capolavoro di Quantic Dream.


Tom's Consiglia

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