La figura del content creator nel DDL Concorrenza

Nel DDL Concorrenza la complessa figura del content creator ha cominciato a venire definita e regolamentata.

Avatar di Lorenzo Quadrini

a cura di Lorenzo Quadrini

-

Nel 2021 le Camere del Parlamento italiano hanno dato il via all’iter di approvazione della legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021. Dopo qualche lungaggine, tramite un decreto legislativo (ossia un decreto emanato dal Governo, su delega espressa del Parlamento che ne specifica in maniera più o meno stringente limiti e scopi), ad agosto 2022 ha visto la luce il DDL Concorrenza. All’interno del DDL, dopo un certo dibattito, è stato poi inserito un emendamento - che potremmo definire, semplicisticamente, una modifica - approvato il 2 agosto assieme a tutto il testo legislativo, inerente ai Content Creators.

Come noto, la figura del content creator è ormai entrata nel bagaglio culturale lavorativo di tutte le economie sviluppate, rappresentando una figura centrale all’interno dei sistemi di infoteining (per comprendere un po’ tutto il macrogruppo dell’intrattenimento, della divulgazione social e via discorrendo). A rigore, il digital content creator può passare dalla creazione di contenuti digitali per le maggiori piattaforme social (TikTok, Youtube e via discorrendo) alla scrittura e targetizzazione di podcast, blog e quant’altro.

La figura, insomma, è piuttosto ampia e ricomprende lavoratori dotati di numerose skill, che vanno dal copywriting al SEO, passando per la comunicazione digitale. Indubbiamente questa grande ibridità ha contribuito a rendere la figura difficilmente inquadrabile all’interno del sistema fiscale e normativo italiano, ancora piuttosto rigido sotto alcuni punti di vista (primi tra tutti i temi della digitalizzazione e dei new jobs). E se la creazione di contenuti come “semplici” collaboratori poteva e può essere ricondotta a figure più tradizionali, il content creator di professione, spesso sovrapponibile all’influencer, spesso completamente autonomo nel processo produttivo pur se capace di muovere grandi fette di pubblico e di introiti, era completamente sconosciuto.

Con l’emendamento sopra citato, precisamente all’articolo 27 dello stesso, si segna un primo passo verso la regolamentazione del content creator. Di seguito il testo integrale del DDL per quanto concerne l’argomento in parola:

«il Governo è delegato ad adottare, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, uno o più decreti legislativi volti a semplificare, rendere più efficaci ed efficienti e coordinare i controlli sulle attività economiche […] nonché dei seguenti princìpi e criteri direttivi: […]

m) individuazione di specifiche categorie di controlli per i creatori di contenuti digitali, tenendo conto dell’attività economica svolta;

n) previsione di meccanismi di risoluzione alternativa delle controversie tra creatori di contenuti digitali e relative piattaforme».

Chiaramente chi si aspettava una normazione più profonda e articolata rimarrà deluso, ma si tratta comunque di una presa di posizione forte nei confronti di un’attività legislativa che non doveva essere rimandata ulteriormente. Con questo DDL il Governo è impegnato a trovare delle soluzioni concrete per l’individuazione della categoria professionale del content creator, a partire con probabilità dal codice attività e dalla relativa posizione fiscale. Anche il punto n) sopra citato risulta di enorme importanza, garantendo nel prossimo futuro maggiore chiarezza sulle diatribe tra creatori di contenuti e piattaforme di diffusione, si spera nell’ottica di una maggiore (e più snella) modalità di tutela degli interessi di questi lavoratori.