Monster Boy Recensione, il sequel spirituale di Wonder Boy

Monster Boy è l'erede spirituale di Wonder Boy, pronto a conquistarci così come fatto dal titolo SEGA vent'anni fa.

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a cura di Mario Petillo

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Monster Boy è una perla: prima di addentrarci nella recensione e nel dettaglio, è importante stabilire questo aspetto. L'arrivo, un anno e mezzo fa, del remake di Wonder Boy: The Dragon's Trap, quasi trent'anni dopo la release del titolo originale, ha chiaramente condizionato lo sviluppo di quello che è a tutti gli effetti un sequel spirituale.

Al di là di quelle che sono state le problematiche legate alle licenze, alle aziende fallite, ai diritti in possesso di terze parti, Game Atelier, sviluppatore francese, si è dedicato a un progetto inizialmente partito su Kickstarter in autonomia, poi supportato da Ryuichi Nishizawa, fondatore di Westone, lo studio che aveva realizzato il primo Wonder Boy. Da qui siamo arrivati a Wonder Boy, una perla del 2018, che è arrivato come colpo di coda di un anno ricco di contenuti.

Partiamo col dire che la trama di Monster Boy non si esalta in quanto a colpi di scena o a inventiva nella scrittura: lo zio Nabu, un problematico anziano che è ovviamente parente al protagonista della nostra avventura, Jin, ha bevuto decisamente troppo, tanto da aver lanciato uno strano sortilegio su tutto il regno trasformando gli abitanti in animali antropomorfi. Lo stesso Jin, ragazzo dai capelli blu che quasi ricorda Tombi nella stazza e nella caparbietà, ma non nei modi di fare, molto ordinati e coraggiosi, viene trasformato in un maiale.

La trama ovviamente ci chiederà di recuperare lo zio Nabu e di fare in modo che tutti gli abitanti del regno tornino alla loro normale forma: una favola classica, che non dà luogo a colpi di scena eccezionali e che non nasconde nessun plot twist, perché Monster Boy, d'altronde, è tutto gameplay, tutto esplorazione e platforming, senza dovervi costringere a seguire dei dialoghi sì divertenti e ispirati, ma che non fanno nulla di particolare per esaltare la sceneggiatura complessiva. Il che non per questo è un problema.

Cinque animali per un eroe

Le prime ore di gioco ci metteranno dinanzi alle prime difficoltà dello scenario, là dove le difficoltà sono da intendersi non come inciampi di sviluppo ma proprio come aspetto hardcore dell'avventura: perché Monster Boy è un titolo molto complesso, difficile, che richiede molta attenzione e molta perseveranza nel trial & error dinanzi al quale ci mette costantemente. Da maiale capace di lanciare incantesimi e di usare il suo olfatto per scovare segreti nascosti negli scenari passeremo a ottenere le sembianze di un serpente, capace di strisciare in vari cunicoli e di appiccicarsi a delle pareti che offrono dei rampicanti o comunque del muschio appiccicoso: una volta guadagnata una forma in più sarà fondamentale capire dove il maiale potrà proseguire e dove invece bisognerà passare a essere un serpente, fino a sbloccare forme animalesche sempre più forti e capaci di affrontare tutte le sfide inventata dal team di sviluppo.

Dopo il serpente toccherà alla rana, poi al leone, infine al drago, che vi darà accesso al corposissimo endgame, capace di mettervi dinanzi alle necessità di volare in giro per il mondo e la vastissima mappa, scoprendo quelle che sono le meraviglie che nascondono le nuvole di Monster Boy. D'altronde la mappa si presenterà presto vastissima e in grado di tenervi impegnati per ore e ore, fino a un massimo di venti nel caso in cui non vogliate perseguire un completismo totale, oltre le trenta se vorrete perseguire il 100%. La trama in ogni caso vi spingerà a scoprire tutti gli angoli della mappa, grazie a Mistigatto, che andrà a darvi indicazioni in svariati momenti per rintracciare le varie sfere capaci di trasformarvi in diversi animali.

È ovvio che il backtracking non si spreca, perché ogni volta che andremo a sbloccare una nuova forma potremo tornare indietro a scoprire cosa abbiamo lasciato alle nostre spalle: la rana, d'altronde, avrà la capacità di esplorare i fondali marini senza sottostare a necessità di ossigeno o di stivali che vi tengano al suolo, il leone avrà la forza di sfondare rocce grazie alla sua carica e il drago potrà invece, oltre al volare senza interruzione, lanciare temibili palle di fuoco. Verso la fine del gioco, inoltre, vi verrà chiesto di procurarvi l'equipaggiamento dorato, diviso in cinque diversi componenti e che a sua volta sono divisi in cinque pezzi.

Una mappa da esplorare e da gustare

Insomma l'avanzamento verso il finale è veramente emozionante e anche molto dinamico, perché lo switch tra le varie forme è ottimo e immediato, funzionante come ci si aspetterebbe da un titolo del genere, che ci dà l'illusione di avere a nostra disposizione cinque diversi personaggi in un'unica soluzione, pronti da essere usati a seconda della situazione, con tutte le varie capacità e power up a vostra disposizione. Dalla vostra ci sarà anche un oculato e mai esagerato crafting di oggetti e dello stesso equipaggiamento, con le armi che potranno essere potenziate e sfruttate con i vari poteri a disposizione.

Monster Boy, inoltre, trova la sua forza anche un ispirato level design, che rappresenta uno degli elementi più affascinanti, soprattutto se calcolate che l'intero titolo è stato sviluppato da uno studio indie, che si nasconde comunque dietro una consulenza da tripla A. Gli easter egg non si trattengono, così come la complessità degli enigmi, dei quali abbiamo già accennato: infatti Monster Boy non vuole essere cattivo e difficile solo nel gameplay, molto punitivo nel farci riprendere da checkpoint a volte anche molto lontani dal punto in cui siamo stati sconfitti, ma anche nel cercare di capire come procedere. Il livello di sfida è alto, così come la soddisfazione finale. Anche le boss fight, d'altronde, si esaltano con un climax ascendente che ci fa capire come la curva sia ben dosata e riesca a tenerci impegnati anche nel comprendere le strategie esatte da mettere in campo, senza darci mai un suggerimento in grado di farci capire come affrontare al meglio la battaglia.

Colorato, felice, gioioso

L'intera favola procede con dei colori molto sgargianti, quasi puerili, che non guastano mai, perché d'altronde Monster Boy per quanto sia difficile non vuole distanziarsi da quell'anima naif che offre sin dall'inizio e che ribadisce in ogni dialogo con i vari interpreti dell'avventura. Non ci sono grandissimi spunti artistici dal punto di vista dei contenuti, perché dalla caverna ghiacciata si passa al vulcano, finendo poi in un tempio azteco fino a un maniero abbandonato: tutti aspetti molto classici, che non per questo vanno a rovinare l'esperienza finale. D'altronde, ribadiamo ancora una volta, Monster Boy è una produzione indipendente, che riesce a offrire una complessità e una profondità del gameplay molto importante.

Soprattutto quando capirete che lo stesso equipaggiamento rappresenta un'altra sfaccettatura di quello che è un gameplay affascinante e dinamico. Con una colonna sonora coinvolgente e un arrangiamento davvero ottimo dei brani tradizionali di Wonder Boy, al quale ovviamente si ispira Monster Boy, vi ritroverete in un mondo fatato davvero affascinante, che vi mancherà tantissimo una volta terminata la vostra esperienza.