Quanto contano doppiaggio e recitazione nei videogiochi?

Qualche riflessione sul ruolo del doppiaggio in un media sempre più complesso come il videogioco: come cambia l'esperienza complessiva?

Avatar di Michele Pintaudi

a cura di Michele Pintaudi

Editor

Ormai è risaputo: il mondo del cinema e quello videoludico stanno convergendo verso una forma di intrattenimento sempre più rifinita. Un connubio questo che funziona e anche in maniera efficace come dimostra, del resto, l’alto livello qualitativo di molte produzioni più o meno recenti.

Le componenti di un film, a livello prettamente tecnico sono svariate: montaggio, sceneggiatura, sonoro, scenografia e quant’altro. Un videogioco in tal senso può contare su molte di esse, riuscendo ad essere a tutti gli effetti quell’esperienza avanzata che oggi tutti noi sappiamo apprezzare e che ha saputo, dunque, ritagliarsi un ruolo sempre più importante in tal senso.

Uno degli elementi cardine di un film di successo è però anche una valida recitazione, che può segnare il confine tra un prodotto valido e uno mediocre, o addirittura rendere il tutto un’inconsapevole esperienza trash. In un videogioco il discorso è molto simile: pensate infatti a tutti i doppiaggi, più o meno validi, che avete incontrato nel corso della vostra vita videoludica. Ecco, quello che vogliamo fare oggi è molto semplice: analizzare a fondo il ruolo della recitazione in un videogioco, per comprendere al meglio quanto può influire sul prodotto finale. Ma basta perderci in chiacchiere e andiamo subito dritti al punto, iniziando con qualche esempio.

Un po’ di casistica…

Il miglior modo per effettuare un qualunque tipo di analisi è fornire una casistica reale, per poi verificare in maniera pratica le variabili di cui vogliamo tenere conto. Nello specifico, citeremo tre esempi di doppiaggio ben fatto e altri tre che, invece, sono ancora oggi ricordati quali emblemi di cosa non dovrebbe essere il doppiaggio in un videogioco.

Torniamo al 2012, un’annata ricca di produzioni di alto livello in grado di regalare ai giocatori tanti, tantissimi titoli indimenticabili. Tra questi spicca senza ombra di dubbio Far Cry 3, titolo che secondo molti rappresenta tutt’oggi il punto più alto raggiunto dalla serie. In effetti Ubisoft ha compiuto un lavoro impressionante, soprattutto dando vita a uno dei villain più amati degli ultimi anni: il temibile psicopatico Vaas Montenegro.

Magistralmente interpretato dall’attore Michael Mando – noto anche per il suo ruolo in Better Call Saul – il principale antagonista del gioco presenta una caratterizzazione davvero ben curata, con il livello che si alza ulteriormente proprio grazie ad una recitazione da incorniciare.

Altra performance d’eccezione la troviamo in Batman Arkham Asylum, titolo del 2009 con cui Rocksteady ha riportato in auge il Cavaliere Oscuro anche in campo videoludico. Fa qui la sua comparsa dando nuovamente la voce al Joker Mark Hamill, noto ai più per il ruolo di Luke Skywalker in Star Wars.

Il risultato è stupefacente: l’attore riesce infatti a incarnare alla perfezione lo spirito del personaggio, cogliendo anche la più piccola sfumatura di una personalità ricca e sfaccettata come quella del Joker. Il cattivo perfetto insomma, in grado di spingere il giocatore ad immedesimarsi sempre di più all’interno della storia.

Come ultimo esempio in tal senso vogliamo citare due grandissime voci, forse tra le più note in tutto il panorama del gaming: Nolan North e Troy Baker, qui nei panni dei fratelli Drake in Uncharted 4. In diverse scene del gioco è evidente quanto la recitazione sia non soltanto importante, ma fondamentale: essa fornisce un enorme contributo nel raccontare ancora meglio una storia, partendo anche dalle situazioni più marginali.

In sezioni dall’alto contenuto drammatico, ciò appare ancora più evidente con la conseguenza di dar vita a scene sempre più realistiche e appassionanti: anche da un fattore come questo, in breve, un videogioco può passare da essere “semplice” intrattenimento a divenire una vera e propria esperienza.

Passiamo ora alle “note dolenti”, ovvero a quei doppiaggi che non avremmo mai voluto sentire nel corso della nostra storia da videogiocatori. Iniziamo con il primo Resident Evil: un vero e proprio capolavoro capace di definire il genere survival horror, e di dar vita ad una saga capace ancora oggi di emozionare i giocatori di tutto il mondo. Peccato però che, nonostante la sua indole allora fortemente rivoluzionaria, il gioco non potesse contare su un comparto sonoro di primo livello almeno per quanto riguarda il doppiaggio.

Discorso pressoché analogo per un’altra perla dal passato come Shenmue che, nonostante sia a tutti gli effetti uno dei titoli più influenti della storia dei videogiochi, viene talvolta ricordato anche per il suo doppiaggio non sempre eccellente. The House of the Dead 2, infine, rappresenta forse uno dei peggiori esempi di recitazione all’interno di un videogioco: ascoltare per credere!

Sia chiaro che si tratta sempre e comunque di giochi dal valore indiscusso, e che citarli ci serve per comprendere al meglio il ruolo degli elementi che vogliamo analizzare: la recitazione, insomma, a che livello influisce su opere del genere?

Il doppiaggio è un semplice contorno?

Passiamo ora all’analisi vera e propria che, alla luce degli esempi proposti, ci fornisce sin da subito tutta una serie di spunti davvero molto interessanti. Il primo, quasi scontato a questo punto, è che un buon doppiaggio rende un videogioco un prodotto di livello ancora più alto e fin qui non vi sono dubbi. Vivere un videogioco è un’esperienza, e in quanto tale una migliore realizzazione tecnica permette al giocatore di godere di qualcosa di sempre migliore: si riduce il confine con la realtà, esattamente come può succedere con il cinema. Cinema che, dal canto suo, è legato sempre di più al mondo dei videogiochi: una convergenza che porta e sta portando ad una sempre più intensa interdipendenza, ad un innegabile scambio di elementi in grado di innalzare sempre di più l’asticella dell’intrattenimento.

Carattere da non sottovalutare è quello dell’immersività: assistendo a scene con un livello di recitazione degno di essere chiamato tale, il giocatore riesce di certo ad immedesimarsi meglio nella storia narrata. Ne consegue un interesse sempre maggiore con chi gioca che può vivere e apprezzare, oltre all’esperienza prettamente ludica, anche un intrattenimento in senso più generale.

In risposta alla domanda che dà il titolo a questa parte rispondiamo dunque con un secco “No.”, il doppiaggio non è un semplice contorno. In un gioco dove esso è presente, è bene che sia curato a dovere per non influire in alcun modo sulla qualità complessiva del prodotto. Ciò è evidente con le dovute forme pressoché in qualunque media: in un videogioco, però, esso assume se possibile un’importanza ancora maggiore, dovuta al fatto che siamo di fronte ad un mondo completamente virtuale.

Un personaggio con un tono di voce empatico che attribuiremmo ad una persona in carne ed ossa, diviene parte di un’opera capace di avvicinare sempre di più il virtuale al reale, di rendere ciò che non esiste qualcosa di possibile. La recitazione, in breve, è fondamentale per tutti quei giochi che scelgono il doppiaggio come strumento per comunicare.

Pensiamo infine ai tre esempi “negativi” citati in precedenza. Nei casi in questione non possiamo certo affermare che il cattivo doppiaggio abbia rovinato le tre diverse esperienze, ma allo stesso tempo ci sentiamo di credere che una maggiore attenzione ai dettagli avrebbe reso i tre titoli qualcosa di ancora più indimenticabile. La recitazione di basso livello è qui salvata proprio dalla qualità dei tre prodotti che, ognuno a modo suo, sono riusciti in ogni caso a ritagliarsi un ruolo di spicco nella storia dei videogiochi.

Non è però sempre così: quando ad un doppiaggio scadente va ad unirsi una pessima realizzazione tecnica e progettuale, il disastro è completo. Pensiamo al titolo per CD-i The Legend of Zelda: Faces of Evil, capitolo non canonico della serie ricordato dal pubblico quasi esclusivamente per i dialoghi, esilaranti sia nella scrittura che nella realizzazione. In un periodo storico come quello che stiamo vivendo, non ci è voluto molto prima che la community rendesse il tutto un grande, immortale meme che ancora oggi troviamo talvolta riproposto.

Questo ovviamente è un caso estremo, ma che può rappresentare una sorta di avvisaglia per chiunque pensi di sottovalutare elementi ormai imprescindibili come quelli di cui vi stiamo parlando. Un prodotto di media qualità, a conti fatti, può venire letteralmente affossato da una scarsa attenzione in tal senso: va però detto che negli ultimi anni il comportamento delle grandi software house sta mostrando, in tal senso, una tendenza sempre più positiva.

Perché se è vero che un gioco è come un mosaico composto da tantissimi elementi, il risultato finale non può non considerare ogni singolo pezzo come qualcosa di imprescindibile. Vi lasciamo invitandovi a dirci la vostra: quali sono i migliori o peggiori doppiaggi che ricordate nella storia dei videogiochi? E quanto hanno realmente influito sulla vostra esperienza?

In attesa del terzo capitolo, potete trovare Shenmue I & II HD in offerta su Amazon!