Multiplayer: buone personalizzazioni ma poche istruzioni

Electronic Arts e Danger Close Games provano a combattere Call of Duty: Black Ops 2 sul suo stesso campo, cioè con battaglie multiplayer frenetiche, ma con una qualità grafica che strizza l'occhio a Battlefield 3. Scopriamo insieme se gli sviluppatori sono riusciti in quest'impresa.

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a cura di Tom's Hardware

Multiplayer: buone personalizzazioni ma poche istruzioni

Nella pagina precedente abbiamo analizzato la campagna single player di Medal of Honor: Warfighter, che a dire il vero non ci ha convinto più di tanto. Tuttavia il vero cuore dello sparatutto di Danger Close è la modalità multiplayer, o almeno questo è quello che dovrebbe spingere i giocatori a interessarsi a questo titolo.

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Dopo aver avviato una partita multigiocatore bisognerà scegliere la propria nazione preferita, che rappresenterà la prima classe da usare per poi sbloccare le altre cinque. Queste ultime si sbloccheranno agevolmente dopo qualche partita e sarà abbastanza facile farsi prendere la mano, nonostante la palese mancanza d'informazioni per quanto riguarda i punti di forza e di debolezza.

Per esempio, un giocatore alle prime armi avrà bisogno di qualche momento per capire che il tasto "C" permetterà di effettuare un'azione relativa a una classe, come infilare il casco di protezione per il demolitore o un treppiedi per un cecchino.

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Soltanto dopo una dozzina di partite sarà chiaro che le nazionalità dei giocatori non sono nient'altro che una skin per i personaggi e che certe armi sono solamente dei duplicati.

Fortunatamente è possibile personalizzare questi strumenti di distruzione e anche se molte modifiche sono di natura esclusivamente estetica è chiaro che le possibilità sono maggiori rispetto a Battlefield 3.

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Dopo essersi "fatti belli" e con in mano la propria arma preferita è giunto il momento di dare un'occhiata al resto del contenuto, di mettere i piedi sul campo di battaglia e di scoprire cosa offre la modalità multiplayer di Medal of Honor Warfighter.