The Dark Pictures Anthology: House of Ashes | Anteprima, orrore sotterraneo

Calatevi nell'orrore con la nostra anteprima di The Dark Pictures: House of Ashes, il prossimo gioco dagli autori di Until Dawn.

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a cura di Gioele Maria Pignati

Puntualmente, con una cadenza ormai annuale, Supermassive Games, sviluppatore di giochi famoso specialmente per Until Dawn, torna a proporci un nuovo capitolo della sua oscura antologia. Dopo aver esplorato una nave maledetta in mezzo all’Oceano Pacifico meridionale e dopo essere sopravvissuti agli orrori di un oscuro passato fatto di terribili rituali e cacce alle streghe è giunto il momento di vivere una nuova inquietante avventura.

Il Curatore sa tutto e si ricorda sicuramente di come Supermassive Games abbia individuato ben trentanove sottogeneri horror da cui attingere a piene mani per raccontare le sue storie. Per chi non lo sapesse The Dark Pictures Anthology si configura come una raccolta di giochi basati su tematiche horror tra loro scollegati, che nella giocabilità riprendono da vicino quanto visto nel famoso Until Dawn. Siamo riusciti a mettere le mani in anteprima sulla versione PC di House of Ashes, terzo capitolo della raccolta che ci presenta un contesto profondamente diverso da quello visto nei precedenti Man of Medan del 2019 e Little Hope del 2020.

Stavolta seguiremo da vicino le disavventure di un gruppo di soldati americani partiti in missione per l’Iraq nel 2003. Durante un intenso scontro a fuoco in territori desertici, le vibrazioni provocano un crollo del terreno ed alcuni dei combattenti si ritrovano intrappolati sottoterra in quello che sembrerebbe proprio essere un antico tempio sumero maledetto. I nostri eroi però non saranno soli perché le profondità in rovina sembrano popolate da misteriose e mortali creature desiderose di farci la pelle, simili a giganteschi pipistrelli. Ovviamente le cose inizieranno a precipitare piuttosto presto e saremo costretti a vivere una disavventura dopo l’altra.

Squadra che vince non si cambia

House of Ashes sembra dunque il diretto proseguimento delle intenzioni che gli sviluppatori inglesi si son posti sin dall’inizio. Il quadro generale è quello classico da b-movie dell’orrore con jump scare e cliché vari collegati da un filo di tensione costante. L’atmosfera come sempre sembra molto buona e la scelta di ambientare il tutto in un tempio sotterraneo alimenta costantemente il senso di oppressione e claustrofobia. Si tratta certamente di una location ben diversa da quella dei precedenti episodi. Qualcuno potrebbe preferire la nave in rovina di Man of Medan o la cittadina avvolta dalla nebbia di Little Hope, ma fondamentalmente è una questione di gusti.

La giocabilità di House of Ashes sembra seguire esattamente il solco tracciato dai precedenti capitoli dell’antologia presentando una giocabilità ridotta all’osso. Nel caso delle opere di Supermassive Games si può parlare di un libro gioco interattivo o meglio di una peculiare evoluzione del genere dell’avventura grafica. Gli stessi sviluppatori in qualche modo tendono ad inquadrare la Dark Pictures Anthology come una raccolta di film dell’orrore giocabili.

Questo si traduce in un andamento assolutamente lineare che, specialmente nelle fasi di esplorazione, presenta ambienti ristretti, spesso castigati da muri invisibili, che consentono qualche deviazione solo per permettere al giocatore di trovare segreti e collezionabili utili ad approfondire le vicende narrate. In giro per le varie location ad esempio sarà possibile trovare dei manufatti collegati a dei presagi che aiuteranno l’utente nelle scelte future mostrando delle visioni di ciò che potrebbe accadere. E già, abbiamo parlato di scelte, perché ancora una volta il gameplay sembra ruotare proprio attorno alle decisioni del giocatore.

Non si potrà correre, sparare o saltare, tutto ancora una volta ruoterà attorno all’esplorazione lenta e tesa, ai quick time event e appunto ai rapporti con gli altri protagonisti della vicenda che dovranno essere gestiti attraverso una ruota delle risposte dove potremo scegliere se rispondere col cuore, con la testa o semplicemente stare zitti. La gestione dei dialoghi ci porterà a modificare in maniera positiva o negativa il rapporto tra due personaggi innescando quello che in Until Dawn veniva chiamato “Butterfly Effect”, ovvero un effetto domino che può innescare situazioni tra loro molto differenti e che ovviamente può portare a finali diversi, alcuni più felici, altri decisamente più tragici e ricchi di amici periti in maniera crudele.

La porzione di gioco da noi provata onestamente ci è sembrata troppo breve per poter esprimere un giudizio relativamente al rapporto causa effetto collegato alle nostre scelte. Abbiamo comunque visto dei personaggi più o meno interessanti muoversi sulla scena, ognuno caratterizzato in maniera precisa. I loro rapporti in generale sembrano credibili e ben pensati. Regia e narrativa comunque vivono di alti e bassi con inquadrature apprezzabili che però sono accompagnate da una narrativa che almeno in queste fasi iniziali sembra fare fatica ad ingranare.

Due o tre passaggi poi ci sono sembrati forzati ed infantili: basti pensare ai mostri che potrebbero attaccare e che invece per qualche motivo oscuro non lo fanno o ad anonimi soldatini che sbucati dal nulla cominciano a fare fuoco tanto per mettere i bastoni tra le ruote ai protagonisti. Pare che faranno il loro ritorno i quick time event a tradimento, perché almeno in questa versione dimostrativa i momenti in cui fare la cosa giusta al momento giusto non venivano segnalati anticipatamente in alcun modo. Comunque in questa prima parte del titolo gli errori non ci sono sembrati poi così punitivi.

Un compromesso discreto

A livello audiovisivo non ci sono particolari cambiamenti da segnalare. Le melodie di sottofondo e gli effetti sonori sono sempre di buona fattura e contribuiscono ad alimentare il senso di tensione. Il doppiaggio come al solito è in italiano ed è caratterizzato da voci espressive ed adatte ai personaggi. Peccato solo che il risultato sembri sempre poco omogeneo con frasi che spesso in qualche modo sembrano slegate tra loro.

Tecnologicamente parlando poi si fa ancora una volta uso dell’Unreal Engine, ottimo motore grafico che, almeno in questa versione PC del titolo sembra non essere nemmeno troppo pesante. Sicuramente le inquadrature limitate e una certa ristrettezza degli ambienti aiutano molto a livello di performance. La qualità dei modelli comunque è buona così come di buon livello è l’effettistica che con sapienti giochi di chiaroscuri, fasci di luce piazzati al punto giusto ed un buon uso del depth of field riesce a regalare una certa atmosfera.

Forse stavolta c’è qualcosa in meno a livello di design: tanto nella caratterizzazione delle ambientazioni quanto in quella dei personaggi sembra mancare quel guizzo in più presente invece nei capitoli precedenti. Il motion capture poi come sempre fa il suo lavoro restituendo protagonisti espressivi anche se a volte afflitti dalla sindrome della “bambola vuota”, quei momenti in cui i personaggi sembrano perdere incisività a livello di sguardo ed emotività. Interessante invece l’accuratezza con cui sono stati riprodotti i movimenti delle funi o la precisione con cui gli attori digitali scendono i gradini delle scalinate.

Al di là di tecnicismi vari sembra proprio che House of Ashes, anche stando a quando presentato dai menù, riproporrà le apprezzate modalità multigiocatore, ovvero “serata al cinema” dove si potrà condividere la partita con altri amici che a turno dovranno interpretare il personaggio selezionato e “storia condivisa” dove si dovrà affrontare l’avventura insieme ad un altro utente connesso. La modalità in singolo resta sicuramente la scelta migliore per chi vuole vivere un’esperienza tesa ed inquietante, il multiplayer sarà come al solito un ottimo party game a tema horror, soprattutto se si ha a disposizione un gruppetto di persone con cui passare una serata alternativa accompagnati da nachos e birra.

Il codice di House of Ashes sembra già piuttosto in forma: a parte qualche problemino che sarà risolto in tempo per il lancio, il titolo di Supermassive Games ci è sembrato piuttosto stabile e libero da glitch di sorta. Per poter parlare del gioco in maniera più approfondita ovviamente dobbiamo attendere la recensione: solo in quella sede potremo capire a fondo gli effetti delle nostre scelte nel gioco, valutare se effettivamente la trama avrà o meno sviluppi più interessanti e capire l’effettiva durata dell’opera. Quello che abbiamo visto nel titolo supportato da Bandai Namco per ora ci è sembrato più che discreto.

Ricordiamo comunque che si tratta di una produzione dal budget modesto, cosa che si può facilmente intuire anche dal prezzo di vendita abbastanza onesto che si attesta sui 29,99 euro. House of Ashes sarà disponibile su PC, Playstation 4, PlayStation 5, Xbox One e Xbox Series X/S. Col preordine si otterrà l’accesso anticipato alla Curator’s Cut, una modalità che vi farà vivere scene inedite e vi permetterà di interpretare personaggi secondari. Se la nostra anteprima vi ha incuriosito potreste anche pensare di recuperare i primi due episodi di The Dark Pictures Anthology, ma attenzione al Curatore: sembra essere un tipo decisamente inquietante.

Avete deciso che The Dark Pictures: House of Ashes fa al caso vostro? Allora perchè non preordinarlo da questa pagina?