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The Forgotten City | Recensione, un mistero nell'Antica Roma

The Forgotten City è, o meglio era, una mod di Skyrim, sviluppata da sole tre persone e divenuta oggi un videogioco standalone disponibile all’acquisto sui vari store digitali.

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Avatar di Lorenzo Quadrini

a cura di Lorenzo Quadrini

-

Pubblicato il 03/10/2021 alle 16:30
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In sintesi

The Forgotten City è, o meglio era, una mod di Skyrim, sviluppata da sole tre persone e divenuta oggi un videogioco standalone disponibile all’acquisto sui vari store digitali.

  • Pro
    • -Trama complessa ed intrigante
    • -Gradevole da vedere
    • -Gameplay con spunti originali
  • Contro
    • -Ricostruzione storica piuttosto ingenua
    • -A tratti eccessivamente verboso

Il verdetto di Tom's Hardware

7

The Forgotten City è un gioco interessante, che pretende molto e su troppe cose, riuscendo però a spuntarla su quelle che contano davvero. Il gameplay è intrigante, certo senza rivoluzioni copernicane, e presenta un grado di originalità che emerge in maniera chiara dopo la prima oretta di gioco. Il design dei puzzle ed in generale il mood quasi da Doctor Who che si respira soprattutto nel momento di parlare con i numerosi PNG, nel tentativo di districare la matassa della maledizione, è gradevolissimo e ben riuscito. Quello che riesce poco e che assurge più come pretesto che come vero elemento della produzione è, paradossalmente, l’ambientazione romana. Un problema che forse personalmente tendo ad acuire ma che, vista una certa sicumera nella presentazione della ricostruzione storica della piccola urbs, risale prepotente all’emergere di evidenti semplificazioni e facilonerie storiche. Rimane, però, un problema di poco conto: The Forgotten City è bello, originale e gradevole da giocare. Forse il prezzo non proprio bassissimo potrebbe limitare qualcuno, ma se siete appassionati di avventure grafiche, questa rivisitazione “storica” vale ogni singolo euro.


Informazioni sul prodotto

Immagine di The Forgotten City - PC

The Forgotten City - PC

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The Forgotten City è, o meglio era, una mod di Skyrim, sviluppata da sole tre persone e divenuta oggi un videogioco standalone disponibile all’acquisto sui vari store digitali. Nonostante l’ovvia vicinanza con il gioco Bethesda, di cui condivide in maniera fisiologica il motore di gioco ed altri ammenicoli tecnici, The Forgotten City si inserisce di diritto all’interno  del genere delle avventure grafiche e dei puzzle game, pur con alcune interessanti variazioni sul tema.

the-forgotten-city-177259.jpg

Un mistero indietro nel tempo

Il gioco catapulta il protagonista, perso lungo le rive del Tevere, in un punto non meglio precisato del Lazio, all’interno di un vero e proprio buco temporale, entro il quale si trova la misteriosa città che farà da ambientazione a tutta l’avventura. Di particolare interesse è il contesto storico: una piccola cittadina della Roma antica. Sfortuna o fortuna (dipende dal punto di vista) ha voluto che il sottoscritto abbia passato buona parte della sua formazione post-laurea nello studio del diritto romano e, de relato, della storia di Roma. Ammetto quindi di aver guardato con occhio più critico del normale al lavoro, comunque encomiabile, di Modern Storyteller.

the-forgotten-city-177276.jpg

Il periodo storico in cui ci si muove all’interno del prodotto è (a detta delle descrizioni dei trailer) circa 2000 anni fa. Siamo quindi, in linea teorica, in pieno Principato, che sia vivo o già morto il buon Augusto poco importa. Il problema, a livello di ambientazione storica, di The Forgotten City risiede nel fatto di proporre, in maniera tacita ma forte, un’esperienza accurata e studiata. Si tratta di una bugia, che si manifesta in un design piuttosto orientato verso l’iconografia classica dei blockbuster hollywoodiani, nonché in una  caratterizzazione dei personaggi storicamente raffazzonata, mal inseriti all’interno di un periodo, quello di fine repubblica/inizio principato, complesso e lontano dai soliti stereotipi sulla Roma tardo-imperiale.

Ciliegina sulla torta di questa evidente mancanza di rigorosità storica è l’utilizzo barbaro del latino, fortunatamente non troppo presente e quasi sempre tradotto in maniera maccheronica ed errata (evidenziando il probabile utilizzo di quel diabolico marchingegno che risponde al nome di Google Translate). La fortuna di The Forgotten City, però, è che una volta superata questa imperdonabile faciloneria - secondo la quale per raggiungere la fedeltà storica basta aprire wikipedia e inserire personaggi vestiti come gladiatori in continuo assetto da battaglia o legionari con più fregi della colonna di Traiano - il giocatore è chiamato a scardinare un’avventura di tutto rispetto.

Un'avventura grafica con innesti originali

La trama, che ruota attorno alla maledizione della Regola d’Oro, è vivace ed intrigante. La piccola cittadina romana, bloccata in una porzione di tempo e spazio immota ed innaturale, deve fronteggiare la piaga di cui sopra, che consiste nel divieto assoluto di commettere un peccato, pena la trasformazione del peccatore in una statua d’oro. All’interno di questa complicatissima situazione, si inseriscono anche le necessità dei PNG, coinvolti in diatribe personali, scontri politici e misteri da risolvere. Questa struttura, già di per sé intricata, viene poi condita con la possibilità, da parte del fruitore, di “resettare” la Città, ricominciare da capo ed accumulare nozioni ed indicazioni utili per proseguire. Un prestito di peso dai roguelite, che permette innanzitutto di affrontare la questione della Regola d’Oro con più leggerezza, e che rende ancora più interessante il concetto di loop temporale su cui ruota un po’ tutta la struttura narrativa.

the-forgotten-city-177273.jpg

Non voglio addentrarmi oltre circa la trama del prodotto, si tratta di un’esperienza fortemente narrativa, per la quale la scoperta e l’esplorazione giocano un ruolo di enorme importanza, che non voglio rovinare con descrizioni soporifere e inutili. Per chi si chiedesse come The Forgotten City punta ad intrattenere, il fulcro del gameplay è senza dubbio il dialogo, con migliaia di righe di testo pronte ad essere lette (a volte con eccessiva verbosità, ma senza arrivare al voltastomaco). A questo si accompagnano sezioni più puzzle, anch’esse ben amalgamate ed integrate al sistema di repetita iuvant sopra descritto ed alcune (poche, per fortuna!) sezioni di combattimento dall’indiscutibile bruttezza.

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Tecnicamente il gioco cerca di spingere al massimo il motore di Skyrim, lavorando soprattutto sui volti e sulle espressioni facciali. Il risultato non è eccezionale, ma non evidenza nemmeno grosse sbavature (presenti invece nel capolavoro Bethesda, almeno senza l’intervento di mod grafiche). Nel complesso posso ritenermi soddisfatto dei PNG, il che risulta fondamentale in un gioco che utilizza il dialogo in maniera massiccia. Al netto dell’approssimazione storica dei personaggi e del design degli ambienti, anche questi ultimi lavorano molto bene, con effetti di luce gradevoli, scorci mozzafiato e una costruzione della piccola città romana perfetta per le esigenze di gameplay. Certo, il miscuglio architettonico è notevolissimo, ma si può soprassedere.

La versione cloud di Switch

A distanza di qualche mese dalla recensione, ritengo necessario aggiungere un paragrafo sulla versione Cloud Switch di The Forgotten City, che ho avuto modo di provare proprio in questi giorni. Il gioco non ha avuto alcun tipo di cambiamento di sorta, rappresentando quel particolare viaggio nel tempo (e nel loop temporale della maledizione) descritto nel testo soprastante. Inoltre un titolo del genere, narrativamente complesso ma semplice nella traduzione del gameplay collegato alla storia, rende molto bene anche giocato in modalità portable, che altrimenti soffre titoli in prima persona più dinamici e arzigogolati. Certo, rimane il problema del Cloug Gaming di Nintendo, il quale funziona in maniera dignitosa con una buona connessione, ma perde fisiologicamente in qualità visiva, rendendo la giocata portatile abbastanza meno definita di quella docked (a sua volta meno brillante e definita dell'esperienza PC). Comunque The Forgotten City non eccelle dal punto di vista grafico, migliorando un impianto (quello di Skyrim) comunque vecchiotto, ma per sua fortuna non fa neanche delle textures in 4K il suo punto di forza. Le scelte stilistiche sono di indubbio valore, così come la trama, vero cuore pulsante dell'esperienza. Al netto quindi dei dubbi che si potrebbero avere tra comprare un videogioco online (già di per sé privo di materialità) e comprare l'accesso online allo stesso, l'esperienza Cloud di Switch è un'esperienza sufficiente a rendere merito a The Forgotten City.

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