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The Sims: perché è uno dei giochi più geniali della storia

Oggi noi di Game Division vogliamo riflettere su passato, presente e eredità di uno dei titoli più importanti della storia dei videogiochi: The Sims!

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Avatar di Michele Pintaudi

a cura di Michele Pintaudi

Editor

Pubblicato il 10/08/2020 alle 10:00 - Aggiornato il 09/08/2022 alle 14:24

La storia dei videogiochi è ricca di titoli che, con tempi e modi diversi, hanno saputo scriverne pagine importanti andando a rivoluzionare quello che è oggi uno dei medium più potenti mai esistiti. Tra questi ne troviamo pochi, davvero pochissimi, capaci di lasciare un segno indelebile nel cuore e nella memoria dei videogiocatori: quel tipo di segno che riecheggia ancora oggi, con effetti e influenze che vanno ben oltre il “semplice” videogioco. Capolavori come Super Mario Bros, Doom e Metal Gear Solid fanno parte di questa schiera, che annovera al proprio interno anche una serie storica come The Sims.

Già perché il titolo ideato da Will Wright, figura che andremo ad approfondire nei prossimi paragrafi, è una di quelle opere che non fatichiamo a definire “geniali”. L’influenza di The Sims sia come videogioco che come parte della cultura popolare del nuovo millennio sono infatti elementi dall’indubbia portata. Quello che vogliamo fare oggi è riflettere, ripercorrendo i vari step che hanno costruito il fenomeno The Sims nel mondo, su quanto il gioco sia riuscito a impattare con una potenza incredibile sull’intera industria videoludica.

Nel farlo non ci focalizzeremo su un capitolo della serie in particolare, ma procederemo con un’analisi generale di quelli che sono stati vent’anni di una delle saghe videoludiche più importanti di tutti i tempi. Facciamo ora un salto indietro di qualche decennio, tornando alla fine degli anni Ottanta…

The Sims: le origini del mito.

Come anticipato, un ruolo quantomai centrale nella creazione e nello sviluppo di ciò che diverrà The Sims è ricoperto da Will Wright: informatico statunitense nativo della Georgia che sin da giovane si approcciò al mondo dei videogiochi, rimanendo affascinato dalle mille possibilità che lo sviluppo in via del tutto indipendente potesse offrire. Dopo una carriera accademica costellata di alti e bassi tra il Lousiana Tech e la New School di Manhattan, nel 1986 Wright fece l’incontro che cambiò per sempre la sua vita e l’intera storia dei videogiochi.

In quello che ha più volte ricordato, nel corso di varie interviste, come “il più importante pizza party di sempre” il giovane Will Wright si imbatté in via del tutto casuale in Jeff Braun: ambizioso investitore in cerca di progetti innovativi con cui sconvolgere il mercato. I due entrarono subito in confidenza, condividendo appieno le idee e i progetti che saranno il fondamento del loro nuovo studio di sviluppo: Maxis. Date le difficoltà riscontrate nel trovare un publisher disposto a distribuire il loro primo progetto, i due decisero di pubblicare SimCity in maniera del tutto indipendente: era il 1989 e, nel giro di appena tre anni, il gioco riuscì a vendere più di un milione di copie ottenendo il plauso congiunto di critica e pubblico.

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Un successo in parte inaspettato, soprattutto alla luce di quanto pubblicare un gioco del genere costituisse di per sé un rischio non da poco: in SimCity il giocatore si trova infatti a dover gestire tutti gli aspetti organizzativi di una metropoli, con una serie di opzioni di personalizzazione e aspetti da tenere in considerazione che mai prima di quel momento avevano caratterizzato un prodotto videoludico. La rivoluzione, insomma, era iniziata.

Il titolo diede il via, oltre che all’omonima serie, al cosiddetto filone Sim: videogiochi che vanno, per l’appunto, a simulare tante diverse situazioni da gestire nei minimi particolari. Davvero impressionante, nonostante risultati non sempre costanti in termini di vendite, è l’incredibile varietà di questi prodotti. Si va da titoli come SimEarth, dove il giocatore prende il controllo di un intero pianeta organizzandone l’intero ecosistema, al gestionale ambientato in una riserva africana SimSafari fino a SimAnt: singolare simulatore in cui l’obiettivo è prendersi cura di una colonia di formiche.

Passo dopo passo ci si stava avvicinando a quello che sarebbe stato il prodotto definitivo, con cui Maxis intendeva rivoluzionare l’industria videoludica scuotendola in un modo mai visto prima. Nel febbraio del 2000 uscì finalmente The Sims, che nel giro di appena cinque anni vendette ben 16 milioni di copie in tutto il mondo. L’idea alla base del gioco, che tutti conosciamo, è qualcosa di incredibilmente semplice: simulare ogni aspetto della vita reale di una o più persone all’interno di un mondo virtuale, creato e sviluppato a proprio piacimento. Ciò che rende The Sims il capolavoro che tutti conosciamo è però la realizzazione di questa idea: mai prima di allora, infatti, un gioco era riuscito a offrire una così ampia gamma di scelta all’utente.

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Il giocatore deve infatti tenere in considerazione tutta una serie di aspetti come fame, igiene, energia, divertimento e quant’altro. Ciò però non sarà sufficiente in quanto per il benessere dei nostri Sim sarà necessario uno sforzo nel far acquisire loro nuove abilità, con l’obiettivo di raggiungere la completa realizzazione personale ma anche professionale. Importante è poi la cura dell’ambiente circostante: arredare e costruire la casa dei nostri sogni sarà infatti un lavoro arduo, ma che alla fine ci ripagherà di tutti gli sforzi.

Le varie espansioni andranno poi ad aggiungere ulteriori elementi, come la possibilità di adottare un animale domestico o di andare in vacanza: da un gestionale come SimCity si è dunque arrivati a poco a poco ad un prodotto sempre più specifico. The Sims, insomma, era davvero il simulatore definitivo.

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The Sims: un’eredità spesso dimenticata?

L’incredibile quantità di attività svolgibili all’interno del gioco fu uno degli elementi che più di tutti andò a decretare il successo di The Sims, creando una community affiatata al punto da essere ancora viva e attiva a vent’anni dall’uscita del gioco. Pochi titoli hanno infatti saputo creare aggregazione come The Sims, e la miriade di forum e gruppi di discussione formatasi negli anni ne è ulteriore testimonianza: il titolo targato Maxis è andato ben oltre il videogioco, divenendo a tutti gli effetti parte integrante della pop culture a livello mondiale.

L’enorme successo del primo capitolo e delle relative espansioni – ben sette soltanto per The Sims – portarono Maxis allo sviluppo di un seguito capace di alzare ulteriormente l’asticella sotto diversi punti di vista. In The Sims 2 fa il suo debutto una grafica in tre dimensioni, viene aggiunta ai Sim la possibilità di invecchiare e si introduce la dinamica legata alla realizzazione di obiettivi specifici denominati aspirazioni e desideri, che il giocatore dovrà cercare di raggiungere per rendere la vita del proprio alter ego virtuale completa in tutto e per tutto. Era il 2004, e soltanto nell’anno di uscita il gioco riuscì a vendere 13 milioni di copie in tutto il mondo.

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Cinque anni dopo sarà la volta di The Sims 3 seguito, nel 2014, dal quarto e ad oggi ultimo capitolo. In questi ultimi, pur rimanendo evidente il tentativo di aggiungere sempre nuove caratteristiche e aspetti da tenere in considerazione, la sensazione più diffusa è però la stessa: il livello di innovazione complessivo, alla luce di tutto, non è elevato quanto lo poteva essere due decenni fa. Molti fan hanno infatti espresso pareri negativi sugli ultimi episodi della serie affermando di preferire di gran lunga i primi due capitoli, che come detto possono ancora oggi contare su una ricca community di appassionati.

A difesa di The Sims va però fatta una doverosa considerazione. Sebbene sia vero che gli ultimi capitoli hanno restituito meno innovazione rispetto a quanto fatto dai predecessori, è altresì necessario considerare quanto effettivamente The Sims e The Sims 2 furono qualcosa di realmente mai visto prima. L’introduzione di qualcosa di così nuovo e così curato nei minimi particolari è qualcosa di difficilmente replicabile nell’intera storia dei videogiochi, e di conseguenza appare complesso riuscire a rinnovarsi in maniera costante e incessante.

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È però un dato di fatto che i primi episodi abbiano in sostanza dato il via a qualcosa: costruendo le solide fondamenta su cui si poggiano i capitoli seguenti, essi hanno contribuito a mandare avanti un genere che in qualche modo resta unico nell’industria dei videogiochi. Soprattutto nel periodo di massimo splendore della serie, ossia nella prima parte degli anni Duemila furono diversi i titoli che miravano ad emulare la grandezza di The Sims, senza però mai riuscire ad eguagliarne le potenzialità. Oggi lo scenario è cambiato e The Sims 4 – al netto delle nove espansioni, dei sedici stuff packs e degli otto game packs – può comunque contare su un pubblico di notevoli dimensioni, pur non riuscendo ad esercitare la stessa presa che la serie aveva due decenni fa.

I fattori che vanno a concorrere sono diversi. Si tratta probabilmente di un processo naturale, in cui l’assenza di innovazioni eclatanti va a scontrarsi con il progressivo cambiamento di interessi dell’utenza. Può essere una questione anche di carattere culturale, e bisogna dunque tenere conto di quanto il mondo di inizio millennio fosse profondamente diverso da quello attuale per usi, costumi e consumi. Inoltre è necessario considerare la non tralasciabile questione legata ai costi: un life simulator realizzato ad hoc come The Sims richiede, indubbiamente, investimenti di risorse importanti sotto molti punti di vista. Ed è forse questo il fattore, unito al fatto che il genere sia divenuto sempre più di nicchia, a smorzare sul nascere i reali tentativi di portare della vera e propria innovazione.

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Sarà curioso vedere cosa il futuro potrà portarci in tal senso: negli ultimi mesi si sono susseguite più volte diverse voci di corridoio che vedrebbero Electronic Arts al lavoro su un quinto capitolo. Che The Sims 5 possa essere davvero il grande ritorno che tutti ci auspichiamo? Allo stesso tempo non va sottovalutato il possibile apporto della scena indipendente: titoli come Cities: Skylines o Stardew Valley, pur appartenenti a generi molto diversi da The Sims, hanno infatti mostrato quanto la forza delle idee possa spesso portare a titoli che non stentiamo a chiamare capolavori.

In conclusione va comunque ribadito un aspetto fondamentale: al netto di tutto ciò che è accaduto negli ultimi vent’anni all’interno dell’industria del videogioco, The Sims si è sempre e comunque riuscito ad affermare come un brand dall’incredibile potenza sia ludica che mediatica. Ed è per questo che, senza alcuna riserva, ci sentiamo di definirlo uno dei giochi più geniali che siano mai stati concepiti. La parola passa ora a voi giocatori: vi lasciamo invitandovi a dirci la vostra su The Sims, parlandoci di come lo avete conosciuto e raccontandoci la vostra esperienza su uno dei titoli che hanno definito la storia del videogioco.

Se siete interessati a The Sims 4, potete trovarlo a questo indirizzo: non fatevelo scappare!
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