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The Walking Dead The Final Season - Recensione

The Walking Dead The Final Season è l'addio di Telltale Games e l'ultimo viaggio di Clementine: scopriamo come è andata nella nostra recensione.

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Avatar di Nicola Armondi

a cura di Nicola Armondi

Pubblicato il 31/03/2019 alle 15:00

Il momento è arrivato: l’ultimo episodio di The Walking Dead The Final Season è stato rilasciato. Non si tratta solo della conclusione della quarta stagione, e non si tratta nemmeno della fine di una serie nata vari anni fa. Ieri, quel poco che era rimasto di Telltale Games, temporaneamente inglobato da Skybound, ha consegnato la propria lettera di addio ai fan. Ora sta a noi leggerla e decidere se The Walking Dead The Final Season è un gioco meritevole di attenzione.

In questa nuova avventura, abbiamo ripreso il controllo di Clementine, dopo la parentesi della terza stagione. La giovane non è più la bimba spaventata che abbiamo protetto vestendo i panni di Lee, e non è nemmeno la ragazzina in costante fuga della seconda stagione. Clem è una giovane donna, resa forte da tutte le esperienze vissute e da tutte le perdite subite.

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The Walking Dead The Final Season: dall'inizio alla fine

The Walking Dead The Final Season è la chiusura di un cerchio, in quanto da allieva e protetta Clementine si trasforma in insegnante e guardiana, come una novella Lee. Il mondo attorno a lei è però diverso e AJ, che abbiamo letteralmente visto nascere, è un bambino a cui è stata negata una vera infanzia. Fin dal primo episodio è stato reso chiaro come il punto focale fosse il rapporto tra i due. Ogni nostra parola e ogni nostra azione ha avuto un forte impatto sul giovane, molto più di quanto accadesse tra Lee e Clementine.

I due si sono imbattuti in un nuovo gruppo, composto unicamente da ragazzi e ragazze, anche più piccoli della protagonista. Questi giovani sopravvissuti vivevano nella Ericson, un riformatorio sperduto tra i boschi, lontano dal controllo degli adulti. Sembrava un piccolo paradiso sicuro, ma ovviamente l’oscurità si annida in ogni angolo. Clementine si è presto ritrovata a essere la guida di un riluttante gruppo di ragazzi che non erano pronti a combattere.

Leggi anche The Walking Dead: The Final Season, le nostre impressioni sul terzo episodio, Giocattoli Rotti

Arrivati all’ultima puntata, possiamo affermare che la trama di questa Final Season presta il fianco a varie critiche. Un limite emerso subito (e in parte atteso) è legato alla staticità geografica degli eventi narrati. Telltale Games ha creato una sceneggiatura col chiaro obbiettivo di non allontanare i personaggi dall’area principale, la scuola, per mantenere sostenibili i costi di sviluppo. Questo elimina un’importate componente di novità: il team ha quindi cercato di trasformare la scuola nella nostra casa, spingendoci a raccogliere collezionabili e a posizionarli, così da arredarla e renderla “nostra”. Purtroppo, non si crea un legame di questo tipo.

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Inoltre, il ritmo generale si è rivelato troppo basso. Passando da cinque a quattro episodi, si potrebbe pensare che le avventure di The Walking Dead The Final Season siano molto più dense di contenuti: purtroppo in più occasioni la vicenda ha rallentato per dare spazio a personaggi secondari poco interessanti e che, a conti fatti, hanno un impatto emotivo quasi nullo. C’è sempre bisogno di teste da far saltare, per rendere più drammatica ogni situazione, ma nella decina di nomi apparsi, solo un paio potranno essere veramente ricordati. Anche i “nemici” dei protagonisti non hanno un ruolo così importante da riuscire a rimanere nel cuore.

Fortunatamente, (quasi) tutto era pensato per sostenere il rapporto tra Clem e AJ. La coppia funziona in ogni istante e ci spinge veramente a giocare di ruolo. Per la quarta puntata prevedevamo e auspicavamo una “resa dei conti” tra i due, con il piccolo sopravvissuto costretto ad agire in modo indipendente, guidato dalla somma di insegnamenti che gli abbiamo impartito di episodio in episodio. Ebbene, da questo punto di vista possiamo ritenerci soddisfati, affermando che Telltale e Skybound hanno saputo “dare uno scopo” a tutta l’avventura.

Purtroppo uno dei misteri che la stagione si è portata avanti per tre puntate, ovvero ciò che era accaduto il giorno della ritrovamento di AJ da parte di Clem, si è risolto in una scena molto più prevedibile del previsto: valida e sensata nella narrazione, ma non la grande sorpresa che sembrava essere.

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Leggi anche The Walking Dead: The Final Season, le nostre impressioni sul secondo episodio, Bambini Perduti

Questo episodio, in termini generali, ha alzato il ritmo, anche grazie alla minore durata complessiva. Sono state limitate le fasi “aperte” da avventura grafica, ovvero quelle caratterizzate da lente esplorazioni dell’ambiente, in certa di oggetti utili a superare la sezione. Le fasi action, invece, non si sono evolute, ma non ci aspettavamo molto, vista la mancanza di novità già nel terzo episodio.

A livello tecnico rinnoviamo quanto detto nei precedenti articoli: questa stagione, sopratutto considerando i limiti di budget, si è rivelata la migliore tra quelle uscite, sopratutto grazie ai modelli di Clementine e di AJ. I caricamenti sono sempre un po’ troppo lunghi, ma ormai è un marchio di fabbrica di Telltale. Il doppiaggio è in linea con le precedenti produzioni. Infine, la traduzione italiana ci è parsa meno problematica rispetto al solito, fortunatamente.

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