War of Rights, una lettera dal fronte

Abbiamo provato War of Rights, FPS storico diverso dal solito. Armati di moschetto e di spirito di squadra, vincere la guerra di secessione non sarà facile.

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a cura di Matteo Lusso

Abbiamo provato War of Rights, uno sparatutto in prima persona e in Accesso Anticipato su Steam che ci riporta indietro ai tempi della guerra di secessione americana. La scelta di un periodo storico così lontano dai moderni combattimenti plasma prepotentemente il gameplay, rendendo questo titolo indie uno degli FPS più insoliti, ragionati e gratificanti che abbiamo mai giocato.

La guerra ai tempi dei moschetti secondo War of Rights

Campfire Games, sviluppatore ed editore di War of Rights, sta lavorando con un buon ritmo al proprio titolo e infatti pubblica nuovi aggiornamenti a cadenza mensile. Che lo sviluppo prosegua con tranquillità è certamente un buon segno ma ciò che ci ha stupito è soprattutto la community. L'aver puntato sul realismo nudo e crudo rende questo FPS molto difficile da apprezzare se non si entra subito in un'ottica collaborativa, questo perché ogni azione è incredibilmente lenta da svolgere e l'unico modo per raggiungere la vittoria è affidarsi ai propri compagni e seguire gli ordini.

In un'epoca videoludica dove siamo abituati a far da soli, soprattutto quando si gioca a uno sparatutto, War of rights riesce quindi a essere una boccata di aria fresca. Nel periodo che va dal 1861 al 1865, gli anni della guerra di secessione, l'equipaggiamento e le tattiche militari erano infatti molto differenti. Le armi da fuoco usate sono infatti imprecise, pesanti e molto lente da ricaricare - ogni volta bisogna aspettare qualche decina dei secondi prima di poter sparare nuovamente. La gittata è molto corta, ma nonostante ciò non è impossibile riuscire a colpire un avversario in movimento mentre ci carica, risultando davvero adrenalinico nei momenti più concitati; il gioco però non segnala assolutamente se siamo andati a segno né è presente una classifica con le uccisioni e morti personali e degli altri giocatori, ma ci è parsa una scelta giusta che sposta ancora di più il focus della partita verso la squadra e non il singolo.

A questo proposito, ogni partita di War of Right è un'esperienza unica. Il problema maggiore è che dovete essere in grado di comprendere e parlare in inglese, dato che è la lingua più utilizzata dagli altri giocatori. Inoltre, a causa del fuso orario, durante le ore diurne i server sono perlopiù vuoti e solo la sera e la notte ci sono sessioni che raggiungono i 150 combattenti o quasi. Non sono difetti intrinsechi del gioco ma bisogna assolutamente tenere conto di questi aspetti per potersi divertire al meglio con War of Rights.

Il gameplay vero e proprio è infatti molto semplice: le mappe presenti, che vanno dalla foresta, alla cittadina o alle due sponde di un fiume, hanno infatti un'estensione ridotta in modo da raggiungere rapidamente l'area contesa. Un timer segnala la durata massima della partita e vince la squadra che riesce a mantenere il controllo di quello che è il centro del campo di battaglia. È principalmente una modalità conquista come già vista in tanti altri FPS.

La distinzione fra soldato semplice, portabandiera - né più né meno che il punto di rigenerazione mobile della squadra - e ufficiali rende però le battaglie molto più ponderate, con tanti momenti in cui si schermaglia a breve distanza fino a che una delle due fazioni decide di tentare il tutto per tutto con una carica con le baionette. Nella loro semplicità le meccaniche funzionano, anche grazie a giocatori che hanno voglia e capacità di organizzarsi. Sembra un utopia, ma se l'ufficiale dice di alzarsi dal riparo, di mirare e di fare fuoco, tutti lo fanno in quel momento. Il gioco di squadra non è appunto un eccezione, ma la regola.

Dal punto di vista prettamente tecnico, War of Rights usa il sempreverde CryEngine noto ai più soprattutto per la serie Crysis. Pur essendo un titolo in Early Access la qualità raggiunta è discreta anche se non eccezionale. La qualità delle texture e la complessità poligonale dei modelli non sono infatti altissime. Anche le ombre non sono granché ma ad abbassare l'asticella sono soprattutto i riflessi: molti materiali non riflettono la luce anche se dovrebbero. Buone invece le macchie di sangue che si formano sul terreno e sui vestiti, così come la cortina di fumo che si genera dopo ogni sparo. Non si tratta quindi di una grafica eccelsa, le animazioni appaiono inoltre ancora un po' legnose e l'interfaccia non è molto particolareggiata, ma la foga del combattimento è resa abbastanza bene, pur dovendo rinunciare alla massima qualità per mantenere un framerate completamente stabile.

Nel complesso War of Rights è uno sparatutto molto interessante. Le meccaniche non sono originalissime ma l'ambientazione e la comunità che si è già formata attorno a questo titolo lo rendono un'ottima alternativa ai soliti FPS. È però necessaria una buona dose di pazienza e non lasciarsi scoraggiare dai primi momenti di gioco per riuscire ad apprezzare veramente War of Rights. Il nostro consiglio è quindi quello di tenerlo d'occhio in attesa della versione finale.

Se volete supportare lo sviluppo di War of Rights, potete acquistarlo per PC su Steam.