West of Dead | Anteprima dall'oltretomba

Abbiamo provato West of Dead, il nuovo roguelike indipendente ambientato nell'aldilà western e con la voce di Ron Perlman per il pistolero protagonista.

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a cura di Alessandro Palladino

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Il vecchio west è sempre stato fonte di grandi ispirazioni e altrettanto grandi opere, di cui recentemente possiamo ricordare la nostra vita da banditi in Red Dead Redemption 2. Ma il west non è solo cowboy, cavalli e cacciatori di taglie: è un periodo pieno di leggende e miti, dove la cultura mistica delle popolazioni indigene si è fusa con le credenze popolari dell’occidente moderno, creando racconti di esseri spettrali che cavalcano al tramonto tra i cimiteri profanati dai colonizzatori di un tempo. L’aldilà non è mai stato distante nel vecchio west, c’era una venerazione della morte e delle conseguenze che il suo mancato rispetto portasse ai profanatori, figli di una vita che a malapena dava il pane sulla tavola.

Nasce dal fondo di queste leggende l’anima lugubre di West of Dead, il nuovo gioco di Raw Fury e Upstream Arcade ambientato nel purgatorio come se lo sarebbe immaginato un qualsiasi abitante del Wyoming nel 1888: pistole, proiettili, alcol contrabbandato e demoni dalle ombre. Il gioco non ha ancora del tutto percorsi i suoi gironi infernali da quando fu annunciato all'ultimo evento Xbox, ma nell’attesa il team di sviluppo ci ha generosamente offerto un giro nella sua creazione, in modo da raccontarvi come potrebbe essere il trapasso in uno spaghetti western.

Gli stivali di pelle dura in cui ci si cala sono quelli di William Mason, una persona dalla fedina abbastanza lunga e con la voce donata da Ron Perlman in persona, una scelta che si rivela essere azzeccata considerando quanto lo stile grafico tra ombre e colori ricordi i migliori albi di Hellboy. Oltre un utilizzo smodato di un revolver, le vicinanze con il diavolo rosso finiscono fin da subito, calandoci nelle atmosfere di una caverna a malapena illuminata.

L’area di partenza è rappresentata da un piccolo saloon vecchio stile in cui un uomo sta al bancone perennemente lucidando i suoi boccali, di certo non voglioso di darci qualche parola di conforto. Anzi forse è meglio arrendersi per lui, aspettare che qualcuno di più meritevole di noi ci faccia superare le difficoltà del limbo. Ma a noi decisamente non va di spendere la vita non terrena in un pidocchioso saloon, perciò l’unica opzione valida è quella di buttarsi a capofitto in una miniera abbandonata piena di pericoli e fuochi fatui dove la luce è la seconda arma più potente dopo il pimbo.

West of Dead riprende tutti gli elementi tipici dei roguelike moderni, dove a partire da un’area di partenza dovremo di volta in volta farci strada in dungeon generati casualmente, aiutati solo dalle armi che troveremo nel corso del livello. Se sì muore ogni progresso viene azzerato e si deve cominciare da capo, per lo meno al momento della versione da noi provata e ancora lontana dalla pubblicazione. Qualche indizio per un sistema continuativo tra un decesso e l’altro c’è, partendo dai teletrasporti nella mappa ad alcune risorse accumulabili nel corso dell’esplorazione, un po’ come succede nel vicino Dead Cells.

Il twist di West of Dead nel genere di cui fa parte è l’idea di fondere in esso la pratica del twin-stick shooter, permettendo quindi al nostro pistolero di potersi riparare dietro gli oggetti della mappa e sparare a lunghe distanze evitando di essere a sua volta colpito dai nemici armati. Lo shooting è regolato da ferree regole d’ingaggio e non è certo uno sparatutto indiscriminato: ci sono attese, tempi di reazione e distruttibilità dei vari ripari, richiedendo anche una certa strategia nello sfruttare la luce delle lanterne sia come arma che come unico mezzo per guadagnare visione sui nemici oscurati. Quando si accende un lume i nemici nell’area vengono storditi per breve tempo, permettendovi quindi di spostarvi e contrattaccare a vostro piacimento.

Più che stalli alla Mezzogiorno di Fuoco, il pistolero dell’oltretomba è un desperado che analizza tempi e reazioni, trovando la sequenza migliore per uscirne inerme e ottenere i bottini che si celano nelle stanze più succose. Power up e nuove armi vi aspettano in alcuni specifici punti, dimostrandosi i soliti obbiettivi a cui mirare durante qualsiasi run di gioco, stando ovviamente attenti a ponderare bene le varie sinergie tra l’armamentario. Il tempo speso nella miniera dannata sarà scandito da lampi di luce e una musica lugubre, al momento composta solo da alcuni brani dalla sonorità gretta ma estremamente gradevole tra gli scontri a fuoco.

In Conclusione

Al netto del suo stile sopra le righe e ben eseguito, West of Dead è ancora in una fase prematura per emettere qualsivoglia giudizio, ma l’antipasto mostratoci da Raw Fury è più che sufficiente per incuriosirci. Sarà per la dura voce di Perlman o per i contrasti tra le tonalità, qualsivoglia elemento si possa guardare non fa altro che confermare quanto di promettente ci sia nell’idea e nel design di questa produzione indipendente. Certo, non è facile oggi proporre un nuove roguelike in grado di offrire qualcosa di diverso, ma per quanto di quel poco si è visto West of Dead si è totalmente guadagnato un po’ di fiducia con la quale gli auspichiamo di riuscire a intrattenere come hanno fatto i migliori esponenti della sua risma.

West of Dead sta ancora caricando il suo revolver ma nel frattempo è disponibile per la Lista Desideri di Steam!