3D attivo e 3D passivo: ecco le differenze qualitative

TCO Development, uno dei più noti enti certificatori, ha deciso di analizzare le diverse esperienze con le tecnologie 3D attive e passive. Alla fine luminosità e risoluzione sono le voci più controverse.

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a cura di Dario D'Elia

TCO Development ha pubblicato i risultati di uno studio sull'esperienza 3D basata sulla tecnologia attiva e quella passiva. L'ente svedese che da anni è un riferimento per l'ergonomia, consumi, ecologia e altri parametri dei prodotti hi-tech ha deciso di fare il punto della situazione.

TV 3D

Il cosiddetto ghosting orizzontale è minimo con entrambi gli standard, mentre quello verticale può manifestarsi di più con soluzioni passive se non si regola bene la posizione dello schermo – fondamentale l'inclinazione, che non dovrebbe superare i 15 gradi sull'asse positivo o negativo.

Per quanto riguarda la luminosità TCO ha rilevato che gli occhiali attivi la abbassano di almeno tre volte rispetto a quelli passivi. Ovviamente questo è un parametro che in senso assoluto può essere considerato negativo, ma quello che conta è poi il rapporto con contrasto, risoluzione, livello del nero, etc. 

"Gli occhiali 3D passivi devono sacrificare la risoluzione verticale per mostrare le immagini su ogni occhio con polarizzazione diversa. Una 3DTV passiva con 1920 x 1080 pixel ha una risoluzione reale in 3D di 1920 x 540 pixel per occhio, contro una 3DTV attiva che mantiene i 1920 x 1080 per ciascun occhio", si legge nel rapporto TCO. In ogni caso pare la sensazione di risoluzione percepita sia comunque sempre più alta con il 3D rispetto al 2D.

TCO Development si è ripromessa di valutare la possibilità di attivare una certificazione per il 3D. A tutti gli effetti potrebbe essere utile per i consumatori il rispetto di alcuni parametri minimi. Per quanto riguarda ad esempio la salute gli studi per il momento hanno rilevato solo l'affaticamento degli occhi.