Anche i malware diventano applicazioni cloud

Curiosa scoperta di G Data: il cloud computing è comodo e pratico anche per i criminali.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Il cloud computing piace a tutti, anche ai criminali informatici.  Gli esperti di G Data ci spiegano infatti che tra le nuove tecniche usate per la diffusione del malware è comparsa anche quella chiamata "Stealth Cloud", che sposta parte delle minacce su server remoti.

Si tratta in particolare di trojan bancari, il cui scopo è sottrarre dati personali con il fine ultimo del furto d'identità. In passato il malware contaminava il PC della vittima, per poi collegarsi a un sito web malevolo che scaricava ulteriore codice dannoso.

Con la tecnologia Stealth Cloud "parti singole della struttura del malware sono spostate nel Cloud. Attraverso questa procedura gli autori del malware intendono prevenire e bypassare un'analisi condotta dai produttori di antivirus e dalle banche".

Perché prendersi tanto disturbo? Semplicemente perché una scansione antivirus sul PC non rileverà nessuna minaccia, se il malware – o anche solo una parte di esso - è nascosto nella nuvola. Non solo però: l'uso del cloud rende anche molto più facile la gestione dei file di configurazione, così sul PC della vittima bisogna lasciare solo pochi dati essenziali, delegando al server il grosso del lavoro.