Oggi è impossibile uccidere una persona con il pensiero

Intervista ad Andrea Stocco, ricercatore italiano negli Stati Uniti che insieme ad altri colleghi è riuscito a inviare un segnale cerebrale via Internet permettendo a una persona di controllare la mano di un altro individuo a distanza.

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a cura di Manolo De Agostini

TH: Dite che non è possibile controllare movimenti contro la volontà di una persona. Siete davvero sicuri? È possibile controllare movimenti muscolari involontari come la respirazione?

AS: Beh, quello che abbiamo detto è che non è possibile "usando la tecnologia attuale". Di questo siamo sicuri. Ovviamente, man mano che la tecnologia procederà il rischio di "controllo mentale" aumenterà in proporzione. In ogni caso, un vero "controllo mentale" richiede non solo la tecnologia adeguata per stimolare un cervello in maniera sufficientemente sofisticata, ma anche fare corrispondenti progressi nelle aree delle neuroscienze per capire come sono codificati pensieri complessi come emozioni, intenzioni e piani mentali.

La respirazione è un caso un po' a parte. Il respiro è controllato da una parte del cervello molto più antica, e situata molto più in profondità della corteccia cerebrale (che, invece, è la parte del cervello che viene "letta" o "stimolata" in quasi tutti i casi). Come molte funzioni cerebrali "antiche" (controllo della temperatura, ad esempio), la respirazione è un sistema abbastanza indipendente dall'attività degli altri circuiti cerebrali, e quindi è relativamente difficile da controllare con le tecnologie di stimolazione che abbiamo.

TH: guardiamo al futuro, a un ipotetico 2050. Quali applicazioni potrebbe avere la tecnologia che state sviluppando? In che settore sarà usata? Anche in quello dell'entertainment, in particolare dei videogiochi?

AS: nel mondo dell'entertainment e della comunicazione alcuni risultati si vedono già. Samsung, ad esempio, promette d'introdurre interfacce per controllare telefonini direttamente col pensiero dal prossimo anno. I passi avanti fatti nel campo delle Brain-Computer Interfaces (BCI) sono enormi. Con gli algoritmi attuali semplici movimenti come "muovi a destra" e "muovi a sinistra" si possono riconoscere da registrazioni con tre o quattro canali soltanto; in pratica, questo è quanto basta per controllare un cursore, o voltare pagina su un Kindle, indossando solo una cuffietta.

La cosa più specifica del nostro esperimento non è tanto la capacità di "leggere" i pensieri, ma la capacità di riprodurli attraverso la neurostimolazione. Questo tipo di ricerca è ancora terreno vergine, e nessuno sa con certezza fin dove si possa arrivare. Se funzionasse, penso che le applicazioni più interessanti saranno in campo educativo. Il sistema educativo è probabilmente la parte della nostra società che è cambiata di meno nel corso degli ultimi secoli. La tecnologia ha cambiato quasi tutto, compreso il modo in cui viviamo, ci divertiamo, e persino mangiamo e dormiamo. Per contro, la scuola funziona ancora in base agli stessi meccanismi dell'epoca dei romani: gli studenti vanno in classe, e un insegnante tiene delle lezioni. Se si potessero trasmettere delle conoscenze direttamente al cervello, si potrebbe fare un "download" di informazioni direttamente ai nostri neuroni. Una tecnologia di questo tipo sarebbe utile per molti motivi: non tutti gli insegnanti spiegano bene, non tutti gli alunni capiscono con la stessa velocità e, soprattutto, non tutti i contenuti sono facili da spiegare verbalmente - il che, al momento, è l'unico mezzo esistente per trasmettere informazioni.

TH: Ci sono altri aspetti della ricerca che state svolgendo ritiene debbano essere comunicati ai nostri lettori?

AS: solo tre punti. Il primo è che la tecnologia che abbiamo è ancora primitiva e gli scenari più inquietanti di "controllo mentale" sono davvero lontani, così lontani che non sappiamo neppure se sono oggettivamente possibili. Ci tengo a sottolineare questo perché molte persone ritengono che il nostro esperimento abbia qualcosa di sinistro.

Il secondo è che tutti gli scenari che abbiamo ipotizzato sono ancora lontani; oltre che progressi tecnologici, servono anche progressi nelle neuroscienze per capire adeguatamente come i pensieri sono rappresentati nei neuroni. Il terzo è che la nostra ricerca non è stata finanziata dal alcun ente militare, a differenza di quanto hanno scritto in molti.

Uno dei nostri studenti è supportato, in parte, da un borsa di studio dell'agenzia per la ricerca dell'esercito, ma questa agenzia ha finanziato solo la ricerca per BCI, e nessun ente di finanziamento, pubblico o privato, ha finanziato il nostro esperimento "da cervello a cervello" (in effetti, molti non avrebbero nemmeno ritenuto l'esperimento possibile). Per l'esperimento abbiamo lavorato da soli, al di fuori degli orari di lavoro e nel weekend. La nostra ricerca è assolutamente volontaria, e tutti i contenuti sono pubblici!