Google viola le sue regole, link sponsorizzati per Chrome

Google potrebbe aver violato le sue stesse regole sulla pubblicità online, a causa di una campagna promozionale per Chrome. I link per scaricare il noto software sono finiti in numerose pagine di blogger, a fronte di articoli che accennano soltanto vagamente al browser dell'azienda. Il problema è che questi cosiddetti garbage post non sono affossati nei risultati ricerca e continuano a comparire fra le prime posizioni.

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a cura di Roberto Caccia

Google potrebbe aver violato le sue stesse regole sulla pubblicità, grazie a una campagna promozionale per il suo browser Chrome. Sembrerebbe infatti che l'azienda di Mountain View abbia pagato numerosi blogger per scrivere articoli promozionali con un link per scaricare il noto software usato da milioni di utenti.

Il problema è che se le regole sulla pubblicità di Google fossero applicate anche a questi post allora la pagina di download di Chrome sarebbe rimossa dai risultati di ricerca per un periodo di tempo compreso fra un mese e un anno. Ma cosa c'è di tanto scandaloso in queste pagine promozionali?

Uno dei link sponsorizzati al centro della bufera

Alcune parlano di come Chrome possa aiutare le piccole imprese, altre divagano per lunghi paragrafi parlando di come si possa risparmiare tempo e denaro, altre ancora si limitano all'inserimento di poche frasi ad effetto corredate un video promozionale. In realtà non si fornisce nessun dettaglio sulle caratteristiche del browser e non si spiega come effettivamente l'uso di questo software possa avvantaggiare gli utenti rispetto all'uso di altre soluzioni della concorrenza.

Questi dettagli basterebbero per qualificare questi articoli come "garbage posts" (letteralmente post spazzatura), finendo per essere affossati nei risultati di ricerca di Google. Ma non è questo il caso, visto che basta una semplice ricerca per visualizzare centinaia di risultati.

Cercando per esempio "Google Chrome benefits" due di questi post spazzatura compaiono in prima pagina, fra i primi dieci risultati. Una "coincidenza" incredibile, visto che la ricerca offre circa 21 milioni e 200 mila risultati.

I garbage post compaiono misteriosamente fra i primi risultati nelle ricerche online - Clicca per ingrandire

Google avrebbe potuto evitare la gaffe semplicemente usando il codice "no follow", usato per identificare questi link pagati. In questo modo PageRank, il sistema di Google usato per assegnare e identificare la popolarità di un sito, non sarebbe influenzato nei risultati di ricerca.

L'errore potrebbe dunque arrivare dai blogger, ma anche in questo caso Google avrebbe potuto e dovuto controllare con maggiore precisione l'operato degli scrittori online.

L'azienda ha risposto al polverone sollevato da Danny Sullivan di Search Engine Land e ripreso da numerosi siti web, e ha spiegato di non aver concesso l'autorizzazione per questo tipo di campagna pubblicitaria.

I PR di Google affermano di non aver concesso l'autorizzazione per questo tipo di campagne promozionali

Inoltre, i PR di Google confermano di aver sempre evitato le sponsorizzazioni, compresa la discutibile pratica di pagare blogger per la promozione di prodotti, in quanto si tratterebbe di pubblicità non trasparente e non curante degli interessi degli utenti.

Per ora il gigante della ricerca online non ammette responsabilità e afferma di essere al lavoro per indagare su come la questione possa essersi evoluta in questa direzione. L'unica cosa certa è che questa figura "barbina" resterà a lungo nelle menti degli internauti, sotto la categoria "fail" (o fallimenti) di Google.