Diritto all'accesso e investimenti nelle reti

Anche il maggiore partito di opposizione ha reso nota una proposta di Agenda Digitale per l'Italia. Quattro i punti chiave: diritto all'accesso, investimenti nelle reti, sviluppo contenuti digitali e neutralità della Rete.

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a cura di Dario D'Elia

Gli obiettivi chiave individuati sono quattro:

1) Garantire il diritto all'accesso al digitale a tutti i cittadini.

Servizio universale significa che la politica di sviluppo dell'innovazione e di reti a banda larga deve essere ispirata ad alcuni obiettivi di fondo:

- promuovere l'inclusione sociale delle fasce di popolazione più deboli

- garantire l'accesso a tutti i cittadini e le imprese, indipendentemente dall'ubicazione geografica e a costi accessibili

- garantire l'accesso a tutti i contenuti che sulle reti vengono veicolati, senza forme di censura o discriminazione secondo il principio di neutralità della rete così definito dalla FCC  negli Stati Uniti: "Tutti i consumatori devono avere il diritto di accedere a tutti i contenuti fruibili su Internet".

Diritto all'accesso

2) Investire sulle reti per assicurare a tutti i cittadini un'offerta digitale adeguata e competitiva con gli altri paesi europei. Si tratta di obiettivi ambiziosi, che vanno perseguiti rilanciando gli investimenti anti digital divide, definendo una via italiana per le NGN e liberando una parte dello spettro radio ormai indispensabile allo sviluppo delle reti mobili.

- L'intervento anti digital divide, coordinato tra Stato e Regioni, non può subire rallentamenti se si vuole raggiungere l'obiettivo di una copertura minima al 100% della popolazione entro due o tre anni al massimo. Almeno una parte delle risorse promesse nel Piano Romani va effettivamente investita, sapendo che si tratta di interventi che producono comunque un positivo effetto anticiclico sull'economia. L'eliminazione del digital divide deve essere preceduta da una mappatura dell'offerta reale presente sul territorio con le diverse tecnologie di accesso fisse e wireless (su frequenze licenziate o ad uso libero).

- Per realizzare un'infrastruttura di rete in fibra capillare e di qualità occorre individuare un modello italiano, replicabile su base territoriale, che consenta di diluire gli investimenti ed aumentare il numero degli investitori che possono trarre un immediato beneficio locale. Gli enti locali stanno ben  cogliendo con le proprie iniziative territoriali il fatto che non esiste un'unica rete ma una rete di reti interconnesse tra loro, realizzate con tecnologie diverse, anche da operatori economici differenti, purché seguendo standard  internazionali ed interoperabili. 

- Per far fronte all'aumento degli accessi a internet da reti radiomobili e realizzare le reti wireless LTE, occorre assegnare con un'asta entro il 2011 le frequenze della banda 800 Mhz liberate dalla transizione della tv dall'analogico al digitale. Questo obiettivo, indicato  dal PD nel 2009 e fino a pochi mesi fa osteggiato dal Governo, si è fatto finalmente strada nella legge di stabilità.

Il PD pone due condizioni

a) a pagare questo "dividendo di spettro" in termini di capacità trasmissiva dovranno essere innanzitutto gli incumbent  Rai e Mediaset,  la cui posizione dominante non può aumentare  ulteriormente  grazie al  digitale.  Non è possibile che mentre si organizza l'asta per le frequenze della banda 800 momentaneamente assegnate ad emittenti locali, con il beauty contest sulle frequenze tv si regalino altri due multiplex a Rai e Mediaset. Si tratta di una capacità trasmissiva  superflua per gli incumbent della Tv e preziosa per mettere a disposizione frequenze per le emittenti chiamate a liberare la banda 800.

b) una parte significativa dei proventi dell'asta dovranno essere usati per investimenti nell'innovazione e nel digitale, come ha chiesto di recente anche la Commissaria Kroes. È urgente un intervento generale adottato insieme dallo Stato e dalle Regioni che da un lato acceleri la digitalizzazione della PA e delle imprese e dall'altro coordini gli investimenti ed i progetti di nuovi servizi. Tale intervento potrà consentire il rapido sviluppo della domanda di servizi digitali che potrà fungere da volano anche per gli investimenti nelle infrastrutture.  La sfida riguarda innanzitutto la digitalizzazione delle piccole imprese che da sola può dare una scossa alla produttività dell'intero sistema.