L'investigatore privato ai tempi di Facebook, tra GPS e droni

Abbiamo chiacchierato con Luciano Ponzi e scoperto quanto la tecnologia pesi nell'investigazione privata.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Da Sherlock Holmes al detective Marlowe, fino agli impareggiabili Sam & Max, la figura dell'investigatore privato segue certi canoni quando ce lo immaginiamo. Una figura sfuggente, possibilmente avvolta dal fumo delle sigarette, pronto a pedinamenti, appostamenti, ed eventualmente interrogatori non proprio ortodossi quando l'intuito e la deduzione non bastano.

I tempi però cambiano, e anche questo lavoro ha perso da tempo l'aspetto da romanzo noir anni '50 che pure è radicato nella nostra fantasia. Sono finiti i tempi di Poirot e anche quelli della signora Fletcher, e se è per quello anche quelli di Tom Ponzi, famoso fondatore di un'agenzia investigativa tra le più famose in Italia.

Ne abbiamo parlato con suo nipote Luciano, che dal 1995 dirige l'agenzia fondata dal padre Vittorio nel 1958. E così abbiamo scoperto cosa significa fare l'investigatore privato oggi, tra GPS, smartphone, social network, leggi sulla privacy e droni.