Cos'è un radiatore spaziale

Otto studenti italiani hanno avuto l'approvazione dell'ESA per un innovativo radiatore spaziale che sfrutta attuatori a polimeri elettro attivi. A settembre 2014 volerà a bordo di un pallone stratosferico BEXUS per il primo test.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Cos'è un radiatore spaziale

Per chi fosse a digiuno di questo argomento, i sistemi di controllo termico (TCS) sono necessari per garantire la sopravvivenza delle componentistiche a bordo, mantenendole in un range di temperature operative onde evitarne il congelamento o il surriscaldamento. I radiatori, in particolar modo, rispondono alla necessità di dissipare il calore in eccesso accumulato all’interno dei satelliti tramite emissione di radiazioni termiche dalla loro superficie verso l’esterno.

Cristian Cacco, Davide Paganini, Matteo Zorzan, Riccardo Dalla Vecchia, Federico Cipriani, Francesco Cocco, Mattero Lora e Marco Dalla Grassa hanno progettato un nuovo tipo di radiatore privo di attuatori meccanici, riscaldatori elettrici o di liquidi, i quali in ambiente spaziale richiedono particolari misure di contenimento e gestione. Nonostante la mancanza di questi componenti, esso è in grado di adeguarsi alle condizioni dell’ambiente esterno e di garantire un controllo termico attivo del satellite. Questo è possibile grazie all’innovativa tecnologia degli EAP.

In questo modo si risolvono i problemi legati ai radiatori attualmente impiegati. Infatti, dato che in genere fanno utilizzo dei componenti sopra citati, sono spesso soggetti a malfunzionamenti in ambiente spaziale.

Per lo più si tratta di radiatori passivi, che richiedono alimentazione elettrica, misure di contenimento per i fluidi o l'impiego di attuatori meccanici con ingranaggi e collegamenti. Tutti componenti soggetti a malfunzionamenti.

"Tutta la tecnologia dei radiatori spaziali al momento si basa su tecnologie sviluppate decine di anni fa; tutto ha funzionato in modo adeguato e per questo non è mai stato cambiato nulla. Il problema è che questi radiatori non possono adattarsi dinamicamente alle svariate situazioni operative che si incontrano in una missione spaziale".

Per esempio, una sonda che va su Marte non potrà essere usata per andare su Mercurio perché le condizioni operative sono differenti. Per lo stesso motivo nel 2011 è stata spenta Rosetta e verrà riattivata il 20 gennaio di quest'anno.