Note conclusive

Rinnoviamo il dibattito sulla digitalizzazione, sperando di andare oltre lo sterile tema dell'ebook.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Note conclusive

Un sacco di buona teoria, una ventata d'aria fresca, o una secchiata di acqua gelata; possiamo vedere l'opinione di Salvatore Giuliano in tanti modi.

Di certo ora non possiamo più pensare che il discorso sulla digitalizzazione della scuola inizia e finisca nell'introduzione dell'ebook, della LIM o del tablet. C'è molto di più, e indovinate un po', le nostre istituzioni lo sanno benissimo, o almeno qualcuno che lo sa ci dev'essere: sul sito ufficiale dell'agenda digitale italiana c'è infatti il documento sul Piano Nazionale per la Scuola Digitale (PDF).

EBook realizzato dagli studenti dell'ITIS E. Majorana di Brindisi - clicca per ingrandire

Pagine su cui si ritrova sostanzialmente tutto ciò che vorrebbe Giuliano dalla scuola moderna: non un semplice aggiungere dispositivi, né una scontata digitalizzazione dei libri. La scuola tecnologia è una scuola che in modo progressivo diventa un luogo dove si condivide la conoscenza. Una scuola che è stata cambiata non dalla tecnologia in sé, ma da persone che la conoscono e la sanno usare per raggiungere i migliori risultati - in questo caso un nuovo tipo di didattica.

Forse il lettore di Tom's Hardware è un po' a digiuno quanto a pedagogia moderna, ma di certo qualcuno avrà notato che le ambizioni di Giuliano non sono, dopotutto, una grande novità. Intendiamoci, bookinprogress.it è qualcosa di eccezionale, così com'è lodevole OilProject; ma una didattica che si adatti all'alunno, con un docente che lo sappia guidare in un percorso individuale, che sappia portare in classe conoscenze dalla origini più svariate, questo non è del tutto nuovo.

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Tutti i nuovi docenti, negli ultimi anni almeno, sono stati formati su queste basi. A tutti viene insegnato quanto sono importanti cose come la motivazione gli alunni, il capire lo stile cognitivo di ognuno di essi, dedicare tempo in classe per le esercitazioni, saper valorizzare il lavoro di gruppo senza perdere di vista l'importanza del singolo..

Insomma, da un punto di vista accademico la pedagogia è più che pronta a una scuola ad alto contenuto tecnologico. Eppure un caso come quello dell'ITIS Majorana di Brindisi è ancora visto come l'eccezione. Dovrebbe essere la norma, invece lo ammiriamo, lo guardiamo come ciò che vorremmo per i nostri figli – e sotto sotto pensiamo che quasi certamente non sarà così.

Ebbene, questa situazione deve finire al più presto. Auguriamo a tutti gli studenti e a tutti gli insegnanti che il 2013-2014 sia l'anno della svolta. Dopotutto le premesse ci sono tutte: le LIM (Lavagna Interattiva Multimediale) ormai abbondano, e in aula ci sono studenti che sanno usare smartphone e PC, e hanno solo bisogno di insegnanti che mostrino loro come trasformare le loro capacità in strumenti per imparare di più, più in fretta e meglio.

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E Giuliano in effetti ha messo il dito nella piaga, quando ha citato il fatto che il cuore della questione sono gli insegnanti. Ben formati, come dicevamo prima, spesso quando arrivano in aula non cercano di mettere in pratica ciò che hanno imparato, ma ripiegano sul modello s'insegnamento tradizionale, quello che si affida anche troppo al libro di testo. Quel modello d'insegnamento per cui a inizio lezione si dice "aprite il libro a pagina …".

 "C'è la LIM, che alcuni usano bene e altri come fosse una lavagna di ardesia", ci ha detto Giuliano, sottolineando quello che forse più di tutti è il nodo centrale della questione: non ci può essere scuola moderna senza insegnanti moderni. Non basta una lavagna multimediale a svecchiare un'aula e, meglio non farsi ingannare, non è una questione di età per quanto riguarda gli insegnanti.

La situazione è delle più complesse, e un articolo breve come questo rischia sempre di semplificare troppo. Tuttavia il messaggio conclusivo deve per forza andare ai docenti: non si può più pretendere di fare scuola senza Wikipedia, senza YouTube, senza OilProject, senza Internet. E lo smartphone in classe? Un problema da risolvere, se deve servire per distrarsi, per "farsi i fatti propri", per andare su Facebook o scambiare messaggi come con Whatsapp. Ma che sia il benvenuto, se può entrare a far parte di un sistema didattico nuovo e migliore.

Bisogna insegnare e imparare facendo di questi strumenti un qualcosa di prezioso, qualcosa che ieri non avevamo e che oggi ci permette di fare meglio. Se lo vorremo, ne saremo capaci. Che l'ebook sia obbligatorio o meno poco importa. Basta che la smettiamo di accogliere nelle aule dei cittadini 2.0 solo per cercare di trasformarli in alunni analogici.