Il lancio di successo
Per pensare positivo sulla fattibilità dell'atterraggio in verticale, a SpaceX basta rivedere il video della missione del dicembre 2015, quando il Falcon 9 traghettò in orbita 11 veicoli spaziali per l'azienda di comunicazioni satellitari Orbcomm e rientrò, atterrando in verticale.
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Il futuro delle missioni spaziali è quello intrapreso con tenacia da SpaceX?
Per saperne di più abbiamo rivolto alla domanda a Giovanni Sylos Labini. "L'obiettivo di SpaceX è di abbassare il costo dei lanciatori. Dato che il primo stadio è quello più pesante e più costoso, con questa soluzione si riuscirebbe a riutilizzarlo dopo il lancio. Per fare questo però bisogna fare in modo che il primo stadio venga recuperato in maniera integra al rientro".
"Per mettere in condizioni il primo stadio di rientrare in modo integro, oltre ad avere un po' più di carburante per rallentare la sua discesa, devono esserci una serie di strumenti che servono a controllarne l'assetto, per assicurarsi che ricada in una posizione compatibile con un atterraggio morbido.
La sfida è fare in modo che tutto questo non costi di più che usare un primo stadio nuovo. C'è un po' di scetticismo nell'ambiente su questo tema perché alcuni sostengono che possa non essere così conveniente. Bisogna infatti caricare chili di carburante in più (necessari per attivare i motori che rallentano la discesa, ndr) che quindi si sottraggono al lancio principale, e c'è un appesantimento del primo stadio dovuto agli strumenti necessari per consentirgli di atterrare in maniera integra. È inoltre da calcolare il danneggiamento che comunque segue al lancio. Nel complesso l'operazione potrebbe non essere di successo, ossia non essere più conveniente in termini economici.
Resta comunque il fascino di vedere questo razzo che atterra come abbiamo sempre visto nei film di fantascienza".