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Carburanti sintetici, l’adozione è ancora complicata per il settore

Ricardo, il nome dietro ai motori di McLaren e altri marchi, prevede un'adozione difficoltosa per i carburanti sintetici e ipotizza una più facile transizione energetica nel breve periodo.

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Avatar di Luca Rocchi

a cura di Luca Rocchi

Managing Editor

Pubblicato il 20/10/2021 alle 13:01

I progressi nella tecnologia dei carburanti sintetici hanno di recente sollevato qualche perplessità tra qualsiasi appassionato o esperto del settore che si rispetti. L’idea, sviluppata nell’ultimo periodo dalle attività e-Fuel di Porsche in Cile, è che sia possibile ottenere la stessa efficienza dei carburanti attuali producendo molta meno anidride carbonica e quasi nessuno dei particolati nocivi emessi dall'esplosione dei combustibili fossili. Un’idea brillante che potrebbe risolvere in poche mosse la mobilità.

Mentre Porsche prevede di introdurre i carburanti sintetici nel settore del motorsport e all’interno dei suoi Porsche Experience Center, come quello di Franciacorta che abbiamo visitato, un rapporto dell'azienda di ingegneria specializzata in propulsori ad alte prestazioni, Ricardo, afferma che un’adozione su larga scala da parte delle auto stradali è complicata e poco proficua. Secondo il costruttore, infatti, che ricordiamo essere il nome dietro ai V8 McLaren e diversi altri protagonisti del settore, ci sarebbero soluzioni più efficaci e semplici.

La conferma giunge in seguito all’analisi, da parte dell’azienda specializzata, del report “Renewable electricity requirements to decarbonise transport in Europe with electric vehicles, hydrogen and electrofuels” prodotto dalla Federazione europea per i trasporti e l'ambiente, comunemente indicata come Transport & Environment, un ventaglio di organizzazioni non governative che operano nel campo dei trasporti sostenibili. Le conclusioni di Ricardo sono delle previsioni deludenti per chiunque speri di poter utilizzare il proprio mezzo a combustione interna per diversi decenni grazie ai carburanti sintetici.

Tra le soluzioni più quotate c’è infatti l’elettrificazione diretta, la strategia vincente che al momento viene definita come superiore per ridurre le emissioni di carbonio da qui al 2030. Per Ricardo, più velocemente avverrà la transizione energica dei trasporti, migliore sarà la resa a livello di emissioni. È interessante evidenziare come lo studio esamini anche quanta elettricità rinnovabile sia necessaria per questa colossale strategia, con lo scopo finale di passare completamente alle energie rinnovabili quindi non solo nel settore dell’automotive.

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Ricardo crede che ci sia abbastanza potenziale in Europa per decarbonizzare efficacemente i trasporti stradali, aerei e marittimi entro il 2050, ma solo se qualcuno escogiterà soluzioni adeguate a zero emissioni di carbonio per alimentare i velivoli e le imbarcazioni più massicce. Lo sviluppo di navi e aerei elettrici prosegue serrato, ma al momento il settore più evoluto in tal senso è quello del trasporto e mobilità su gomma. Gli e-Fuel potrebbero avere quindi maggior successo nei trasporti pesanti finché, come già annunciato, non sarà possibile arrivare a sviluppare soluzioni efficaci elettriche.

Entro il 2050, l'Europa avrà bisogno di circa 2800 Terawattora (TW/h) di energia rinnovabile per rifornire l'industria dei trasporti, afferma Ricardo. Il potenziale pan-continentale per la generazione di energia solare, eolica e geotermica è fino a 28.000 TW/h. In teoria, quindi, è possibile puntare a una fornitura di energia completamente rinnovabile entro decenni. Nel rapporto viene in più occasioni citato anche l’idrogeno, tecnologia ampiamente sposata da Toyota, Hyundai e pochissimi altri costruttori. Le perplessità sull’idrogeno sono ancora diverse e soprattutto legate alla produzione e al suo stoccaggio; proprio in merito a questo, Ricardo sostiene che l’unica strada è quella di utilizzare l’energia per alimentare direttamente le autovetture piuttosto che sprecare quella stessa energia creando idrogeno o producendo carburante sintetico.

Per quanto ovviamente limitato sia lo studio di Transport & Environment, che generalizza ampiamente le situazioni senza andare a fondo studiando caso per caso, la logica alla base del ragionamento è più che solida.

Il futuro per Ricardo

L’azienda britannica non ritiene che non ci saranno vetture alimentate da carburanti sintetici in futuro, ma ipotizza che difficilmente nei prossimi anni potremmo assistere all’arrivo di nuovo aiuti, sussidi e incentivi governativi volti a promuovere la tecnologia ICE. È auspicabile che, una volta migrato interamente ai carburanti sintetici e meno inquinanti, rimangano vetture endotermiche economiche commercializzate per offrire un aiuto a tutti coloro che non saranno interessati o non potranno acquistare un’auto elettrica.

Non sappiamo cosa ci riserverà il futuro, ma allo stato attuale le soluzioni a batteria hanno un prezzo superiore rispetto alle controparti a benzina sebbene alcuni produttori, come Volkswagen, evidenzino già ora quanto e come sia diverso il costo di proprietà delle vetture elettriche rispetto a quelle endotermiche. Insomma, secondo alcuni big del settore, la spesa iniziale potrebbe essere ancora superiore ma bilanciata sul lungo periodo complice un costo di utilizzo inferiore.

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