Crisi dei semiconduttori, a rischio l’industria automobilistica del 2022

La crisi dei semiconduttori continua a ostacolare la produzione di veicoli tra cui quelli elettrici; i rallentamenti sulla filiera produttiva potrebbero estendersi per quasi tutto il prossimo anno.

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a cura di Luca Rocchi

Managing Editor

Dopo un anno complicato in cui le industrie automobilistiche e tecnologiche sono state ostacolate da una incessante carenza di semiconduttori, diversi produttori continuano a sentire forti tensioni e devono necessariamente correre ai ripari attuando diverse strategie. Mentre vari marchi hanno deciso di limitare “semplicemente” la disponibilità di allestimenti specifici o accessori, come evidenziato ampiamente in questo approfondimento, alcuni brand hanno dovuto interrompere la produzione di specifici modelli.

Come anticipato in più occasioni in seguito ad alcune analisi di mercato, è possibile che la crisi si protragga anche su tutto il 2022 nonostante i big del settore ritengano che il peggio sia ormai passato. Nel frattempo, molte aziende si sono ora mosse per concludere accordi significativi con grandi produttori di elettronica al fine di garantire una fornitura coerente di semiconduttori anche in futuro.

La carenza di semiconduttori era inizialmente legata all'aumento della domanda di personal computer, tablet e smartphone al culmine della pandemia di Covid-19, a causa dello smartworking, che ha in gran parte deviato l'offerta dal settore automobilistico. Ora, invece, sebbene la pandemia sia sommariamente rientrata, il problema sembra legato ai precedenti “stop and go” che hanno coinvolto alcune filiere produttive e ai relativi rallentamenti nelle spedizioni. Interruzioni che hanno portato ad una limitazione delle scorte a disposizione e alla conseguente corsa alla produzione.

L'Associazione europea dei produttori di automobili (ACEA) ha affermato che la carenza globale di chip ha causato una perdita di tre milioni di veicoli rispetto al 2019. Per il bene della competitività globale, l’Europa deve necessariamente sviluppare una filiera più centralizzata così da non dover dipendere quasi completamente dalle scelte effettuate in altri continenti; al momento, infatti, la produzione è pressoché interamente delocalizzata e pertanto gli ordini europei non devono sottostare alle decisioni intraprese dagli stati produttori. Cosa succede costruttore per costruttore?

BMW ha firmato un accordo di fornitura di semiconduttori con Inova Semiconductors e Global Foundries per garantire un approvvigionamento di "diversi milioni di microchip all'anno". Si dice che i chip verranno utilizzati per i sistemi di illuminazione della nuova BMW iX e per futuri modelli in arrivo. L'amministratore delegato di BMW Oliver Zipse, presidente anche dell'ACEA, ha avvertito all'inizio di quest'anno che i problemi di approvvigionamento continueranno e che per superare la crisi è necessario uno sforzo congiunto da parte di tutta la Comunità Europea.

Alcuni modelli Ford sono stati anche consegnati con alcune caratteristiche mancanti, incluso il navigatore satellitare o il sistema di infotainment più avanzato. Per Ford, il problema si protrarrà per buona parte del prossimo anno, almeno fino al Q3.

Jaguar Land Rover avverte ancora dei lunghi tempi di attesa per i suoi nuovi modelli. Il marchio ha dichiarato, già in passato, di essere in contatto con numerosi produttori di semiconduttori per poter superare la crisi e tornare a produrre modelli senza avere dei tempi di attesa così lunghi.

Come riportato da Automotive News Europe, lo stabilimento in Ungheria di Mercedes-Benz ha interrotto la produzione per un mese dallo scorso lunedì; la fabbrica ungherese rappresenta la più grande azienda della regione, capace in un anno di produrre circa 160mila vetture. La produzione riprenderà il 12 gennaio con la regolare retribuzione per tutti i 4700 dipendenti. La fabbrica attualmente produce Classe A, Classe B, CLA e CLA Shooting Brake. Per poter comunque limitare la carenza, il produttore ha eliminato dai listini alcuni specifici accessori e allestimenti.

Nissan ritiene che l'industria automobilistica sarà colpita dalla crisi dei semiconduttori fino alla metà del 2022; lo stabilimento Nissan di Sunderland, nel Regno Unito, ha risentito degli impatti della carenza per sei mesi rallentando di conseguenza tutte le consegne. Secondo il COO, Ashwani Gupta, la ripresa è lenta ma si dovrebbe tornare ai ritmi pre-pandemia; la produzione globale complessiva di tutte le case automobilistiche dovrebbe essere vicina a 80 milioni di auto (2021) rispetto ai 76 milioni del 2020, pertanto sono necessari ancora diversi mesi per tornare ai livelli del 2019 con quasi 100 milioni di auto prodotte in un anno.

Renault, uno degli alleati di Nissan, prevede che la crisi continuerà per buona parte del 2022; l’amministratore delegato, Luca de Meo, ha affermato che darà la priorità alla produzione dei veicoli che permettono di avere margini più elevati. In altre parole, sarà probabilmente più difficile acquistare in tempi brevi una city-car o una compatta, sarà invece più semplice poter ordinare una berlina o un SUV.

Stellantis ha firmato un accordo con la società di elettronica taiwanese Foxconn per progettare una nuova famiglia di semiconduttori da implementare nelle quattro piattaforme di veicoli elettrici del gruppo. Foxconn, a questo proposito, fornirà oltre l'80% dei semiconduttori per Stellantis; l'accordo dovrebbe consentire il proseguimento dell’evoluzione di Stellantis, divenuto ormai il più grande produttore di auto europeo che, grazie alle vendite e al successo di Peugeot 208 e della Peugeot 2008, è riuscito a superare anche il Gruppo Volkswagen. La crisi ha colpito così tanto il settore che, anche per la piccola e spartana Citroen AMI, sono necessarie 15 settimane per poterla ottenere.

Toyota è forse uno dei marchi che più ha sofferto l’attuale crisi di approvvigionamento; il costruttore ha dovuto interrompere più volte i propri stabilimenti e, in particolare, la produzione del SUV Land Cruiser e di diversi modelli Lexus. Si prevede una mancata produzione di circa 14mila veicoli. Il brand giapponese, solo lo scorso novembre, ha dovuto chiudere 6 dei suoi 28 stabilimenti, mentre ad agosto la produzione è stata interrotta nella sede principale a causa della pandemia e di alcuni contagi. L’azienda prevede che nel 2021 la produzione sarà inferiore di circa il 15% rispetto al precedente anno.

La produzione nello stabilimento del Gruppo Volkswagen a Emden, in Germania, è sospesa per il resto dell'anno a causa della carenza di microchip e componenti elettronici, come ha riferito Automobilwoche, una fonte analoga ad Automotive News Europe. La produzione riprenderà il 10 gennaio e si prevede che i giorni lavorativi persi siano circa 70. Lo stabilimento di Emden non è un sito qualunque, si occupa della costruzione di alcuni importanti modelli come Arteon, Passat e ID.4.

Seat ridurrà la produzione e chiuderà il suo stabilimento di Barcellona, in Spagna, per cinque giorni a dicembre, a causa degli impatti causati dall'interruzione della fornitura globale. Una decisione decisamente difficile da digerire soprattutto per un marchio che, proprio ora, è riuscito a tornare in cima alle soluzioni più scelte grazie all’arrivo anche di Cupra.

Volvo ha affermato che la situazione dovrebbe essere migliorata e non si prevedono particolari rallentamenti a riguardo; il CEO di Volvo, Håkan Samuelsson, ha dichiarato che la produzione è stata limitata di circa 500mila vetture in meno rispetto al periodo dello scorso anno.

Invece per Tesla? Come mai tutti i produttori hanno subito, in misure differenti, dei rallentamenti anche marcati mentre il marchio di Elon Musk è riuscito a superare la crisi? Il brand americano ha continuato a segnare numeri importanti nelle vendite nel mercato nordamericano e in Europa, rimanendo stabile con Model 3 e Model Y in diverse classifiche di vendita. Un produttore di auto elettriche con software di guida autonoma non dovrebbe cavarsela poi così bene nello scenario attuale; invece, grazie ad un’importante strategia è riuscito a superare facilmente tutti i problemi rilevati dagli altri costruttori.

Tesla ha sviluppato internamente buona parte dei nuovi chip ottenendo due vantaggi strategici non indifferenti; il primo (e più evidente) riguarda il taglio delle tempistiche, mentre il secondo è la possibilità di sviluppare chip in casa con funzioni e capacità diverse da quelle fornite comunemente alla concorrenza.

Inoltre, la possibilità di avere un proprio know-how consente a Tesla di avere un più forte potere di negoziazione con eventuali fornitori. Infine, la compatibilità: il marchio di Elon è riuscito a creare un sistema capace di “dialogare” con chip di differenti fabbriche, non subendo quindi l’interruzione del fornitore X o Y.

L’ascesa di Tesla è ben evidente dai dati del terzo quadrimestre del 2021 dove ha prodotto quasi 238mila veicoli e consegnato 241mila modelli in tutto il mondo; i dati sono in crescita rispetto al Q2 e si prevede un incremento nelle vendite quasi costante. A pesare sempre di più sui numeri di vendita sono proprio Model 3 e Model Y che, al momento, sono più del 90% delle vendite del marchio.