Negli ultimi anni la Cina si è trasformata nel cuore pulsante della rivoluzione elettrica globale, arrivando a produrre oltre il 60 % delle auto elettriche mondiali e il 40 % delle esportazioni, pari a circa 1,25 milioni di vetture nel 2024. Questa straordinaria capacità si accompagna a una quota di mercato globale superiore al 60 % delle vendite EV (soprattutto sul mercato interno), un segnale inequivocabile della superiorità produttiva e di costo delle aziende cinesi.
L’avanzata in Europa: volumi e penetrazione
Dopo un debutto timido nel 2022, BYD ha già raggiunto l’obiettivo di 150.000 unità vendute in Europa, diventando uno dei player più importanti del Vecchio Continente. Ad aprile 2025 il suo compatto best-seller Dolphin Surf ha totalizzato oltre 55.000 consegne in un solo mese, coprendo più del 14 % delle vendite mensili del marchio.
Nel frattempo, il modello MG4 ha visto le vendite crescere di quasi il 900 % nel corso del 2023, con picchi di oltre 10.000 registrazioni mensili nei mercati chiave di Germania, Regno Unito e Francia. Complessivamente, i marchi cinesi hanno conquistato quasi il 7 % delle immatricolazioni elettriche in Europa occidentale nei primi mesi del 2025.
Il vero punto di forza dei costruttori cinesi non è solo la capacità industriale, ma la capacità di offrire citycar con listini medi sotto i 20.000 euro, un taglio di prezzo impossibile da replicare per le omologhe europee. Il Leapmotor T03 debutta nel Regno Unito a 15.995 sterline (circa 18.500 euro), piazzandosi come seconda EV più economica dopo la Dacia Spring.
Allo stesso modo, modelli come la BYD Dolphin mantengono prezzi contenuti attorno ai 25.000 euro, grazie all’adozione di piattaforme modulari e di batterie LFP meno costose. Questo vantaggio si traduce in una forbice di circa il 30 % rispetto alle citycar elettriche europee, che raramente scendono sotto i 30.000 euro, nonostante incentivi e sconti.
Le alleanze strategiche dell’industria europea
Davanti a questa ondata low‑cost, i giganti del Vecchio Continente hanno scelto la via della collaborazione: Stellantis detiene oggi il 51 % della joint venture Leapmotor International, con diritti esclusivi di esportazione, vendita e produzione al di fuori della Cina.
In pochi mesi il network europeo di Leapmotor è passato da zero a oltre 450 punti vendita in 14 nazioni, con piani per espandersi fino a 500 entro il 2026. Anche Volkswagen ha aperto a partnership con Xpeng, mentre altri costruttori valutano investimenti nelle filiere cinesi per abbattere i costi industriali e recuperare competitività.
I dati delineano una trasformazione in atto: la mobilità elettrica non è più una sfida tecnologica da risolvere a colpi di autonomia estrema, ma una questione di concretezza urbana e di sostenibilità economica. Le metropoli europee, costrette a fare i conti con parcheggi angusti e limiti di traffico, chiedono vetture agili, leggere e a basso prezzo.
L’industria occidentale, concentrata su modelli di lusso e crossover hi‑tech, ha lasciato un vuoto che i cinesi hanno prontamente colmato. La vera rivoluzione non si gioca più su quanti chilometri può fare una batteria, ma su quante famiglie riescono a permettersi un’auto elettrica oggi. Chi saprà integrare efficienza produttiva, economie di scala e tempestività commerciale guiderà la nuova era della mobilità in Europa.