La nuova categoria delle "Small Affordable Cars" rappresenta l'unica concreta novità emersa dal recente Dialogo Strategico tra Commissione Europea e industria automobilistica, un incontro che per il resto si è risolto in dichiarazioni d'intenti e posizioni già note. Bruxelles ha confermato l'impegno a creare uno specifico quadro normativo per veicoli di piccole dimensioni, economicamente accessibili e a propulsione elettrica, che dovrà trovare riscontro anche negli standard sulle emissioni di CO2.
Il progetto, ribattezzato da Ursula von der Leyen come "Small Affordable Cars" e sostenuto principalmente da Renault e Stellantis, prende forma concreta dopo mesi di discussioni sulla necessità di una "kei car europea".
L'iniziativa trova il favore di Antonio Filosa, che ha proposto l'introduzione di "super incentivi" specifici per questa categoria di veicoli, mentre incontra maggiori resistenze tra i costruttori tedeschi. La strada verso questa nuova classificazione automobilistica sembra però ormai tracciata, con la Commissione che si è impegnata a sviluppare il relativo framework legislativo.
La revisione del 2035 accelera i tempi
Sul fronte delle tempistiche per la transizione elettrica, la Commissione ha manifestato l'intenzione di anticipare quanto più possibile la clausola di revisione del regolamento che prevede lo stop alle vendite di auto a combustione nel 2035. L'obiettivo è completare entro fine ottobre una valutazione di impatto che consenta di presentare successivamente la revisione normativa, confermando sostanzialmente le decisioni già prese a marzo.
Durante l'incontro, che ha visto la partecipazione dei vertici di tutti i principali costruttori europei - da Ola Källenius per Mercedes-Benz e Acea a John Elkann per Stellantis, da Oliver Zipse per BMW a François Provost per Renault fino a Oliver Blume per il Gruppo Volkswagen - si è discusso anche del possibile utilizzo di alimentazioni ibride, plug-in e range extender oltre la scadenza del 2035. Tuttavia, su questo aspetto legato al principio della neutralità tecnologica tanto invocato dall'industria, non sembrano esserci state aperture significative da parte di Bruxelles.
Le questioni finanziarie e di ricerca hanno trovato maggiore concretezza nel dialogo. La Commissione ha confermato lo stanziamento di 1,8 miliardi di euro di fondi europei per il settore delle batterie, riprendendo un impegno già annunciato in precedenza. Sono state inoltre illustrate due proposte specifiche per flotte aziendali e accumulatori, previste in arrivo già nel corso dell'anno, anche se sui dettagli delle prime la Commissione non ha fornito informazioni precise.
L'aspetto più tangibile dell'incontro è stata la firma di una lettera d'intenti per accelerare ricerca e innovazione nel comparto automobilistico attraverso programmi congiunti pubblico-privato. Sul tavolo sono finiti anche temi strategici come la concorrenza internazionale e la protezione delle produzioni continentali, inclusa l'applicazione di "requisiti locali" previsti dal recente Industrial Accelerator Act.
Visioni divergenti sul futuro del settore
La presidente von der Leyen ha rilanciato la sua visione di un futuro automobilistico "made in Europe", sottolineando come la Commissione stia "lavorando a stretto contatto con l'industria per rendere questo obiettivo realtà". Nel suo messaggio su X, ha evidenziato l'impegno per tutelare le aziende europee dalla concorrenza sleale, migliorare l'accesso alle materie prime essenziali e supportare la riqualificazione dei lavoratori, ribadendo che "non può più esserci business as usual" in un contesto di trasformazione tecnologica e riassetto geopolitico globale.
La risposta dell'industria, rappresentata dalle parole di Källenius per l'Acea, è stata diplomaticamente costruttiva ma ha mantenuto ferme le richieste di adattamento del quadro normativo. "Potremmo non aver ancora chiarito tutte le divergenze", ha ammesso il presidente dell'associazione dei costruttori, sottolineando però la fiducia che "lo spazio per le soluzioni si stia ampliando". L'Acea ha tuttavia ribadito l'urgenza di "avviare passi concreti per adattare il quadro normativo sulle emissioni di CO2 alla realtà", lasciando intendere che le aspettative di un rallentamento della transizione non hanno trovato riscontro concreto.
Il bilancio del terzo Dialogo Strategico conferma sostanzialmente le posizioni già note: da un lato una Commissione determinata a mantenere la rotta verso la decarbonizzazione del trasporto, dall'altro un'industria che chiede maggiore flessibilità e adattamenti normativi. L'unica novità concreta rimane il via libera alle E-Car, che potrebbero rappresentare un compromesso tra esigenze ambientali e competitività industriale europea.