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Stop alla vendita di auto benzina e diesel: solo elettriche dal 2035?

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Ibride e Elettriche

Stop alla vendita di auto benzina e diesel: solo elettriche dal 2035?

di Luca Rocchi giovedì 9 Giugno 2022 14:00
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Il Parlamento europeo si è espresso tramite una votazione, nella giornata di ieri, confermando l’intenzione di rimuovere dalla vendita a partire dal 2035 le auto alimentate con propulsore a benzina, diesel, GPL e metano. Con 339 voti favorevoli, 249 contrari e 24 astenuti, la decisione è ormai presa e la strada per il settore automobilistico è segnata.

Bocciato invece l’emendamento che prevedeva di abbassare il target sulla riduzione della CO2, dal 100% al 90%, lasciando in vita una piccola quota di motori a combustione. Salva invece la Motor Valley, con un emendamento che mette al riparo fino al 2036 i piccoli costruttori (da 1000 a 10mila vetture all’anno) con l’aggiornamento dei limiti alle emissioni di CO2 (-15% al 2025 e -55% al 2030 rispetto al 2021).

Il provvedimento “zero emissioni” entrerà automaticamente in vigore? No, ora sarà oggetto di una ulteriore fase negoziale a cui parteciperanno anche i governi dei singoli Paesi e dove si stabiliranno tutti i principali aspetti. Precisiamo in ogni caso che il piano prevede l’abolizione di qualsiasi forma di componente endotermica, pertanto rimangono fuori dalla vendita anche tutte le proposte ibride.

La strategia mira, come detto, ai veicoli elettrici ignorando completamente le potenzialità dell’idrogeno, carburante al quale Toyota (e altri brand) puntano ormai da diverso tempo con l’idea di sviluppare importanti soluzioni volte a rivoluzionare il settore. Nessuna menzione anche per i carburanti sintetici sebbene, come evidenziato da un recente rapporto di T&E, non ci sia un reale guadagno in termini di emissioni.

Ford Mustang Mach-E

Trattativa

Lo stop alla vendita delle vetture endotermiche si inserisce in un pacchetto di riforme destinate a salvaguardare l’ambiente, conosciuto con il nome di Fit for 55 e presentato in Commissione lo scorso luglio. L’obiettivo è quello di ridurre le emissioni totali di CO2 in Europa del 55% (rispetto al 1990) entro il 2030, per poi giungere alla neutralità climatica entro il 2050.

Nonostante se ne stia discutendo da ormai diverso tempo, la decisione di ieri ha spaccato numerosi governi tra cui quello italiano. Favorevoli all’emendamento gli eurodeputati del Partito Democratico, contraria invece “la destra” che si rammarica di tutti gli eventuali posti di lavoro che potrebbero venir tagliati in un’ottica di transizione così globale. Anche nello stesso esecutivo ci sono opinioni contrapposte, con il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, sicuro che una transizione parziale sarebbe stata più “ragionevole”.

L’ACEA stima che in Italia si potrebbero perdere 67mila posti di lavoro nel periodo 2025-2030 e circa 5mila in più nel 2040; l’associazione, in più occasioni, ha chiesto alle istituzioni della UE di concentrarsi sull’innovazione anziché vietare o prescrivere una soluzione specifica.

Prossimi passi

Dopo quello di ieri, il prossimo appuntamento da segnare sul calendario è quello del 28 giugno, quando il Consiglio Ambiente dell’UE definirà la posizione degli Stati membri. La trattativa non è ancora ufficialmente chiusa ma la decisione presa avrà sicuramente un certo peso sul proseguimento delle trattative.

Mezzi pesanti

Anche il settore dei trasporti ha deciso, di recente, di accelerare il processo di transizione verso una mobilità più pulita; dal 2040 ci sarà lo stop della vendita dei camion diesel in Europa. Questa è la strategia che hanno scelto congiuntamente i costruttori di mezzi pesanti che fanno parte dell’ACEA (European Automobile Manufacturers Association), come DAF Trucks, Daimler Trucks, Ford Trucks, IVECO, MAN, Scania e Volvo. L’obiettivo finale non è comunque dissimile a quello delle automobili: emissioni zero per tutto il settore entro il 2050.

Restano libere quindi le soluzioni elettriche e i veicoli Fuel Cell a idrogeno ed entro il 2040, sarà necessario un rafforzamento delle linee di ricarica (elettrica e idrogeno), così da offrire una valida alternativa ai carburanti fossili.

Moto e le due ruote

Di motocicli e ciclomotori non si è ancora parlato, sia per il minore impatto ambientale sia perché rappresentano una buona soluzione, già ora, per alleggerire il traffico delle quattro ruote. In ogni caso, troviamo irrealistico che moto e scooter possano non rientrare in qualche decisione in futuro; in fin dei conti, almeno in Italia, sono stati resi disponibili numerosi incentivi in merito, bonus che per altro sembrano aver funzionato.

Energica Eva EsseEsse9

Cosa succede nel mondo

Lo sappiamo, l’Italia non è sicuramente il paese più pronto per la transizione ecologica ma secondo una indagine dell’EY Mobility Consumer Index, il nostro Bel Paese è uno dei più aperti nei confronti dell’elettrico. In Europa, secondo il rapporto, il 73% degli italiani è intenzionato a fare il grande passo. La lista continua poi con la Spagna (62%), Norvegia (61%), Svezia (52%), Francia (48%) e Germania (45%). Bene la Cina con il 69%, molto male invece gli Stati Uniti, i più contrari all’elettrificazione, con un appena il 29% di interesse.

Federicovecchio.com
Ford Mustang Mach-1 - Prova

Euro 7

Cosa succederà da qui al 2035? Nell’attesa di una approvazione definitiva, entro il 2026 (o 2027) potrebbe entrare in vigore il nuovo ciclo di omologazione Euro 7 che si pone di sostituire l’attuale Euro 6 in utilizzo, nella sua prima declinazione, dal 2014. La prima bozza relativa all’Euro 7 vide la luce già nel 2020 ma a causa delle limitazioni troppo stringenti è stata modificata più volte al fine di non obbligare i costruttori in una modifica troppo radicale e quasi insostenibile.

I costruttori ora sono pronti ad adeguarsi, Stellantis e BMW hanno già annunciato progetti produttivi per motori con specifiche tecniche in grado di rispettare la nuova normativa. Carlos Tavares ha annunciato, a Prato Serra, l’arrivo di un propulsore compatibile con lo standard di emissioni Euro 7, mentre BMW ha in programma di sviluppare nuove unità a sei e otto cilindri di nuova concezione. Altri, come Audi, invece, sono in attesa di ricevere i dettagli finali delle proposte comunitarie.

Stando alle indiscrezioni, i principali inquinanti verrebbero dimezzati rispetto all’Euro 6 con una importante riduzione per l’ossido di azoto, monossido di carbonio, Pm10 e Pm 2,5. Tra i valori presi in esame, verrà introdotta per la prima volta anche l’ammoniaca. Inoltre, con l’Euro 7, verranno presi in esame anche agenti non strettamente legati al processo di combustione, come ad esempio le particelle inquinanti prodotte dai freni. Il ciclo di certificazione potrebbe anche inasprirsi e la Commissione potrebbe anche imporre che i motori rispettino i limiti per 15 anni o 240 mila chilometri, in qualsiasi condizione meteo o di utilizzo.

Se da un lato i costruttori stanno arrivando nella condizione ideale per produrre propulsori Euro 7, dall’altro è probabile che alcuni segmenti di mercato cesseranno di esistere a causa dei costi troppo insostenibili legati alla transizione.

Auto elettriche

Cosa manca da qui al 2035? In Italia, in particolare, sono necessari tre elementi fondamentali affinché la transizione elettrica sia efficace. Prima di tutto è fondamentale che l’arrivo di “auto elettriche economiche” e soprattutto che gli incentivi all’acquisto diventino sempre più frequenti, comuni e applicabili, senza una continua corsa nella speranza di ottenere un bonus.

In secondo luogo la rete di ricarica; come descritto in questo approfondimento, l’infrastruttura è ancora troppo limitata sebbene in costante crescita. In ottica futura, quando ipoteticamente circoleranno sempre più vetture elettriche è necessario che siano presenti più colonnine, sia in città sia in autostrada, e che soprattutto ci sia una sorta di omogeneità in tutto il nostro Bel Paese, senza particolari divisioni tra Nord e Sud.

Un altro aspetto, evidenziato proprio dal Ministro Cingolani in una precedente nota, riguarda lo smaltimento delle batterie. Se da un lato è in programma la realizzazione di numerose Gigafactory in Europa, è necessario pensare a quello che succederà un domani e come si smaltiranno tutte le batterie a fine ciclo vita.

Prova BMW i4
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