Il parco auto italiano invecchia inesorabilmente e questo dato, apparentemente tecnico, sta per trasformarsi in un problema concreto per oltre un milione di automobilisti del nord Italia. Con un'età media dei veicoli che ha raggiunto i 13 anni e quasi una vettura su quattro che supera i 19 anni di vita, l'Italia si prepara ad affrontare una delle più ampie restrizioni alla circolazione mai implementate. I numeri dell'ACI rivelano una realtà preoccupante: 18,4 milioni di automobili circolano ancora con classificazioni ambientali Euro 4 o inferiori, rappresentando il 44,5% del totale nazionale, mentre ben 4,28 milioni appartengono addirittura alle categorie Euro 0-1.
Questa fotografia del parco circolante nazionale assume particolare rilevanza alla luce delle misure che entreranno in vigore tra pochi mesi. Il decreto 121 del 2023 segna una data spartiacque per la mobilità nelle regioni settentrionali, imponendo alle amministrazioni del Bacino Padano l'adozione di provvedimenti drastici contro l'inquinamento atmosferico. La decisione risponde alle procedure d'infrazione europee avviate contro l'Italia per il mancato rispetto degli standard sulla qualità dell'aria.
Le dimensioni dell'impatto variano significativamente da regione a regione, delineando un quadro eterogeneo ma comunque imponente. Il Piemonte vedrà ferme 250mila vetture, pari all'8% dell'intero parco regionale, con le principali conseguenze che ricadranno su centri urbani di rilievo come Torino, Alessandria, Novara, Asti, Cuneo e Biella. Il Veneto supera questa cifra con oltre 350mila veicoli coinvolti, mentre la Lombardia, pur non avendo ancora quantificazioni precise, interesserà metropoli cruciali come Milano, Bergamo, Brescia, Como, Cremona e Monza.

La classificazione ambientale dei veicoli diventa ora un elemento determinante per la mobilità quotidiana. Le automobili diesel Euro 5, immatricolate tra il 2011 e il 2015, rappresentano il bersaglio principale del provvedimento, identificabili attraverso la consultazione del libretto di circolazione alla voce V.9. Il calendario delle limitazioni prevede un inasprimento progressivo: dal primo anno di applicazione, il fermo interesserà i giorni feriali dalle 8.30 alle 18.30, per poi anticipare ulteriormente nel 2026 con l'avvio delle restrizioni già dal primo settembre.
Le amministrazioni regionali hanno tuttavia previsto un'alternativa tecnologica per chi non può sostituire il proprio veicolo. Il sistema Move-In rappresenta una soluzione basata sul monitoraggio chilometrico, permettendo una deroga controllata attraverso l'installazione di dispositivi GPS. Questo meccanismo consente ai proprietari di automobili meno recenti di continuare a circolare entro limiti prestabiliti di percorrenza annuale, eliminando i vincoli orari e giornalieri in cambio di un tetto massimo di chilometri utilizzabili.
L'opposizione politica al provvedimento si è manifestata attraverso le dichiarazioni del ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, che ha annunciato la preparazione di un emendamento al decreto infrastrutture per bloccare le restrizioni. La sua posizione critica verso quello che definisce "una delle follie della Commissione von der Leyen" riflette un approccio scettico verso le politiche ambientali europee, in particolare nei confronti del Green Deal considerato "una fesseria economico-industriale".
Il dibattito tocca questioni che vanno oltre la semplice regolamentazione del traffico, investendo temi economici e sociali di ampia portata. La transizione verso una mobilità meno inquinante si scontra con le realtà economiche delle famiglie italiane, spesso impossibilitate a sostenere i costi di sostituzione dei propri veicoli. Questa tensione tra necessità ambientali e sostenibilità economica caratterizza uno dei nodi più complessi delle politiche pubbliche contemporanee.
L'analisi del Centro Studi di AutoScout24, realizzata in occasione della Giornata Mondiale dell'Ambiente, conferma la complessità della situazione italiana. La presenza massiccia di veicoli datati sul territorio nazionale non rappresenta solo una questione ambientale, ma riflette anche le difficoltà economiche che hanno caratterizzato gli ultimi anni, rallentando il naturale ricambio del parco circolante. La sfida per il prossimo futuro consisterà nel trovare un equilibrio tra le esigenze di tutela ambientale e le possibilità concrete dei cittadini di adeguarsi alle nuove normative.