Pre-analisi e definizione della soluzione

Gli eventi disastrosi sono inevitabili e spesso imprevedibili per cui una soluzione di Disaster Recovery è una concreta assicurazione per il funzionamento dell'IT

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a cura di Giuseppe Saccardi

Due sono le fasi da considerare, la pre-analisi e la definizione della soluzione. 

La pre-analisi  è la fase in cui vengono identificati i possibili rischi e le probabilità relative. La scelta del sistema di DR da implementare parte dall’obiettivo che si desidera raggiungere e cioè dal livello di servizio da assicurare. Questo viene determinato attraverso due obiettivi di ripristino:

  • RTO (Recovery Time Objective): il tempo che intercorre tra un’interruzione e il ripristino delle operazioni.
  • RPO (Recovery Point Objective): il momento in cui i dati ripristinati sono stati salvati e riflette la massima quantità di dati che verranno persi durante il processo di ripristino.

La definizione della soluzione di DR è una fase  per cui, come evidenziato, si possono considerare tre diversi casi:

1) L'azienda che ha già la sua infrastruttura fisica e vuole un DR su infrastruttura fisica 

Si provvede ad attivare un’infrastruttura fisica presso il data center prescelto, in grado di replicare ed erogare tutti o parte dei servizi del cliente. Si tratta di definire e configurare il giusto dimensionamento sulla base della infrastruttura esistente e secondo le priorità di ripristino dei servizi. Entrano in gioco elementi importanti quali le specificità dei servizi del cliente. Si ha il beneficio di avere delle risorse fisiche dedicate completamente all'azienda e una  maggiore capacità computazionale.

Risorse fisiche dedicate

2) L'azienda che ha già la sua infrastruttura fisica e vuole un DR sul Cloud

In questo caso la scelta del sito di Disaster Recovery, suggerisce Grassi, può ricadere sull’attivazione di un’infrastruttura Cloud privata, quindi dedicata esclusivamente all'azienda, o pubblica, dove le risorse sono garantite ma condivise.

In entrambe le soluzioni l’architettura IT in questione potrà essere localizzata all’interno di uno dei data center prescelti, con la ulteriore possibilità di scegliere un data center italiano se disponibile o una struttura situata all’estero. Con questo approccio la virtualizzazione consente di ottimizzare l’architettura in termini di hardware necessario sul sito di DR e semplifica le operazioni di ripristino, sia in caso di effettivo disastro, sia di test delle procedure di DR. 

Mirroring  su sito di backup

3) L'azienda che non possiede alcuna infrastruttura e vuole un DR 100% cloud based

Con questo terzo approccio diventa possibile definire una infrastruttura virtuale per entrambi gli ambienti (primario-produzione e secondario-Disaster Recovery) utilizzando un network di datacenter.  A seconda delle specificità del progetto potrà essere conveniente realizzare un Cloud privato o pubblico.

I benefici che ne derivano consistono in una elevata flessibilità sul Cloud pubblico che si traduce nella possibilità di modificare il dimensionamento dell’infrastruttura sulla base di esigenze anche momentanee. Si ha lo stesso livello di flessibilità, puntualizza Grassi, sia per l’ambiente di produzione che per quello di DR.

Nel caso si scelga una piattaforma pubblica si otterranno significativi benefici in termini di contenimento dei costi e di scalabilità. Nel caso si tratti di un’infrastruttura privata il maggiore vantaggio sarà relativo alle performance garantite dall’ambiente dedicato. Sia a livello applicativo che di storage è poi possibile automatizzare e semplificare il fail over delle macchine virtuali, accelerando il processo di Disaster Recovery.