Logo Tom's Hardware
  • Hardware
  • Videogiochi
  • Mobile
  • Elettronica
  • EV
  • Scienze
  • B2B
  • Quiz
  • Tom's Hardware Logo
  • Hardware
  • Videogiochi
  • Mobile
  • Elettronica
  • EV
  • Scienze
  • B2B
  • Quiz
  • Forum
  • Sconti & Coupon
Sconti & Coupon

Novità!

Prova la nuova modalità di navigazione con le storie!

Accedi a Xenforo
Immagine di Abbiamo fatto un giro in Silicon Valley, ecco com'è andata Abbiamo fatto un giro in Silicon Valley, ecco com'è andata...
Immagine di C'è chi è convinto che i large language model possano pensare C'è chi è convinto che i large language model possano pens...

Commissione Ue: nessuna tassa per il Digital Act

La Commissione Europea non prevede di far pagare alle Big Tech i costi per monitorare il rispetto delle normative digitali europee

Quando acquisti tramite i link sul nostro sito, potremmo guadagnare una commissione di affiliazione. Scopri di più
Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Pubblicato il 24/07/2025 alle 13:01

La notizia in un minuto

  • La Commissione europea mantiene una posizione cauta sull'introduzione di una tassa di supervisione per il Digital Markets Act, mentre il Digital Services Act già prevede una tassa dello 0,05% del fatturato per le grandi piattaforme
  • Meta, TikTok e Google hanno avviato contenziosi legali contro la tassa di supervisione di 58,2 milioni di euro complessivi addebitata per il Digital Services Act, contestando metodologia e calcoli
  • Il Digital Markets Act si applica a sei colossi tecnologici (Alphabet, Amazon, Apple, ByteDance, Meta, Microsoft) con regole stringenti contro pratiche anticoncorrenziali e obblighi di apertura delle piattaforme
Riassunto generato con l'IA. Potrebbe non essere accurato.

La Commissione europea si trova al centro di un delicato equilibrio tra controllo delle Big Tech e sostenibilità finanziaria delle operazioni di supervisione. Mentre alcuni parlamentari europei spingono per l'introduzione di una tassa specifica che copra i costi di monitoraggio del rispetto del Digital Markets Act, Bruxelles sembra mantenere una posizione cauta. La vicepresidente esecutiva della Commissione europea Henna Virkkunen ha chiarito che attualmente non esiste alcuna proposta concreta per l'implementazione di una simile tassa, pur non escludendo completamente questa possibilità per il futuro.

Il precedente del Digital Services Act

Il dibattito nasce dal confronto con un altro strumento legislativo europeo, il Digital Services Act, che già prevede una tassa di supervisione pari allo 0,05% del fatturato netto annuale mondiale per le grandi piattaforme online. Questo meccanismo di finanziamento ha generato non poche controversie, con diverse aziende tecnologiche che hanno contestato sia l'importo che la metodologia di calcolo utilizzata dalle autorità europee.

Ti potrebbe interessare anche

youtube play
Guarda su youtube logo

Nel marzo scorso, la Commissione europea ha comunicato di aver addebitato complessivamente 58,2 milioni di euro alle maggiori piattaforme online per coprire i costi di supervisione del Digital Services Act nel 2025. Tuttavia, questa cifra rimane oggetto di contestazioni legali, con Meta, TikTok e Google che hanno avviato procedimenti giudiziari per impugnare il calcolo delle rispettive quote.

Le resistenze delle aziende tecnologiche

Le proteste più significative sono arrivate da Meta Platforms e TikTok, che già nel febbraio 2024 avevano formalmente contestato la tassa di supervisione loro imposta. Un portavoce di TikTok aveva espresso particolare disappunto per la metodologia utilizzata, criticando l'uso di stime di terze parti sui numeri degli utenti attivi mensili, considerate poco affidabili come base per determinare l'importo totale da versare.

La Commissione europea ha mantenuto una posizione ferma, impegnandosi a difendere le proprie decisioni in tribunale

Nonostante le critiche, la Commissione europea ha mantenuto una posizione ferma, con i propri rappresentanti che hanno sottolineato l'impegno dell'istituzione a difendere le proprie decisioni nelle sedi giudiziarie competenti.

Il Digital Markets Act nel mirino degli Stati Uniti

Le tensioni non si limitano agli aspetti finanziari, ma si estendono anche al piano politico internazionale. Il vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance ha citato specificamente il Digital Services Act come esempio di quella che considera una "regolamentazione eccessiva" dell'intelligenza artificiale da parte dell'Unione Europea, inclusi gli sviluppatori di AI con sede negli Stati Uniti.

Il Digital Markets Act, entrato in vigore nel 2023, si applica attualmente a sei colossi tecnologici: Alphabet, Amazon, Apple, ByteDance, Meta Platforms e Microsoft. La normativa è progettata per contrastare i comportamenti anticoncorrenziali attraverso una serie di divieti specifici: impedisce alle piattaforme di privilegiare i propri servizi rispetto a quelli dei concorrenti, vieta l'amalgama di dati personali provenienti da servizi diversi, e proibisce l'utilizzo di informazioni raccolte da commercianti terzi per pratiche competitive sleali.

Tra le disposizioni più innovative del Digital Markets Act figura l'obbligo per le aziende di consentire agli utenti di scaricare applicazioni da piattaforme rivali, una misura che mira a rompere i monopoli digitali consolidati. Questa normativa rappresenta uno dei tentativi più ambiziosi dell'Unione Europea di ridisegnare le regole del gioco nel settore tecnologico, anche se la questione del finanziamento delle attività di supervisione rimane ancora aperta.

L'approccio prudente della Commissione europea riguardo all'introduzione di una tassa specifica per il Digital Markets Act riflette probabilmente la volontà di evitare ulteriori contenziosi legali, considerando le già complesse battaglie giudiziarie in corso per il Digital Services Act.

Fonte dell'articolo: www.pymnts.com

Leggi altri articoli

👋 Partecipa alla discussione! Scopri le ultime novità che abbiamo riservato per te!

0 Commenti

⚠️ Stai commentando come Ospite . Vuoi accedere?

Invia

Per commentare come utente ospite, clicca quadrati

Cliccati: 0 /

Reset

Questa funzionalità è attualmente in beta, se trovi qualche errore segnalacelo.

Segui questa discussione

Non perdere gli ultimi aggiornamenti

Newsletter Telegram

I più letti di oggi


  • #1
    Il ragno delle Canarie che ha dimezzato il suo genoma
  • #2
    Nascita e morte del CD: la tecnologia che ha cambiato tutto
  • #3
    Windows 7 “mini” da 69 MB: geniale o inutile?
  • #4
    Allenarsi rallenta il cuore (e ti fa guadagnare anni)
  • #5
    Intel rilancia: AVX e AMX tornano con Nova Lake
  • #6
    Siri cambia anima: l’AI di Google arriva su iPhone
Articolo 1 di 5
C'è chi è convinto che i large language model possano pensare
Un'analisi confronta il ragionamento CoT con i processi cognitivi umani e i risultati dei benchmark.
Immagine di C'è chi è convinto che i large language model possano pensare
1
Leggi questo articolo
Articolo 2 di 5
Abbiamo fatto un giro in Silicon Valley, ecco com'è andata
Dalle aule di Stanford ai laboratori Google, il nostro Grand Tour in Silicon Valley ha svelato il vero spirito della disruption AI. Abbiamo trovato una forte comunità italiana tra campus, startup e big tech: l'innovazione è qui.
Immagine di Abbiamo fatto un giro in Silicon Valley, ecco com'è andata
Leggi questo articolo
Articolo 3 di 5
Tolleranza zero al blackout: l'UPS trifase come pilastro della resilienza industriale e aziendale
Per la resilienza industriale, gli UPS trifase sono un pilastro contro i blackout. Evitano danni e fermi. Caratteristiche chiave: modularità, scalabilità e monitoraggio remoto.
Immagine di Tolleranza zero al blackout: l'UPS trifase come pilastro della resilienza industriale e aziendale
1
Leggi questo articolo
Articolo 4 di 5
I colossi licenziano e usano l'AI, poi toccherà alle PMI?
I giganti USA (Amazon, Walmart, Google) stanno ristrutturando le operation in funzione dell'IA, tra tagli al personale e ridefinizione dei ruoli.
Immagine di I colossi licenziano e usano l'AI, poi toccherà alle PMI?
Leggi questo articolo
Articolo 5 di 5
25 strumenti AI per la creazione di contenuti e il marketing
Una guida analizza 25 strumenti IA per la creazione di contenuti, evidenziando una tendenza all'automazione accessibile che promette di abbassare la barriera d'ingresso al mercato.
Immagine di 25 strumenti AI per la creazione di contenuti e il marketing
Leggi questo articolo
Footer
Tom's Hardware Logo

 
Contatti
  • Contattaci
  • Feed RSS
Legale
  • Chi siamo
  • Privacy
  • Cookie
  • Affiliazione Commerciale
Altri link
  • Forum
Il Network 3Labs Network Logo
  • Tom's Hardware
  • SpazioGames
  • CulturaPop
  • Data4Biz
  • TechRadar
  • SosHomeGarden
  • Aibay

Tom's Hardware - Testata giornalistica associata all'USPI Unione Stampa Periodica Italiana, registrata presso il Tribunale di Milano, nr. 285 del 9/9/2013 - Direttore: Andrea Ferrario

3LABS S.R.L. • Via Pietro Paleocapa 1 - Milano (MI) 20121
CF/P.IVA: 04146420965 - REA: MI - 1729249 - Capitale Sociale: 10.000 euro

© 2025 3Labs Srl. Tutti i diritti riservati.