Luis von Ahn, co-fondatore e CEO della piattaforma di apprendimento linguistico Duolingo, ha recentemente rilasciato una dichiarazione per placare i timori sulla strategia "AI-first" adottata dalla società. Ha chiarito che l'integrazione massiccia dell'intelligenza artificiale non ha comportato tagli al personale a tempo pieno, sfidando la narrativa dominante che vede l'IA come un mero strumento di sostituzione umana. Il CEO, tuttavia, ammette un errore di comunicazione nel raccontare l'introduzione dell'AI.
Questa precisazione si inserisce in un contesto globale di forte nervosismo sul futuro occupazionale. L'idea che l'intelligenza artificiale generativa porti inevitabilmente a massicci layoff ha polarizzato il dibattito pubblico e aziendale. L'intervento di von Ahn sposta l'enfasi non sulla riduzione del costo del lavoro, ma sull'incremento esponenziale della capacità produttiva di ciascun individuo, in linea con un mercato che premia l'efficienza.
La ridefinizione del ruolo: da esecutore a direttore
La transizione a una mentalità "AI-first" ha avuto conseguenze concrete sul modus operandi dell'azienda. La società ha integrato l'IA in modo così profondo che gran parte dei contenuti didattici di Duolingo è ora creata, o almeno gestita, da algoritmi. L'utilizzo dell'intelligenza artificiale ha permesso a Duolingo di accelerare drasticamente la creazione di nuovi corsi e funzionalità.
In questo nuovo schema, il dipendente non scompare, ma la sua funzione evolve: da esecutore di compiti ripetitivi a "direttore creativo" dell'intelligenza artificiale, un supervisore tecnico che indirizza il risultato finale e mantiene l'alto standard qualitativo.
Von Ahn ha specificato che "una persona potrà realizzare molto di più, anziché avere meno persone". Questo principio non è solo difensivo, ma strategico: Duolingo sta cercando di rimuovere i bottleneck operativi, liberando i dipendenti affinché possano concentrarsi sulla creatività e sull'innovazione, in un modello che valorizza l'attenzione e la governance umana.
Il lato oscuro dei contratti temporanei
Nonostante la rassicurazione per il personale a tempo pieno, il quadro non è completamente roseo: l'impatto più significativo dell'IA si è infattimanifestato sulla forza lavoro temporanea, ovvero i precari utilizzati per compiti temporanei, come la traduzione o la moderazione. L'azienda ha ammesso di aver ridotto la dipendenza da questi lavoratori esterni, in parte perché l'intelligenza artificiale è diventata sufficientemente efficiente nel gestire le mansioni precedentemente assegnate ai collaboratori esterni.
Forse non è una buona notizia, ma quando si auspica la fine dell'esternalizzazione, non è probabilmente questo lo scenario desiderato.
Anche perché il passo successivo potrebbe perfettamente divnetare la precarizzazione delle altre figure professionali. L'IA sembra agire come un acceleratore dell'automazione, colpendo per prime le posizioni più esposte e meno tutelate, un elemento che richiede l'attenzione delle istituzioni e dei policy maker.
L'assunto che l'IA non porti a licenziamenti per i dipendenti full-time è un'ottima notizia per chi ha un contratto stabile, ma oscura la rapidità con cui la tecnologia sta erodendo le opportunità per chi svolge attività in outsourcing o a progetto. E bisogna aggiungere poi come molte aziende stiano rallentando le assunzioni di ruoli junior - andando di fatto a compromettere lo sviluppo di una futura forza lavoro senior.
Il risultato, ancora una volta, può essere un aumento delle disuguaglianze sociali, tra i fortunati che hanno un contratto fisso e tutti gli altri.
La filosofia di Duolingo, che incoraggia i dipendenti a sperimentare l'IA attraverso sessioni interne (i cosiddetti "f-r-A-I-days"), è un esempio positivo di adattamento culturale alla tecnologia. È un passaggio che suggerisce come la literacy tecnologica non sia più un optional per i professionisti, ma una competenza fondamentale per la sopravvivenza nel nuovo paradigma economico. Il CEO ha riconosciuto, infatti, che il clamore iniziale è nato dalla mancanza di contesto, ma questo testimonia anche che il pubblico è già pronto per la narrazione della sostituzione.
Il caso Duolingo funge da lente d'ingrandimento sul futuro del lavoro. Nonostante le smentite sulle riduzioni di organico, il cambiamento strutturale è in atto. La domanda che rimane sospesa è se la trasformazione delle mansioni e la crescente dipendenza dall'IA come fattore di produzione si tradurranno in una maggiore equità nella distribuzione dei benefici di produttività. O se, al contrario, assisteremo a una progressiva polarizzazione delle competenze, dove solo chi è in grado di dirigere l'algoritmo potrà prosperare, lasciando ai margini la forza lavoro più esposta alla sua potenza automatizzatrice.