L'intelligenza artificiale potrebbe aver salvato gli Stati Uniti da una recessione che sembrava inevitabile.
Secondo George Saravelos, responsabile globale della ricerca sui cambi esteri di Deutsche Bank, gli investimenti massicci delle aziende tecnologiche americane nell'AI hanno fornito una spinta economica così potente da compensare altri fattori negativi che stavano frenando la crescita. La sua analisi arriva proprio mentre Nvidia annuncia un investimento da 100 miliardi di dollari in OpenAI, consolidando ulteriormente il ruolo centrale dell'hardware per l'intelligenza artificiale nell'economia moderna.
L'analista di Deutsche Bank non usa mezzi termini nel descrivere l'impatto delle spese in conto capitale delle Big Tech sull'economia americana. Senza questo tsunami di investimenti in infrastrutture AI, sostiene Saravelos, il Paese si troverebbe già in recessione o perlomeno sull'orlo di una contrazione economica significativa. La cifra è impressionante: parliamo di centinaia di miliardi di dollari che stanno fluendo verso la costruzione di data center, l'acquisto di chip specializzati e lo sviluppo di tecnologie all'avanguardia.
Il fenomeno assume proporzioni così rilevanti che Nvidia viene descritta come l'azienda che letteralmente "porta sulle spalle" la crescita economica statunitense. Un'affermazione che potrebbe sembrare eccessiva, ma che trova riscontro nei numeri: il produttore di chip per AI è diventato il principale fornitore di beni capitali per questo ciclo di investimenti senza precedenti.
La doppia faccia della medaglia AI
Tuttavia, l'euforia per questi risultati nasconde alcune preoccupazioni fondamentali che gli investitori dovranno affrontare nei prossimi anni. Saravelos evidenzia come questo superciclo dell'intelligenza artificiale stia effettivamente attenuando gli shock negativi che colpiscono l'economia americana, dai dazi commerciali alle restrizioni sull'immigrazione. Ma cosa accadrà quando questa fase di costruzione intensiva raggiungerà il suo picco?
Il problema, secondo l'analista, è che per mantenere il contributo positivo alla crescita del PIL, gli investimenti in capitale dovrebbero continuare a crescere in modo parabolico. Una prospettiva altamente improbabile nel lungo termine, considerando che anche i budget più generosi hanno dei limiti e che la costruzione di infrastrutture non può espandersi indefinitamente.
La crescita economica del 2025 si basa principalmente sulla costruzione dell'infrastruttura sottostante per l'intelligenza artificiale, ma questo ciclo avrà inevitabilmente una fine. Quando i progetti di costruzione saranno completati, emergeranno questioni cruciali sulla distribuzione geografica dei benefici e sulla capacità dell'AI di generare effettivamente quei guadagni di produttività tanto promessi.
Deutsche Bank ammette di non avere ancora risposte definitive a questi interrogativi, ma li sta già incorporando nelle proprie previsioni per il dollaro americano nel prossimo anno. La transizione da una fase di investimenti massicci a una di sfruttamento commerciale dell'AI potrebbe infatti ridisegnare gli equilibri economici globali, con implicazioni che si estendono ben oltre i mercati tecnologici.
Gli investitori si trovano così di fronte a un paradosso: da un lato, l'AI sta dimostrando di essere una forza economica trasformativa capace di sostenere la crescita anche in condizioni avverse; dall'altro, la sostenibilità di questo modello solleva domande che potrebbero definire il panorama economico dei prossimi decenni.