Nel mondo delle startup e dell'imprenditoria tecnologica, poche espressioni hanno generato tanto dibattito quanto il concetto di "founder mode", lanciato da Paul Graham nel settembre 2024.
Il cofondatore di Y Combinator, una delle più influenti incubatrici di startup al mondo, ha recentemente fatto chiarezza su questa filosofia manageriale durante un'intervista podcast, distinguendo nettamente tra leadership attiva e controllo eccessivo. La discussione nasce dalla necessità di ridefinire il ruolo dei fondatori nelle aziende in crescita, sfidando i modelli tradizionali di gestione aziendale.
La "founder mode" è uno stile di gestione in cui il fondatore rimane profondamente coinvolto nelle operazioni quotidiane, nel prodotto e nelle decisioni chiave, anche con la crescita dell'azienda. Si caratterizza per un'intensa dedizione, rapidità decisionale, frugalità e un'ossessione per il cliente, in contrasto con un approccio più delegante.
L'ispirazione per il celebre saggio di Graham è arrivata da Brian Chesky, cofondatore e CEO di Airbnb, durante una conferenza sulla sua filosofia manageriale. Il testo ha immediatamente conquistato la Silicon Valley, offrendo una risposta alle frustrazioni di molti imprenditori costretti a trasformarsi in "manager professionali" man mano che le loro aziende crescevano. Graham aveva identificato una dicotomia fondamentale: da una parte il "founder mode", dall'altra il "manager mode", due approcci radicalmente diversi alla guida aziendale.
La teoria sostiene che i visionari aziendali vengano troppo spesso spinti a delegare completamente ai dirigenti di alto livello, perdendo il contatto diretto con le operazioni quotidiane. Questo passaggio, secondo Graham, rappresenta spesso l'inizio della burocratizzazione e della perdita di efficacia delle aziende innovative.
Dove finisce la leadership e inizia il micromanagement
Durante l'intervista nel podcast "Social Radars", condotto da Jessica Livingston (cofondatrice di Y Combinator) e Carolynn Levy (direttrice generale dell'incubatrice), Graham ha affrontato le critiche mosse al suo concetto. Alcuni avevano infatti interpretato il "founder mode" come una giustificazione del micromanagement, suggerendo persino di "destigmatizzare" questo termine controverso.
La risposta di Graham è stata categorica: esiste una differenza sostanziale tra rimanere coinvolti nei dettagli e controllare eccessivamente. "C'è sicuramente una cosa che chiamiamo 'andare troppo oltre'", ha spiegato, identificando il punto di rottura quando l'intervento del capo peggiora effettivamente le prestazioni dei collaboratori.
Per illustrare il confine sottile tra controllo produttivo e interferenza dannosa, Graham ha utilizzato esempi concreti dal mondo della pubblicità e del design. Nel settore pubblicitario esiste una regola non scritta: "non permettere mai al cliente di apparire negli annunci", perché pensano di saper recitare quando in realtà non ne sono capaci. Allo stesso modo, un grafico esperto può vedere le proprie competenze vanificate da un capo invadente che rallenta il processo e ignora l'expertise professionale.
L'esempio più illuminante riguarda però la collaborazione tra Steve Jobs e Jonathan Ive in Apple. Jobs era notoriamente esigente e interventista, eppure Ive ha sempre descritto quegli anni come "i 15 anni più gioiosi e straordinari della mia vita". Questa partnership dimostra che anche un controllo molto stretto può trasformarsi in collaborazione creativa quando produce risultati eccellenti.
Il criterio decisivo: risultati e percezioni
Graham ha proposto un metodo pragmatico per distinguere tra founder mode e micromanagement: osservare i risultati e ascoltare le percezioni dei collaboratori. Se l'intervento del fondatore migliora le prestazioni e viene percepito come una collaborazione piuttosto che come un'imposizione, allora si tratta di leadership efficace. Al contrario, quando l'intervento peggiora i risultati o crea frustrazione nel team, si è superata la linea di demarcazione.
Questa riflessione arriva quasi un anno dopo la pubblicazione del saggio originale, che aveva catturato l'attenzione di una generazione di imprenditori tecnologici desiderosi di riprendere il controllo delle loro operazioni sempre più burocratizzate. L'evoluzione del pensiero di Graham dimostra come anche i concetti più innovativi necessitino di continui affinamenti per essere applicati efficacemente nella realtà aziendale.