Avv. Giuseppe Croari – Dott.ssa Silvia Di Paola
Il Garante per la protezione dei dati personali ha, da maggio 2025, avviato una consultazione pubblica volta a valutare la liceità del consenso, per i trattamenti di profilazione, raccolto da diversi titolari attraverso l’adozione del cosiddetto modello “pay or consent” (per maggiori informazioni sul tema della profilazione clicca qui).
Il modello in esame impone agli utenti, per accedere ai contenuti, ai servizi o alle funzionalità offerte online, di scegliere se sottoscrivere un abbonamento a pagamento oppure acconsentire al trattamento dei propri dati personali, attraverso cookie e strumenti di tracciamento, ai fini di profilazione commerciale. In mancanza di una delle due opzioni, l’accesso ai siti è bloccato.
Da una parte si potrebbe archiviare la questione affermando che l’informazione non è gratis, e che accettare di cedere dati è una forma di pagamento alternativa al denaro. Tuttavia le cose non sono necessariamente così semplici, e non è detto che tutti siano nelle condizioni di fare una scelta consapevole.
In particolare, accade che, molto spesso, la maggior parte degli interessati, pur di accedere “gratuitamente” ai contenuti o alle funzionalità e ai servizi offerti, acconsente al trattamento dei propri dati senza, dunque, comprendere a pieno gli effetti delle proprie scelte. Tale circostanza, unitamente al consistente incremento dei casi in cui i titolari di siti web utilizzano tale tipologia di modello, ha determinato il sorgere di un numero elevato di reclami da parte degli utenti stessi.
Dunque non è tanto, o non solo, una questione di chiedere di pagare in denaro o in dati digitali, quanto piuttosto una questione di accertarsi che chi acconsente lo faccia con la totale consapevolezza del gesto. Un aspetto su cui il Garante non ha certezze, almeno per ora.
Il provvedimento del Garante Privacy n. 272/2025
A tal proposito, il 29 aprile scorso, il Garante è intervenuto, con il provvedimento n. 272, a stabilire la necessità di promuovere un confronto pubblico, con tutti i portatori di interesse, al fine di raccogliere osservazioni e suggerimenti riguardo al modello “Pay or Consent” nonché alle sue implicazioni giuridiche, economiche e sociali. L’intento del Garante è evitare un approccio meramente sanzionatorio ed invece verificare direttamente se e quali alternative sussistano rispetto all’attuale assetto.
La consultazione, della durata di 60 giorni a partire dalla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’avviso, si pone, in particolare, di valutare:
- la compatibilità del modello “Pay or Consent” con la disciplina in materia di consenso al trattamento dei dati personali;
- possibili alternative all’attuale modello che siano di minor impatto in termini di compressione del diritto alla privacy degli interessati;
- soluzioni idonee a garantire all’interessato la piena consapevolezza degli effetti dell’eventuale prestazione del consenso.
La scelta del Garante di intervenire tramite la consultazione pubblica risponde all’esigenza di tutelare gli interessi contrapposti delle parti; invero da un lato vi è l’esigenza di garantire il corretto trattamento dei dati personali e quindi assicurare che il consenso prestato dagli utenti sia libero, specifico, informato e inequivocabile secondo quanto stabilito dall’art. 7 del GDPR; dall’altro vi è, altresì, l’esigenza di tutelare la libertà economica e di informazione. La sensibilità degli interessi in gioco è tale da avere, dunque, spinto in legislatore a percorrere la strada alternativa e più indulgente della consultazione.
Alla consultazione possono partecipare tutti i portatori di interesse, incluse imprese, consumatori, esperti, associazioni, professionisti, accademia e cittadini, indirizzando il contributo agli indirizzi: a) protocollo@gpdp.it, b) protocollo@pec.gpdp.it, nonché indicando come oggetto “Consultazione pubblica sul modello ‘pay or consent”.
Verso un nuovo equilibrio tra business e diritti digitali
La consultazione del Garante è un segnale di attenzione verso la necessità di linee guida chiare e condivise, che tengano conto sia delle esigenze del mercato digitale sia dei diritti fondamentali delle persone. Le osservazioni che emergeranno da questo processo saranno determinanti per definire un quadro normativo che consenta modelli di business sostenibili senza compromettere il principio della libera e consapevole autodeterminazione dell’utente.
In attesa degli esiti della consultazione, è auspicabile che tutti gli attori coinvolti — editori, sviluppatori, utenti e istituzioni — partecipino attivamente, contribugendo a costruire un ecosistema digitale più trasparente, equo e rispettoso dei diritti.
Il rischio di incappare in sanzioni per il mancato rispetto delle norme in tema di privacy è concreto, per evitarlo è prudente affidarsi a professionisti della materia: puoi rivolgerti al nostro studio legale partner FCLEX, facendo riferimento all’Avv. Giuseppe Croari, esperto di diritto informatico e delle nuove tecnologie, per richiedere una consulenza specializzata e personalizzata.