Non sono i giovani programmatori a fare maggiore affidamento sull'intelligenza artificiale per scrivere codice, bensì i loro colleghi più esperti; ed è proprio l'esperienza il fattore differenziante. I dati emergono da un'indagine condotta su quasi 800 sviluppatori statunitensi.
I numeri parlano chiaro mostrano che circa un terzo degli sviluppatori con oltre dieci anni di esperienza utilizza strumenti di generazione automatica del codice per produrre più della metà del proprio software finale. Una percentuale che crolla drasticamente al 13% tra i programmatori con meno di due anni di carriera alle spalle. Austin Spires, direttore senior del coinvolgimento sviluppatori presso Fastly, la piattaforma di servizi cloud che ha condotto lo studio su 791 professionisti americani, offre una spiegazione che va oltre i semplici stereotipi generazionali.
La chiave di lettura non risiede nella pigrizia dei veterani del codice, ma nelle diverse responsabilità che caratterizzano i ruoli senior. "Quando si guarda al quadro generale di cosa fa un ingegnere senior, ci si accorge che non passa tutto il giorno a scrivere codice", spiega Spires. L'AI diventa quindi uno strumento per recuperare quella sensazione di gratificazione immediata che caratterizzava i primi approcci alla programmazione, permettendo di testare rapidamente idee e sviluppare prototipi con quella "scarica di dopamina" che rendeva il coding così coinvolgente agli inizi.
Controintuitivamente, i giovani programmatori mostrano una preferenza marcata per l'approccio tradizionale alla scrittura del codice. Questo trend, che Spires definisce "incoraggiante", dimostra come i nuovi arrivati nel settore vogliano padroneggiare le basi della programmazione senza delegare all'intelligenza artificiale. Per loro, gli strumenti AI rappresentano un supporto utile ma non un sostituto dell'esperienza diretta nella creazione di software.
La differenza di approccio si riflette anche nella percezione dell'efficacia: una leggera maggioranza degli sviluppatori senior ritiene che gli strumenti AI li aiutino a rilasciare software più velocemente, nonostante debbano dedicare più tempo al controllo di eventuali bug generati artificialmente. Tra i junior developer, meno della metà condivide questa opinione. La spiegazione risiede probabilmente nella capacità degli sviluppatori esperti di individuare rapidamente i difetti nel codice, mentre i colleghi meno esperti faticano maggiormente nell'editing del software.
Un altro aspetto emergente dallo studio riguarda la sensibilità ambientale legata allo sviluppo software. Solo la metà dei programmatori junior considera l'impatto energetico del codice che scrive, ma questa percentuale sale all'80% tra i professionisti più esperti. Quasi un rispondente su dieci ammette di non conoscere affatto il consumo energetico del proprio software, evidenziando un gap formativo significativo.
"Non esistono molti incentivi per i fornitori di strumenti AI a rivelare quale sia l'impronta ambientale di queste tecnologie", osserva Spires. La maggiore consapevolezza degli sviluppatori senior deriva dalla comprensione degli effetti secondari e terziari del proprio codice sulla comunità e sugli utenti finali, una maturità professionale che i giovani colleghi svilupperanno con il tempo.
Un futuro più piacevole per tutti
Nonostante le differenze generazionali, l'adozione dell'AI nel coding sembra destinata a crescere: solo l'1,8% dei partecipanti dichiara di non utilizzare mai strumenti di generazione automatica del codice. Il dato più significativo riguarda la soddisfazione lavorativa: oltre il 70% degli sviluppatori intervistati afferma che l'AI rende il proprio lavoro più piacevole, contro meno del 20% che riscontra maggiori difficoltà. Per oltre il 30% dei rispondenti, la programmazione automatizzata ha reso il lavoro "significativamente più piacevole", suggerendo che l'intelligenza artificiale stia effettivamente migliorando l'esperienza professionale nel settore dello sviluppo software.