la vita mi ha insegnato che quando si chiedono prestiti, le probabilità che poi qualcosa vada storto aumentano considerevolmente. E non per responsabilità delle parti interessate. Non sono più un ragazzo da un pezzo e se nella prima parte della mia vita da adulto ero convinto che fortuna e sfortuna fossero stupidaggini, ora invece mi rendo conto che non lo sono affatto. Solo che la fortuna è un evento raro o che si manifesta nelle più piccole faccende quotidiane, per cui non c'è ne accorgiamo. La sfortuna invece, quella vive con il dito perennemente a pochi centimetri dal campanello di casa e quando un pover'uomo (o donna, uguale) si ritrova a dover necessariamente affidarsi a soluzioni delle quali non si ha il pieno controllo, ecco che la sfortuna suona.
I prestiti sono così... facile, talvolta anche troppo, ottenerli. Difficile è onorarli. Chi ha le spalle coperte da un buon reddito normalmente non chiede prestiti, salvo i casi in cui l'occasione richiede un investimento immediato e superiore alle possibilità economica dell'interessato sul momento. E a quel punto le cose possono andare tanto bene quanto (e più) male.
Lo ho verificato sulla mia pelle e su quella di molte persone che conosco, anche se non è andata male a tutte (sia ringraziato il cielo).
Finchè è possibile.. meglio evitare di chiedere prestiti.
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Questo articolo è interessante... fuori dall'italia e dall'Unione Europea. In italia abbiamo la Centrale dei Rischi che è NORMATIVAMENTE obbligatoria per le 106 e le banche mentre in Europa sono già in corso le operazioni di creazione di una Centrale dei Rischi unificata basata sul modello di Banca d'Italia.
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Ciao
In effetti non hai torto, ci stava una precisazione su questo aspetto. La differenza tuttavia non è molto rilevante.
La Centrale Rischi fornisce dati alle banche, con una buona frequenza di aggiornamento anche se non in tempo reale. Il meccanismo è lo stesso, cambia il fornitore di dati. Anzi, le banche in EU, se lo vogliono, possono cercare altrove dati più affidabili o più aggiornati, andando quindi a seguire il trend dell'articolo.

Quindi, più che un'eccezione, la realtà italiana sembra un modello ibrido che integra la base normativa con l'innovazione in tempo reale.

Un saluto :-)
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