Nel mondo del credito bancario, la linea che separa l'approvazione dal rifiuto di un finanziamento alle piccole imprese dipende sempre meno dalla propensione al rischio degli istituti e sempre più dalla qualità delle informazioni a loro disposizione.
L'accesso ai dati in tempo reale forniti da terze parti sta infatti diventando il fattore decisivo per determinare se le aziende più piccole riusciranno a ottenere il credito di cui hanno bisogno. Una nuova ricerca condotta su 350 dirigenti bancari di Stati Uniti e Regno Unito rivela come questa trasformazione stia ridefinendo i criteri di valutazione creditizia.
Le lacune informative rappresentano il principale ostacolo nel processo di erogazione del credito alle micro-imprese. Quando i dati sono incompleti, non verificabili o obsoleti, il flusso di approvazioni si blocca drasticamente. Il 96% delle istituzioni finanziarie si dichiara pronto a concedere prestiti se può accedere a informazioni creditizie verificate da uffici di credito esterni, mentre la fiducia crolla quando gli stessi dati provengono direttamente dai richiedenti.
Spesso e volentieri però i professionisti e le piccole imprese non possono offrire una valutazione indipendente. A volte esiste comunque un credit score sulla persona o sull'azienda, di cui magari non siamo nemmeno consapevoli e su cui - purtroppo - spesso non è nemmeno possibile chiedere modifiche e correzioni.
Quanto agli strumenti di validazione, solo il 50% di questi istituti utilizza dati di terze parti, contro l'83% delle banche con minore esposizione a questo segmento.
Il costo dell'opacità informativa
Dunque non la sfiducia verso le piccole imprese a frenare i prestiti, ma l'opacità dei dati disponibili. Quasi 3 domande su 10 delle micro-imprese vengono respinte per impossibilità di verificare la legittimità del business, un tasso cinque volte superiore a quello delle grandi aziende. Le percentuali di approvazione scendono dal 95% per le grandi società al 77% per le micro-imprese, mentre i tassi di inadempienza aumentano di oltre quattro volte.
Questa situazione genera effetti a catena sulla redditività degli istituti di credito. L'84% delle banche con sistemi di valutazione molto o estremamente completi per le PMI considera questo segmento altamente profittevole, contro il 39% di quelle meno attrezzate.
Non è difficile capire, dunque, che con il tempo tutte le banche si attrezzeranno nello stesso modo, in modo da garantirsi la massima redditività del credito e ridurre al minimo gli investimenti non profittevoli. Anche in questo caso però si viene a creare una sorta di digital divide all'interno del settore bancario: mentre le grandi banche possono permettersi sistemi di verifica avanzati, i prestatori più piccoli spesso non dispongono di tali risorse.
La rivoluzione dei dati in tempo reale
Il 60% delle banche statunitensi, poi, mostra forte interesse per fornitori di terze parti che offrono dati in tempo reale su micro-imprese e PMI. Si preferisce quindi la velocità: la capacità di accedere rapidamente a informazioni verificate sta diventando più importante della conoscenza storica del cliente.
Sicuramente è un cambiamento profondo rispetto al modello storico, che vede un imprenditore conoscere personalmente il personale bancario. Un modello che in Italia è ancora parzialmente presente, ma anche nel nostro Paese non succede più che un bancario conceda un finanziamento solo perché conosce e si fida del richiedente. Almeno nelle banche più grandi e strutturate, sono i processi a dominare, e i processi hanno bisogno di dati aggiornati e affidabili.
Non si tratta, infine, solo di di prestiti: le banche stanno ora valutando i dati stessi come asset fondamentale. Considerando che le piccole imprese rappresentano la maggioranza delle aziende su entrambe le sponde dell'Atlantico, i vincitori in questo mercato saranno coloro che riusciranno a connettersi a fonti esterne di informazioni in modo rapido, economico e scalabile.
Per gli istituti di credito del futuro, la capacità di vedere un'azienda in tempo reale potrebbe presto contare più della possibilità di conoscerla nel tempo. La qualità dei dati sta diventando il nuovo parametro di competitività nel settore del credito alle piccole imprese.
Conoscere attraverso i dati, i rischi
In un certo senso, quindi, si tratta ancora di conoscere il cliente, ma il settore bancario sta abbandonando la conoscenza basata su informazioni storiche accumulate internamente, basandosi su informazioni "pescate" altrove e consegnate da fornitori esterni.
Il sistema potrebbe funzionare naturalmente, ma bisogna fare attenzione ai sistemi di raccolta dati. In particolare, ci sono alcune domande a cui bisogna rispondere
- I criteri di raccolta dati sono pubblici?
- I sistemi statistici che portano alla valutazione sono trasparenti?
- Per la valutazione sono usati dati fattuali o proxies?
- Imprese e individui possono chiedere spiegazioni, modifiche e correzioni al loro stato creditizio?
La risposta a queste e altre domande è l'unico strumento che possiamo usare per assicurarsi che quello che stiamo creando sia un sistema di valutazione equo e bilanciato. Se non facciamo attenzione, invece, sarà inevitabile creare - ma probabilmente è già così - uno di quei tremendi sistemi noti come Weapons of Math Desctruction. E di sicuro non è ciò di cui il mondo ha bisogno.