L'entusiasmo per l'intelligenza artificiale che ha travolto i mercati globali negli ultimi due anni potrebbe aver raggiunto il suo apice, secondo quanto emerge da un recente rapporto di Morningstar. Gli analisti della società di ricerca finanziaria lanciano infatti un campanello d'allarme sul settore dei semiconduttori, evidenziando come dietro la facciata scintillante si nascondano segnali preoccupanti che potrebbero preludere a una fase di rallentamento.
La crescita delle vendite di chip, infatti, sta già mostrando segni di cedimento, mentre i settori tradizionali dell'elettronica continuano a registrare performance deludenti.
Il mercato dei semiconduttori segue storicamente cicli di circa quattro anni, caratterizzati da fasi di crescita esplosiva seguite da periodi di contrazione. Secondo i ricercatori di Morningstar, l'attuale accelerazione, innescata dalla domanda di chip per intelligenza artificiale, sta spingendo il settore oltre i limiti naturali di questo ciclo. I dati sui semiconductor billings - considerati un indicatore affidabile della salute del comparto - mostrano già una decelerazione, suggerendo che il picco potrebbe essere vicino.
La situazione appare ancora più critica se si considera che al di fuori del segmento AI, la domanda di chip tradizionali resta debole. Le vendite di smartphone e dispositivi elettronici di consumo continuano a languire, creando un vuoto che nemmeno l'esplosione dell'intelligenza artificiale riesce completamente a colmare.
Quando la bolla potrebbe scoppiare
Gli esperti di Morningstar prevedono che la spesa per l'AI raggiungerà il suo massimo nel 2025, con il rischio concreto di un rallentamento già a partire dal 2026. Questa previsione si basa su una combinazione di fattori: l'intensificarsi dei rischi macroeconomici globali e la persistente debolezza della domanda da parte dei consumatori. Anche se i chip AI più avanzati rimangono una risorsa scarsa e preziosa, i prodotti di memoria più datati potrebbero presto scontare una diminuzione dell'interesse del mercato.
Le aziende che producono processori si trovano in una posizione leggermente migliore rispetto ai produttori di memoria. Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, ad esempio, può contare sul suo vantaggio tecnologico e sui massicci investimenti negli Stati Uniti come scudi protettivi. Tuttavia, anche i leader del settore come TSMC non possono sottrarsi completamente alle oscillazioni cicliche che caratterizzano questo comparto.
L'allarme di Morningstar arriva in un momento in cui gli investitori si interrogano su una questione fondamentale: quanto dell'intelligenza artificiale si tradurrà effettivamente in profitti aziendali concreti? Nonostante un numero record di aziende dell'S&P 500 abbia menzionato l'AI durante le conference call sui risultati trimestrali del secondo trimestre, Goldman Sachs sottolinea come rimanga limitata la quota di imprese in grado di quantificare l'impatto reale dell'intelligenza artificiale sui propri guadagni.
Le ipotesi che si tratti di una bolla sul punto di scoppiare si rincorrono da settimane ormai, e l'agitazione è piuttosto diffusa.
La banca d'affari americana aggiunge un elemento di complessità ulteriore: l'impronta economica dell'AI potrebbe essere sottostimata nei dati governativi, poiché i costi dei semiconduttori vengono spesso classificati come input intermedi piuttosto che essere completamente conteggiati nel calcolo del PIL. Questo fenomeno rende ancora più difficile valutare il reale impatto economico della rivoluzione dell'intelligenza artificiale.
Mentre colossi del cloud computing come Microsoft, Amazon e Meta continuano ad aumentare i loro investimenti in AI, gli analisti di Morningstar ritengono che il mercato stia sopravvalutando le prospettive di crescita a lungo termine di questi investimenti. La realtà è che anche la tecnologia più rivoluzionaria deve fare i conti con le leggi economiche fondamentali e i cicli naturali dei mercati.