Una recente indagine di Capterra su 3.500 imprese ha rivelato che il 59% delle organizzazioni si pente degli acquisti software effettuati, con oltre la metà di questi casi che comporta perdite finanziarie significative.
Un fenomeno che, almeno in parte, è dovuto alla pressione sui manager IT, che sentono di dover aggiornare i sistemi per non restare indietro; una forma di FOMO alimentata anche dal marketing aggressivo dei fornitori, che può costare parecchio alle aziende. Sull'altro piatto della bilancia, però, ci sono soluzioni tecnologiche che veramente invecchiano sempre più in fretta.
Craig Kane, partner della divisione digitale di Kearney, una delle principali società di consulenza strategica globale, osserva come i cicli tecnologici stiano girando sempre più velocemente. "Alcune soluzioni evolvono così rapidamente che ora rappresentano una scommessa di un anno per i CIO, non più di tre o cinque anni come accadeva in passato", spiega Kane. Questa accelerazione sta trasformando radicalmente l'approccio delle aziende agli investimenti IT, rendendo le decisioni tecnologiche più simili a scommesse a breve termine piuttosto che a investimenti strategici di lungo periodo.
Julie Irish, senior vice president e CIO di Couchbase, sta vivendo questa transizione in prima persona all'interno della sua azienda. L'ascesa dell'intelligenza artificiale sta giocando un ruolo cruciale in questo cambiamento, particolarmente nel settore delle soluzioni go-to-market, dove i fornitori competono per incorporare quantità crescenti di capacità AI nei loro prodotti. "Esistono molte più alternative con nuove capacità AI che interessano al business", conferma Irish.
Quando il cloud rende tutto troppo semplice
La facilità di implementazione offerta dal cloud computing e dal software-as-a-service sta contribuendo significativamente all'accelerazione dei cambi di soluzione. "È quasi spaventoso quanto sia facile attivare una nuova soluzione", ammette Irish. "La tecnologia è molto veloce dal punto di vista dell'implementazione; non spendiamo più tanto tempo con migrazioni o deployment". Questa semplicità operativa, però, nasconde rischi sostanziali legati alla mancanza di una valutazione approfondita delle reali necessità aziendali.
Greg Taffet, CIO che lavora con Ceres Environmental e altre organizzazioni, ha osservato come la vita utile delle soluzioni si sia ridotta drasticamente. "Sto sostituendo soluzioni dopo un paio di anni in alcuni casi, perché a volte è meglio iniziare con nuovi strumenti per ottenere risultati migliori piuttosto che applicare patch e aggiornamenti alla soluzione esistente". Il fenomeno delle throw-away apps - applicazioni costruite per necessità specifiche del momento e poi sostituite o completamente scartate - rappresenta l'estremo di questa tendenza.
Anche considerazioni puramente economiche stanno accelerando la rotazione delle soluzioni IT. Irish ha notato improvvisi aumenti significativi nei costi di rinnovo da parte di alcuni fornitori, che spingono a cambiare vendor più rapidamente del previsto. "Questo sta guidando alcuni cambiamenti. È sempre successo in una certa misura, ma ora sta accadendo di più", aggiunge la CIO di Couchbase. Parallelamente, alcuni fornitori non riescono a tenere il passo con il ritmo rapido delle innovazioni di mercato, causando sostituzioni più veloci del pianificato.
Non tutto si muove alla stessa velocità
Tuttavia, non tutti i sistemi aziendali seguono questo trend accelerato. Le soluzioni core, come i sistemi ERP (Enterprise Resource Planning), mantengono ancora cicli di vita tradizionalmente lunghi. Kane sottolinea come questi sistemi possano durare dai 15 ai 20 anni nelle aziende Fortune 100, a causa degli alti costi, dell'impegno e della complessità associati alla loro implementazione. La decisione di sostituire un ERP esistente non viene presa alla leggera né rapidamente, rappresentando un'eccezione significativa al trend generale.
Eric Bloom, direttore esecutivo dell'IT Management and Leadership Institute, attribuisce buona parte della rapida rotazione delle soluzioni software più alla FOMO (Fear of Missing Out) che a reali necessità aziendali. "Vedo l'ansia di rimanere aggiornati con la tecnologia e le nuove innovazioni guidare parte di questo fenomeno, e i fornitori stanno sempre proponendo qualcosa di nuovo o dicendo che è necessario aggiornare", osserva Bloom. Questa rotazione rapida delle soluzioni per motivi diversi dalle vere necessità aziendali generalmente non produce benefici o ritorno sugli investimenti.
Le organizzazioni con minor probabilità di pentirsi degli acquisti software sono quelle guidate da CIO che comprendono gli obiettivi aziendali e hanno processi solidi per valutare se le soluzioni esistenti soddisfano le necessità del business. Taffet ha adottato questo approccio quando si sente sotto pressione per introdurre nuove soluzioni: "Il fatto che la tecnologia stia cambiando così velocemente non è realmente qualcosa su cui mi concentro. Devo ancora concentrarmi prima sul problema di business e poi applicare la tecnologia giusta al problema". Questo approccio metodico rappresenta l'antidoto più efficace contro le decisioni impulsive che spesso caratterizzano l'attuale panorama tecnologico aziendale.