Per decenni, il mondo dell'industria è stato il regno del ferro, dell'acciaio e della meccanica di precisione. Poi si è continuato a usare il termine “il ferro” per definire - in modo quasi amichevole - l’hardware digitale. I computer, i server, “le macchine” insomma, sono state le protagoniste assolute della prima digitalizzazione.
Oggi le cose però stanno cambiando, ed è il software che sta progressivamente e velocemente prendendo il ruolo di protagonista.
È questo forse il dettaglio più importante, a tratti sconvolgente, della trasformazione digitale; un cambiamento che implica un nuovo punto di vista, un nuovo modo di guardare il lavoro e gli strumenti che usiamo per farlo.
Ne abbiamo parlato con due figure chiave di Bosch Rexroth, che vivono questa transizione da prospettive complementari: Davide Fasciani, Application Engineer, e Alessandro Arcolia, Software Application Engineer per l'idraulica mobile. Dal loro dialogo emerge il ritratto di un settore dove la vera sfida non è più solo progettare hardware più performante, ma orchestrare ecosistemi complessi, far dialogare competenze diverse e prepararsi a un futuro definito dai dati e dall'elettrificazione.
Bosch Rexroth è un'azienda specializzata nella tecnologia del movimento e del controllo. Fornisce componenti, sistemi e soluzioni su misura per un'ampia varietà di applicazioni industriali e mobili; il suo scopo principale è quello di rendere i macchinari e i sistemi più efficienti, potenti e sicuri. Bosch Rexroth opera in settori come l’idraulica industriale, l'idraulica mobile, le tecnologie per l'automazione delle fabbriche e le tecnologie per la movimentazione e l'assemblaggio
Due ruoli a confronto: il ponte verso il cliente e il cuore dello sviluppo
La trasformazione di un'azienda si riflette innanzitutto nei ruoli che essa crea e fa evolvere. Quelli di Fasciani e Arcolia rappresentano due facce della stessa medaglia: uno proiettato verso le esigenze del mercato, l'altro immerso nel cuore tecnologico del prodotto. Per Davide Fasciani, fresco di una laurea in ingegneria elettronica, il suo ruolo è quello di "supportare i clienti sia da un punto di vista hardware, sia dal punto di vista di soluzioni software". La sua missione va oltre la semplice consulenza tecnica; si tratta di agire come catalizzatore del cambiamento.
“Molto spesso siamo noi application che proponiamo una nuova modalità di fare automazione. Non è banale perché nel nostro settore c'è un bel po' d'inerzia al cambiamento e noi possiamo essere un boost per l'innovazione.” - Davide Fasciani
Il suo ruolo, quindi, è quello di essere un "boost per l'innovazione", accompagnando i clienti verso soluzioni che magari non avevano considerato, superando resistenze consolidate e dimostrando il valore delle nuove tecnologie direttamente sul campo.
Alessandro Arcolia, al contrario, è entrato in Rexroth nel 2012 con un solido background in programmazione PLC e robotica. Prima di tutto ha dovuto recuperare qualche carenza nelle conoscenze idrauliche, che non appartenevano al suo ruolo precedente, ma ha scoperto una passione per il settore delle macchine movimento terra. Oggi, da team leader, la sua missione non è cambiata molto in quasi quindici anni:
"innovare il mercato con soluzioni sempre più complesse e soddisfare tutte le esigenze che nel mercato, ogni anno, sistematicamente ci ci propone".
Il suo percorso incarna l'evoluzione interna dell'azienda: da un piccolo gruppo di due persone a un team strutturato che affronta sfide sempre nuove, dallo sviluppo di tool alla risoluzione di problemi orientati al comfort dell'operatore. Un lavoro di profonda specializzazione che parte da un settore di nicchia, ma le cui logiche si applicano a tutta l'industria.
“La strategia di sviluppo e implementazione è cambiata in questi quindici anni ma la missione è sempre la stessa, cioè quella di innovare il mercato con soluzioni sempre più complesse e soddisfare tutte le esigenze che il mercato ogni anno sistematicamente ci propone.” - Alessandro Arcolia
Il software come nuovo baricentro: esperienze dal campo
Il passaggio da un mondo hardware-centrico a uno software-defined non è uno slogan, ma una pratica quotidiana che si manifesta in progetti concreti. Il software, come sottolinea Arcolia, è diventato centrale perché "il software è più facilmente modulabile e modificabile rispetto all'hardware". Lo stesso prodotto (software e hardware) può cambiare forma della funzionalità modificando solamente il software. Questo permette di mettere in pratica più facilmente un'idea su singole funzionalità rispetto operare cambiamenti su un intero elemento hardware.
“Se il mercato richiede una nuova funzionalità, prima avevi bisogno di modificare l'hardware. Invece oggi modifichi solamente il software e quindi quest’ultimo può avere una vita più lunga rispetto all'evoluzione del mercato.” - Alessandro Arcolia
Davide Fasciani porta un esempio emblematico. Un cliente aveva la necessità di monitorare i consumi energetici. "Il dispositivo hardware c'era già e faceva altre cose", racconta. "Solo attraverso il software abbiamo implementato una soluzione in più". Utilizzando la piattaforma CtrlX AUTOMATION di Rexroth, basata su Linux, e linguaggi di programmazione di alto livello, il suo team ha sviluppato una soluzione di edge computing per acquisire, elaborare dati e generare indici di probabilità di guasto. Una funzionalità a valore aggiunto nata dal codice, non dal ferro.
Alessandro Arcolia descrive un processo simile ma su scala più ampia: la "trasposizione delle logiche di controllo" da sistemi puramente elettromeccanici a soluzioni software. Un regolatore meccanico è stato replicato elettronicamente. Se prima il cliente riceveva una trasmissione idraulica con "pochissime possibilità di modifica o customizzazione", oggi la versione elettronica apre scenari impensabili.
“Nel 2019 Rexroth ha introdotto una nuova piattaforma basata su sistema Linux Ubuntu, quindi è molto più aperta e si possono utilizzare linguaggi di programmazione di alto livello che non erano utilizzati solitamente nell'automazione tradizionale.” - Davide Fasciani
Questo approccio ha una conseguenza strategica fondamentale: l'hardware ha una vita più lunga. Se prima una nuova funzionalità richiesta dal mercato implicava una riprogettazione meccanica, "oggi modifichi solamente il software". Gli aggiornamenti, anche su macchinari complessi, avvengono in remoto, in modo non dissimile da quanto accade nel settore automotive. "Possiamo aggiornare in tutto il mondo il software nelle centraline del veicolo".
L'orchestra dell'innovazione: far dialogare competenze diverse
L'aumento della complessità tecnologica porta con sé una crescente complessità organizzativa. Non è più tempo per "supereroi" che fanno tutto da soli. Alessandro Arcolia ricorda con una punta di nostalgia quando, nel 2012, gli ingegneri seguivano l'intero ciclo di vita del prodotto: "dall'interfaccia del cliente, [...] raccolta delle specifiche, sviluppo software, validazione in campo, rilascio in serie del prodotto". Oggi, un approccio del genere non sarebbe sostenibile.
“Quando sono entrato nel 2012, eravamo tipo dei supereroi che facevamo tutto. Però negli anni la necessità di mantenere un alto livello qualitativo ha costretto alla specializzazione del mio ruolo, focalizzandolo al software.” - Alessandro Arcolia
La necessità di mantenere un alto livello qualitativo ha "sollecitato a una maggiore specializzazione". Il suo ruolo si è focalizzato nel rendere il software più flessibile e di maggiore qualità, delegando altre attività a team dedicati: ingegneri gestionali per il monitoraggio dei costi e delle normative, ingegneri meccanici specializzati nel sistema, tecnici idraulici per la validazione. Il segreto per far funzionare questa orchestra di specialisti? Mettere "al centro di tutte le persone che lavorano in un progetto, la parte tecnica del progetto in sé". L'obiettivo comune – realizzare il prodotto migliore possibile – diventa il vero collante.
Davide Fasciani conferma questa visione, sottolineando l'importanza del fattore umano e generazionale. Nel suo lavoro quotidiano si confronta con "elettricisti, meccanici, informatici", persone con background e mentalità molto diversi. La vera forza dell'innovazione, afferma, nasce proprio dal mettere insieme teste diverse. Questo richiede "predisposizione all'ascolto, molta pazienza" e la capacità di far dialogare chi ha iniziato a lavorare negli anni '80 con chi inizia oggi.
“Quando si mettono insieme diversi ambiti, diverse teste con diversi background, sicuramente l'innovazione ne beneficia. Si tira fuori una soluzione che per tutti rappresenta un passo avanti dal punto di vista, diciamo, personale.” - Davide Fasciani
"Nel nostro team ci sono persone che hanno iniziato un sacco di anni fa e persone che iniziano oggi, che hanno proprio una predisposizione al problema completamente differente". Il dialogo diventa lo strumento chiave: "la persona con più esperienza può insegnare ovviamente al giovane e viceversa". Il confronto è ciò che porta la vera innovazione, anche su clienti storici che utilizzano sia prodotti datati sia tecnologie di ultima generazione.
Nessuno innova da solo: il valore strategico dell'ecosistema
In un mondo così interconnesso, l'innovazione non può essere un processo solitario. La collaborazione interaziendale è diventata, come dice Arcolia, "fondamentale per rinnovarsi". Davide Fasciani descrive l'approccio di Bosch Rexroth attraverso la piattaforma ctrlX AUTOMATION e il suo "ctrlX WORLD", un ecosistema di "più di 100 partner" che collaborano su ambiti che vanno dall'IoT all'intelligenza artificiale, dalla robotica ai sistemi di visione.
Un esempio recente riguarda la collaborazione con un partner che produce soluzioni meccaniche per la robotica. Unendo la soluzione software di Rexroth con la loro meccanica avanzata, "abbiamo spinto la soluzione a un livello superiore". Questo ecosistema è così aperto da includere anche aziende "competitor", che possono sviluppare applicazioni da installare sui sistemi Rexroth. Per un cliente, questo significa poter integrare il know-how di diverse aziende all'interno di un unico dispositivo.
“Può fare la differenza per un cliente che decide di portare il know-how di un'altra azienda all'interno del nostro dispositivo. La finalizzazione di questa collaborazione può essere una snap sviluppata che sfrutta le competenze del partner.” - Davide Fasciani
Tuttavia, come fa notare Alessandro Arcolia, questa apertura rappresenta una sfida delicata, specialmente nel settore dell'idraulica mobile. Molti partner storici, con “affermate competenze di natura meccanica e idraulica, non possiedono le necessarie conoscenze per la gestione di progetti in cui il software ha un ruolo predominante”. Rexroth si impegna quindi a trovare una via comune, standardizzando tool e linguaggi di sviluppo per rendere la transizione più accessibile.
La collaborazione è sempre bidirezionale. I partner, spesso aziende più piccole e agili, "sviluppano parti di codice che magari noi non avremmo sviluppato perché non è il nostro business, o perché loro sono più veloci". Questa sinergia permette a una grande azienda di beneficiare della velocità tipica di una startup, esternalizzando lo sviluppo di soluzioni specifiche e concentrandosi sul proprio core business, in un modello di innovazione diffusa e pragmatica.
“La complessità dell'avvento dell'elettronica ha fatto sì che molti partner storici oggi siano in grossa difficoltà, perché le competenze storiche di natura meccanica e idraulica non sono sufficienti per poter utilizzare e parametrizzare software.” - Alessandro Arcolia
Tra elettrificazione e dati: le sfide strategiche del prossimo decennio
Guardando al futuro, le sfide che attendono il settore sono tanto complesse quanto affascinanti. Per Davide Fasciani, la prova più grande sarà "affrontare questa complessità che sta sempre più crescendo di integrazione di tecnologie diverse". L'affidabilità, pilastro del mondo dell'automazione, deve essere garantita anche quando si integrano metodologie completamente nuove. La vera svolta, secondo lui, avverrà quando l'analisi dei dati passerà da semplice supporto per l'uomo a carburante per macchine intelligenti. "Un domani ci si aspetta che saranno i dati a essere il carburante della macchina smart, [...] è la macchina che si autogestirà".
“La sfida che il mio gruppo dovrà affrontare è quella di avere una gamma software per un cliente che possa essere indipendente dai prodotti che si montano nelle macchine, per esempio con motore endotermico o elettrico.” - Alessandro Arcolia
L'obiettivo è quello di sviluppare funzionalità software che siano quanto più possibili trasversali e indipendenti dall'hardware. In altre parole, viene data al cliente la possibilità di realizzare la stessa macchina adottando componenti anche di natura diversa, mantenendo la stessa logica di controllo e le stesse interfacce al fine di minimizzare le differenze percepite dall'operatore.
Questo richiede una "grossa modularità e flessibilità" del codice, una sfida ingegneristica che nasconde un obiettivo strategico: rendere la transizione energetica il più fluida possibile per il mercato.
L'obiettivo è quello di sviluppare funzionalità software che siano quanto più possibili trasversali e indipendenti dall' hardware. In altre parole, viene data al cliente la possibilità di realizzare la stessa macchina adottando componenti anche di natura diversa, mantenendo la stessa logica di controllo e le stesse interfacce al fine di minimizzare le differenze percepite dall'operatore. - Davide Fasciani
Da questo dialogo a due voci emerge un quadro chiaro. L'industria pesante ha superato il punto di non ritorno: il suo futuro non si misura più solo in cavalli vapore o resistenza dei materiali, ma in linee di codice, ecosistemi di partner e, soprattutto, nella capacità delle persone di collaborare per governare una complessità senza precedenti. Il ferro rimane fondamentale, ma è il software a deciderne il destino.