Citazionismo e nostalgia

Difficile rispettare un cult movie come Ghostbusters e allo stesso tempo fare un remake che abbia una propria personalità. Il regista Paul Feig ci è riuscito in pieno, grazie a una sceneggiatura ben costruita, attori che hanno avuto prestazioni splendide ed effetti speciali brillanti.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Citazionismo e nostalgia

Tanto quanto è doveroso approcciarsi a un film simile cercando di non avere pregiudizi, lo è per gli autori tenere in considerazione e nel dovuto rispetto l'opera originale. Il risultato viene centrato in pieno con i cammeo degli attori che interpretarono il primo Ghostbusters, ma anche nello stile registico: Feig riesce, almeno in qualche passaggio, a rievocare Ivan Reitman.

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Strepitoso come sempre Bill Murray, altrimenti noto come BFM, che porta sullo schermo una curiosa versione dello Scettico, con quel volto e quello sguardo che come sempre buca lo schermo. Impossibile non amarlo. Riappaiono con più o meno spazio anche gli altri: Sigourney Weaver, il cui personaggio forse calca un po' troppo la mano sulla questione del femminile; a Dan Akroyd ed Ernie Hudson viene concesso solo qualche secondo, quel tanto che basta per riconoscerli e sentire un lieve prurito nostalgico. Ritroviamo in un busto anche il compianto Harold Ramis, e c'è uno spazietto per suo figlio Daniel. Torna Annie Potts, ancora dietro a un bancone, ma manca purtroppo Rick Moranis. C'è però una gradevole apparizione di Ozzie Osbourne.  

Conclusioni

Una commedia per essere convincente deve divertire, e Ghostbusters ci riesce in pieno. Tra sorrisi e risate sguaiate, questo film offre momenti spassosi di ogni genere. Quello che manca, forse, sono battute che resteranno nel tempo come è accaduto con il primo film. Ma ovviamente ce lo dirà il tempo stesso.

Un leggero tocco di Sci-Fi e un'abbondante spruzzata di Fantastico, sapientemente amalgamati per tirare fuori un mix equilibrato, che sa meravigliare lo spettatore con effetti visivi tra i migliori degli ultimi anni.

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Personaggi tridimensionali e ultracaratterizzati, come si addice a una commedia, resi convincenti da un cast in splendida forma.

Con alcuni evidenti strafalcioni, in particolare gli ovvi stereotipi applicati al personaggio di Patty e a quello di Rebecca Gourin (Sigourney Weaver), che tuttavia è relegato alle gag finali e per questo non pesa più di tanto sul film come insieme – anzi in qualche modo aiuta a comprendere meglio Holtzmann.

Una trama che riprende con rispetto quella del 1984, senza copiarla e introducendo alcune varianti che permettono a questo nuovo film di essere un'opera a sé stante del tutto solida.

La vera pecca è sicuramente la colonna sonora: la revisione della famosa canzone originale è pessima, ma per fortuna la si sente poco. Gli altri commenti musicali sono poco ispirati, tutt'al più un doveroso contorno che però non riesce ad esaltare il piatto principale.

Tutto considerato è un gran film, sicuramente meritevole di attenzione. Ci sarà chi continuerà a odiarlo per partito preso, chi sarà incapace di superare i pregiudizi e non riuscirà mai ad apprezzarlo. Alcuni, ma non tutti, saranno personaggi di cui si farebbe volentieri a meno, e tanti altri fan di vecchia data che ci vedranno un assalto alla loro infanzia, una violazione sacrilega di un'opera che nessuno, secondo loro, avrebbe dovuto toccare.

Ma gli anni ottanta sono finiti, quei bambini sono cresciuti e dovrebbero capire che il mondo non è fatto per piacere a loro. Un film, persino il primo Ghostbusters, è solo un film. Il prodotto di un'industria che crea ricchezza facendo divertire il pubblico. E questo film diverte, un sacco. Che altro serve?

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