Heroes Reborn 1: un mondo senza Avengers

Heroes Reborn : Un mondo senza Vendicatori è lo scenario in cui si muove Blade, in cerca di risposte su questa nuova realtà.

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a cura di Manuel Enrico

Cosa farebbe il mondo senza i Vendicatori? Gli eroi più potenti della Terra si sono guadagnati questo riconoscimento salvando più volte il pianeta da incredibili minacce, che fossero di origine terrestre o aliena. Lo hanno dimostrato in run storiche come Vendicatori Divisi, Secret Invasion o Avengers vs X-Men, un ruolo che il team metaumano guidato da Capitan America ha sempre svolto con dedizione, garantendo all’uomo comune la sicurezza che gli Avengers lo avrebbero protetto (o vendicato, direbbe l’Iron Man del Marvel Cinematic Universe). Una sicurezza che Jason Aaron ha deciso di scalfire con il nuovo evento Marvel, Heroes Reborn, che palesa le sue intenzioni nella sua frase di presentanzione: Cos’è successo agli eroi più potenti della Terra?

Come facilmente intuibile, dietro il quesito si nasconde il cuore di questa avventura, che ci terrà compagnia con cinque albi a cadenza quindicennale e due corposi volumi da fumetteria. Aaron, da buon conoscitore del Marvel Universe fumettistico, sa bene come la presenza dei Vendicatori sia parte integrante dell’ecosistema eroistico della Casa delle Idee, un punto di riferimento per la comunità metaumana che nel corso degli anni ha assunto sempre più importanza. Dalla loro prima apparizione nel 1963, infatti, i Vendicatori sono divenuti più di una semplice squadra, hanno accolto nelle loro fila eroi provenienti da altre formazioni (come gli X-Men Wolverine e Bestia) o aprendo le porte della loro magione a ex-criminali redenti, come Hawkeye o i gemelli Maximoff. Facile comprendere, quindi, come toccare questa formazione eroica porti inevitabilmente a scardinare gli equilibri del Marvel Universe.

Heroes Reborn: un mondo senza Vendicatori

Sensazione che ricade sulle spalle di Blade, il cacciatore di vampire della Casa delle Idee, che nelle prime tavole di Heroes Reborn 1 si ritrova in una realtà in cui la comunità supereroica marveliana a cui appartiene sembra essere completamente stravolta. La sua recente militanza nei Vendicatori lo ha portato a conoscere alcuni dei membri della formazione, stringendo anche delle amicizie, cosa che rende particolarmente difficile il suo processo di assimilazione di un mondo senza Avengers.

Roberto Reyes non è mai diventato il Ghost Rider, Thor non è apparentemente stato degno di brandire il Mjolnir, Carol Danvers è una semplice pilota insubordinata e Tony Stark è un miliardario del settore degli armamenti. Tre esempi di come quelli che erano parte integrante degli Eroi più potenti della Terra non sia altro che persone comuni, lasciando un vuoto all’interno della comunità supereroica. Seggio vacante che viene raccolto dallo Squadrone Supremo, formazione di eroi che in questa realtà sembra essere lo scudo dietro cui si difende la Terra.

Tocca a Blade comprendere cosa sia accaduto, capendo dove si sia formata questa realtà così differente, la cui origine si nasconde dietro un evento preciso: Cap non è mai stato ritrovato. Senza di lui, quindi, non si sono mai formati i Vendicatori, dando vita a una società in cui anche i villain sono differenti, come nel caso di Teschio Rosso, che fondendosi con il simbionte Venom è divenuto Teschio Nero. È, però, il ruolo dello Squadrone Supremo a interessare Blade, soprattutto dopo che si rende conto che almeno un membro della formazione, Nighthawk, è conscio che qualcosa non sia esattamente come dovrebbe esseere.

Il primo numero di Heroes Reborn è, come immaginabile, un albo introduttivo a questo nuovo arco narrativo. Questa sensazione di novità, però, spaventa un pochino i Veri Credenti più attempati, che ben ricordano come Heroes Reborn sia stata una delle operazioni più criticate di Marvel negli anni ’90, quando in seguito agli eventi di Onslaught si decise di rinverdire il mondo marveliano tramite una sorta di reboot degli eroi più amati, che vennero inseriti in una realtà totalmente differente, consentendo a diversi autori di riscriverne persino le origini. La Rinascita degli Eroi, come venne tradotta in italiano la saga, non ebbe il successo sperato, nonostante fosse stata affidata a personalità come Rob Liefeld e Jim Lee, tanto che con Heroes Reborn: The Return si ritornò allo status quo ante, riportando gli eroi nella loro realtà canonica.

Dimostra dunque coraggio la scelta di riutilizzare il nome di una delle operazioni più controverse di casa Marvel, a distanza di 25 anni. Pur avendo lo stesso nome, Heroes Reborn si discosta dal suo predecessore sul piano narrativo, non mostrando i Vendicatori in azione in contesti diversi, ma raccontando un mondo in cui questi eroi sono rimasti gli uomini e le donne normali da cui sono scaturite le loro identità supereroiche. Un cambio di paradigma che avvicina questa saga maggiormente a House of M, arco narrativo di Bendis in cui Wolverine era l’unico essere vivente a rendersi conto che il nuovo mondo in cui i mutanti dominano sull’homo sapiens sia sbagliato. Per Heroes Reborn, questo ruolo tocca a Blade, una scelta interessante considerato come il Diurno sia un eroe sui generis, vincolato da sue peculiarità e da un codice di condotta spesso poco consono agli standard degli Avengers.

Verrebbe da sollevare solo un appunto su quella che, al momento, viene identificata come l’origine di questo mondo senza Vendicatori. La formazione eroistica marveliana, infatti, nacque per fermare Loki durante un suo machiavellico piano che prevedeva di utilizzare Hulk come un’arma (trama poi recuperata per il primo Avengers cinematografico). L’entrata in scena di Capitan America avvenne in un secondo momento, quando venne ritrovato il suo corpo tra i ghiacci e Tony Stark, nei panni di Iron Man, decise di delegare alla Sentinella della Libertà il ruolo di leader dei Vendicatori. Aaron sembra voler indicare nel mancato ritrovamento di Cap l’assenza dei Vendicatori in questo mondo, ma potrebbe essere un dettaglio poco congruo all’interno della continuity marveliana.

Aaron punta dunque a stupire i lettori, mostrando loro un punto di vista inusuale ma non per questo meno interessante. L’essere un pariah della comunità supereroica consente a Blade di avere una visione meno edulcorata del ruolo dei Vendicatori, ne percepisce tanto la necessità quanto le piccole pecche, rendendolo l’uomo ideale per comprendere cosa sia accaduto agli Eroi più potenti della Terra. Aaron coglie al meglio questo dettaglio emotivo, lo inserisce con precisione nelle didascalie, da cui emergono le sensazioni di Blade, come in occasione del confronto con un tutt’altro che eroico Thor.

Heroes Reborn: cosa possiamo aspettarci?

Ci sono dei piccoli indizi già all’interno di questo primo albo che ci consentono di comprendere come ci siano diversi attori coinvolti in questa atipicità. Su tutti il Presidente Coulson, che dopo una campagna elettorale combattuta con lo slogan ‘Let the Rebirth Continue’ (riferimento al Progetto Rinascita che ha portato alla nascita di Cap?) ora è il comandante in capo dello Squadrone Supremo, ruolo che lo porta a concedersi una battuta piuttosto ambigua durante uno scontro tra i suoi eroi nazionali e il Dottor Destino:

“Il nostro squadrone è davvero notevole, non trovate? Se qualcuno merita di avere un universo che gli gira intorno..”

Pensiero espresso accompagnandolo a una smorfia tutt’altro che rassicurante, ritratta perfettamente da Ed McGuinness (matite) e Mark Morales (chine). Heroes Reborn #1 si affida ai due artisti per veicolare la sua inquietante realtà, tramite un’alternanza convincente di scene di lotta, ritratte con la giusta grinta, e attimi riflessivi, concentrati principalmente su Blade.

Il primo numero di Heroes Reborn paga una certa familiarità con impianti narrativi già visti in casa Marvel, House of M in primis. Una sensazione di deja vù che al momento spinge a una prudente cautela nel giudicare l’operato di Aaron. Il ritmo narrativo e le idee mostrate sono intriganti, la presenza di questa formazione innegabilmente ispirata alla Justice League della Distinta Concorrenza è un ironico ribaltamento dei fronti, considerato come gli Avengers nacquero anche come risposta al successo della JLA di DC Comics. Questo primo numero, dunque, è un punto di partenza promettente ma non del tutto convincente, sufficiente però a spingerci a proseguire la lettura di questa nuova saga Marvel.