Hunters Stagione 2, recensione: l'ultima caccia al nazi per Prime Video

Con Hunters Stagione 2 si chiude la caccia ai nazisti fra presente e passato di Al Pacino e Logan Lerman per Prime Video.

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a cura di Manuel Enrico

Non è facile avvicinarsi alla nuova stagione di una serie sapendo che sarà il capitolo finale di una storia che si è apprezzato. L’annuncio che il ritorno dei cacciatori di nazisti guidati da un battagliero Al Pacino con la seconda stagione di Hunters sarebbe stato l’ultimo scontro tra questi vendicatori e i nazi scampati alla giustizia alla fine della Seconda Guerra Mondiale è stato sorprendente, ma ci ha lasciati con la speranza che questa consapevolezza potesse guidare il creatore David Weil verso una stagione conclusiva che riuscisse a portare a compimento questo racconto dai toni violenti ed emotivamente straziante. È con questa speranza che ci siamo goduti l’anteprima della Hunters Stagione 2, che arriverà su Prime Video il prossimo 13 gennaio.

La prima stagione di Hunters ci aveva lasciati con un doppio colpo di scena finale che lasciava presagire come per il gruppo di predatori guidata da Saul Meyer (Al Pacino) stessero per arrivare tempi interessanti, anche se va ammesso che la scelta di voler spingere forse troppo sulla creazione di una sorta di complotto del Reich è sembrata una decisione poco felice. Per quanto focalizzato sulla ricerca dei fuggiaschi nazisti, il primo capitolo di Hunters aveva mostrato di saper giocare in modo intelligente sulla grammatica narrativa tipica di alcuni filoni cinematografici dell'exploitation degli anni ’70, periodo in cui è ambientata la serie e che, come ben evidenziato anche in diversi dialoghi della serie, vengono ben ritratti nelle loro peculiarità, come l’elemento razzista serpeggiante, che interessava non solo gli afroamericani (sono gli anni caldi della lotta per i diritti civili) ma anche altre etnie. Una condizione socialmente difficile, in cui erano filtrati pensieri pericolosamente vicini alle idee razziste del Reich sconfitto pochi anni prima,  che consente a questi vendicatori di muoversi indisturbati, lasciando che le loro azioni vengano confuse come segni di una violenza sociale quotidiana per il periodo.

Hunters Stagione 2 chiude la caccia ai nazisti di Prime Video

Se da un punto narrativo ambientare Hunter negli anni ’70 è quasi una scelta obbligata, onde evitare di avere cacciatori di nazisti centenari, è stato interessante vedere come questa idea si sia sposata, sul piano dell’ambientazione, in un ritratto interessante dell’America del periodo. Il lavoro in fase di cura dei dettagli per realizzare un fedele spaccato degli States degli anni ’70 è stato ottimo, non solo sul piano della messa in scena, ma anche nel ritrarre, come detto, le piccole ipocrisie della ‘Terra delle Occasioni’, che sembra esser divenuta un rifugio sicuro anche per i vecchi nemici.

Se nella realtà storica il famoso Progetto Paperclip aveva portato diverse personalità naziste in America per via delle loro conoscenze di interesse nazionale (senza Von Braun non avremmo avuto il Saturn), quanto rivela Saul Meyer al giovane ebreo Jonah (Logan Lerman) è ancora più terribile: ci sono fuggiaschi nazisti comodamente insediati su suolo americano. Una verità che Jonah scopre che un uomo si introduce in casa sua uccidendo la nonna, scampata ai campi di concentramento nazisti, una morte che genera in lui un desiderio di vendetta che lo conduce a indagare su questo delitto, finendo nei guai con la giustizia. A salvarlo è proprio Meyer, amico della nonna defunta, che cerca di dissuadere Jonah dall’intraprendere una missione di vendetta, ma vendendo la decisione del ragazzo Meyer non ha altra scelta che rivelare al giovane la verità: la nonna era una cacciatrice di nazisti.

Una rivelazione che sconvolge inizialmente Jonah, ma lo porta poi a prendere il posto della donna scomparsa, unendosi alla banda di Meyer. Operando fuori dalla legge e con una serie di escamotage che sembrano usciti da serie cult del periodo, come Mission Impossibile, questa banda di angeli vendicatori scopre come i loro bersagli non siano semplici bersagli, bensì membri di una rete segreta che mira a costruire in suolo americano il Quarto Reicht. Obiettivo che deve essere assolutamente impedito, specie dopo che un’incredibile rivelazione si abbatte sul gruppo: contrariamente a quanto racconta la Storia, Adolf Hitler è vivo e sta pianificando il suo machiavellico piano di conquista dell’America.

La seconda stagione di Hunters prende il via da questo scoppiettante colpo di scena, spostando l’attenzione dello spettatore tra due diversi periodo nel tempo, la prima metà degli anni ’70 e il lustro successivo. Separazione che consente di gestire al meglio anche la storyline legata al vero passato di Meyer, scoperto nelle fasi finali della precedente stagione, e al contempo di far proseguire questa pericolosa caccia all’uomo. Una missione che Jonah vive come una crociata, vivendo una doppia vita che lo rende lontano dal giovane ingenuo conosciuto all’inizio di Hunters.

Chi è pietoso contro i crudeli finisce con l’esser crudele contro i pietosi recita il Talmud, una massima che sembra esser stata ispiratrice per David Weil nel creare Hunters, serie che vede proprio nel concetto di pietà e vendetta il proprio fulcro emotivo. La necessità di vendicare la morte della nonna è stata la molla che ha spinto Jonah a intraprendere questa missione, ma la sua anima inizialmente restia a questa violenza lentamente sembra assuefarsi a questa ricerca spasmodica che ha come fine ultimo l’eliminazione del mostro nazista per eccellenza. Un compito che lo spinge a ricomporre la squadra scioltasi alla fine della prima stagione, convincendo i suoi vecchi compagni che rinunciare alle loro nuove vite è necessario per salvare il mondo da un male inarrestabile.

Premesse interessanti non sempre mantenute

Nonostante il focus principale della Hunters Stagione 2 sia questa missione finale dei cacciatori di nazi, la parte più intrigante è il racconto in flashback della nascita di questa squadra, che vede il Saul Meyer di Al Pacino come protagonista assoluto. Una complessa memoria di come quest’uomo con un tremendo segreto abbia creato un’operazione clandestina impeccabile, muovendosi all’interno di una comunità, quella ebraica della Grande Mela, in cerca di contatti e rapporti che lo possano aiutare. In questo aspetto, Hunters cerca di utilizzare i tratti tipici della cultura ebraica, dall’uso di termini yiddish alle tradizioni tipiche, con un giusto garbo, evitando di scivolare in una rappresentazione macchiettistica ma preservandone l’identità. Una valorizzazione che viene utilizzata come ulteriore strumento per cesellare la personalità dei personaggi (come accaduto per La fantastica signora Maisel), inserendo al meglio questa componente all’interno di una trama che sfiora spesso le action spy story contemporanee, per ritmo narrativo e per vivacità delle scene.

Pur rimanendo viziato da una alcune scelte narrative forse eccessive, che rischiano di compromettere la solidità complessiva della serie, Hunters Stagione 2 ha il merito di portare a compimento queste peculiare avventura, con una messa in scena avvincente che, soprattutto grazie a dialoghi ben congeniati, consente di potere apprezzare il lato umano di questi personaggi , così lontani dalla realtà eppure così vicini a una storia di sofferenza terribilmente reale.