Jupiter's Legacy recensione: arrivano i supereroi di Netflix

Anche Netflix ha i suoi supereroi. Debutta Jupiter's Legacy, la serie TV ispirata all'omonima serie a fumetti scritta di Mark Millar e Frank Quitely.

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a cura di Domenico Bottalico

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Jupiter's Legacy segna il debutto di Netflix in quella che è una delle arene più competitive (e mortali) degli ultimi anni almeno per quanto riguarda la cultura dell'intrattenimento: le produzioni di genere supereroistico. Ricordiamo che la serie TV è basata sull'omonima serie a fumetti scritta da Mark Millar e disegnata da Frank Quitely pubblicata in Italia da Panini Comics. Come sarà stato questo debutto che pone la piattaforma in diretta concorrenza con Amazon Prime Video e Disney+ ancora prima che con le produzioni cinematografiche? Netflix avrà optato per un approccio diretto e classico oppure per uno più irriverente e grottesco stile The Boys?

Jupiter's Legacy, superfamiglie con superproblemi

Utopian e Lady Liberty sono due dei supereroi più forti ed esperti al mondo. Ma la loro eredità rischia di andare persa perché i loro due figli, Brandon e Chloe, non sembrano in grado di raccoglierla degnamente. Il primo è impulsivo ma insicuro, la seconda ha rinunciato a qualsiasi attività in costume preferendo la fama e il successo come modella. Quando l'esito di una battaglia sembra volgere al peggio, Brandon (nome in codice Paragon) compie un gesto che infrange il Code (il Codice) stabilito dal padre molti anni prima. Ma chi sono Utopian, Lady Liberty e gli altri eroi della Union of Justice?

Inizia così una serie di lunghe sequenze in analessi che ci riportano agli Stati Uniti del 1929, alla vigilia della Grande Depressione. Un evento che coinvolgerà Sheldon Sampson e suo fratello Walter nonché l'azienda di famiglia, le Acciaierie Sampson. Con il crollo della Borsa anche l'azienda infatti precipiterà nel baratro con il capo famiglia che si autopunirà per l'accaduto. La scoperta che il padre non era il benefattore che aveva sempre creduto getta Sheldon in una profonda crisi e, proprio in questo stato di semi-incoscienza, una visione lo porterà a intraprendere un peregrinaggio dapprima nel cuore dell'America e poi fino in Marocco alla ricerca di una misteriosa isola insieme ad un gruppo scelto di amici e conoscenti.

Nel presente intanto il mistero dietro l'attacco che ha lacerato la Union of Justice si infittisce e sembra puntare sul più grande villain di tutti i tempi: Skyfox. Ma chi è davvero costui e qual è la sua relazione con la Union?

In tutto questo Chloe entra in una spirale autodistruttiva fatta di droghe e alcool da cui viene salvata dal misterioso Hutch. Chi è questo giovane supercriminale armato solo di una Staffa che gli permette di teletrasportarsi? Qual è il suo reale piano? Intanto, turbato dalle azioni del figlio, Sheldon/Utopian inizia a riflettere sulla bontà del Codice (che lui stesso ha imposto agli eroi) e su quello che da sempre suo fratello Walter (nome in codice: Brainwave) ha sostenuto: gli eroi avrebbero dovuto avere un ruolo più influente nelle scelte sociali e politiche del paese.

Sheldon/Utopian deve anche affrontare la moglie Grace/Lady Liberty che ha tastato con mano, in battaglia, come la nuova generazione di eroi sia disillusa e quella di villain sia pronta a tutto. Che dietro l'attacco ci sia un elaborato piano per far implodere la Union of Justice e le sue convinzioni?

"We don't kill, we don't lead. We inspire"

Jupiter's Legacy è una rivisitazione abbastanza ortodossa del genere e di alcuni dei suoi topoi più classici e tradizionali che trovano in una struttura narrativa, meno lineare di quello che inizialmente sembra trasparire dai primi episodi, una propria ragion d'essere.

È indubbio che il volano attorno a cui ruotano le vicende dei personaggi sia il conflitto. La serie sviluppa lungo i suoi 8 episodi di questa Stagione 1, e su due linee temporali che corrono parallele ovvero il presente (con un occhio al futuro) e il passato (con la sua inevitabile seppur incompleta origin story), un gioco di rimandi in riflessioni personali ed etico-morali che si intrecciano a riflessioni socio-politiche.

Il primo livello di lettura è lapalissiano: si scontra una vecchia generazione di eroi, portatrice di una serie di valori che definiremmo tradizionali, contro una nuova generazione di eroi che rigetta questi valori (e in casi estremi l'idea stessa di supereroismo) ritenendoli inadatti alla contemporaneità. È un conflitto semplice, seppur forse sorpassato, quello dell'inadeguatezza dell'uomo moderno di fronte alla complessità del reale.

Su questa base si innestano una serie di digressioni più o meno efficaci. Il conflitto dello Sheldon Sampson/Utopian di oggi e di suo figlio Brandon/Paragon che, come nella miglior tradizione decostruzionista del genere, si interrogano sul ruolo dell'eroe, dell'eroismo in generale arrivando a elevare la loro riflessione fino all'idea stessa di bene nel senso più puro del termine.

Ma anche la parabola della dissoluzione delle certezze che può portare a un nichilismo distruttivo o a un relativismo assoluto. In questo senso è da leggere la lunga sequenza in analessi con le origini della Union of Justice sullo sfondo della Grande Depressione del 1929 e l'autolesionismo di Chloe (la figlia di Sheldon e Grace) che trova nella relazione con il giovane Hutch la sua ancora di salvezza fornendo un punto di vista altro nel conflitto fra eroi e villains, fra Bene e Male, fra etica e moralità imposte contro quelle fluide e più "grigie".

Un impianto ideologico forte, rigoroso, interessante e tanto post-moderno da non risultare né stucchevole né parodistico come nella miglior tradizione dello showrunner (qui anche sceneggiatore e regista) Steven S. Knight. Il problema sorge quando le buone intuizioni devono essere inserite organicamente in una narrazione che, per la stessa natura del genere di riferimento, deve ridursi necessariamente al conflitto (ancora una volta ritorna questo tema) con una antagonista tangibile e reale.

https://youtu.be/T6MYXBdUz38

Radici pulp e tanto "mestiere"

Il gioco dei conflitti trova, concretamente, terreno fertile in una sceneggiatura semplice che gioca molto bene su vari filoni narrativi ben intrecciati grazie ad un montaggio davvero certosino in cui gli avvenimenti del presente e del passato si avvicinano materialmente con sequenze sempre più serrate nel corso degli episodi. Con grande mestiere si alternano momenti più spiccatamente drama e di interazione dei personaggi con sequenze d'azione più o meno spinte in cui non c'è timore nel mostrare sangue e colpi proibiti.

Nel presente i dubbi di Sheldon Sampson e il rapporto conflittuale con i suoi figli viene spezzato dal mistero dietro l'attacco di Blackstar, mistero che man mano si complica fino a dissolversi in un gioco di specchi che rivela quello che è il vero antagonista della serie (ma accresce di contro il mistero su Hutch e su Skyfox) nella tipica sceneggiatura "a orologeria" già perfezionata nelle interazioni cinematografiche targate Marvel.

Nel passato la Grande Depressione del 1929 (citata poco sopra) offre forse gli spunti più stimolanti con un retrogusto avventuroso e pulp dalla microstruttura interna che mescola sequenze lisergiche e oniriche, una discreta messa in scena in costume e la tipica fase di "reclutamento" della squadra sempre appagante dal punto di vista narrativo. Fra queste due macrostrutture narrative si innestano immancabili i riferimenti all'iconografia supereroistica (evidente quella a Superman, più sottile quella della Casa delle Idee).

La realizzazione tecnica è sopra la media, pur mostrando qualche indecisione in alcuni passaggi meno riusciti. Apprezzabilissima la scelta di unire effetti pratici e VFX in un amalgama dall'impatto immediato (che non sfigurerebbe al cinema) ma in cui è impossibile non notare, qualora siate amanti della cinematografia di movimento, come nella maggior parte delle sequenze il lavoro "pesante" venga svolto dall'effettistica e dai movimenti di macchina studiati al millimetro (vedasi Lady Liberty in azione), mentre quelle realmente coreografate siano un paio.

Il cast: questione di esperienza?

Il cast di Jupiter's Legacy offre una prova più che convincente. Sugli scudi soprattutto quella di Josh Duhamel che si "sdoppia" benissimo tanto nell'arrembante ma tormentato Sheldon Sampson del 1929, quanto nell'apparentemente incorruttibile Utopian del presente. Una prova fisica ma non imponente, fatta più di gesti e sguardi "sofferti" e vissuti che di muscolarità fine a sé stessa e quindi più riconducibile al drama che all'action tout-court. 

Bellissima e puntuale Leslie Bibbs nel ruolo di Grace Sampson/Lady Liberty. La sua interpretazione riesce a fondere molto bene l'archetipo dell'eroina con quello della matriarca, peccato che ci sia poco spazio per il suo background "civile" in questa stagione. Ben Daniels (Walter) e Matt Lanter (George) che si scambiano i ruoli di spalle e antagonisti, sia nel presente che nel passato, con un leggero "vantaggio" del primo che offre una prova di puro carattere soprattutto nell'ultimo episodio.

Per quanto riguarda gli eroi di seconda generazione invece le prove risultano un po' meno convincenti. Andrew Horton (Brandon Sampson/Paragon) è troppo imballato nel ruolo dell'erede incompreso e insicuro, Elena Kampouris (Chloe Sampson) in quello della figlia ribelle e anticonformista. A uscirne meglio, anche in relazione al numero di minuti sullo schermo, è Ian Quinlan ovvero Hutch. Il suo personaggio è ancora tutto da scoprire eppure l'attore riesce a caratterizzarlo a dovere con i pochi minuti effettivamente a disposizione sullo schermo.

...e il fumetto?

Jupiter's Legacy, la serie TV, è una netta rielaborazione del materiale originale così come pubblicato da Mark Millar e Frank Quitely.

Il canovaccio degli eventi, i personaggi principali e le fonti d'ispirazione sono sostanzialmente le stesse sia ben inteso ma il nucleo tematico tutto socio-politico, così come gli avvenimenti, vengono piegati e declinati in favore di un più accessibile (per il pubblico casual) conflitto generazionale. Insomma il decostruzionismo e la riflessione sull'americanismo, vera peculiarità della serie a fumetti (recuperate il primo volume di Jupiter's Legacy su Amazon.), cedono il passo a una introspezione psicologica e a una drammatizzazione spiccatamente televisiva.

Jupiter's Legacy è un buon prodotto, ma un po' acerbo e sbrigativo in alcuni frangenti. Alcuni spunti, soprattutto quelli socio-politici, magari avrebbero meritato maggior attenzione e approfondimento a discapito di qualche sequenza e passaggio studiati più per fare presa sullo spettatore casual che dare reale spessore a trama, avvenimenti e personaggi. Un buon inizio, privo di reali sbavature tecniche ma sicuramente meno rivoluzionario o entusiasmante di quello che ci si potesse aspettare. Un titolo che farà la gioia degli spettatori in cerca di emozioni forti, ma meno orientate all'azione e più al drama (inteso alla maniera de Il Trono di Spade) e degli irriducibili onnivori del genere supereroistico.